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LA STAMPA

L’Italia del vino. Piccole aziende e grandi utili ... Indagine di Mediobanca sul settore. Dimensioni minime, ma tanto export nel confronto con le multinazionali... Nel mondo del vino il sistema-Italia corre come una fuoriserie su un’autostrada affollata da Tir. Nel 2006 le nostre cantine hanno dato una forte accelerata alle vendite, soprattutto grazie all’export, facendo registrare la crescita dei profitti più elevata degli ultimi cinque anni. A queste performance corrispondono, però, dimensioni aziendali minime se confrontate con i colossi stranieri che operano a livello globale. E questo nonostante l’Italia si batta con la Francia per il primato mondiale di produzione. Inoltre gli imprenditori nazionali del settore dimostrano scarsa propensione nel bussare alle porte della Borsa, preferendo tenersi lontano dai mercati finanziari.
La fotografia del settore, scattata da Mediobanca sulla base dei dati dell’anno scorso (considerando 85 imprese vinicole con un fatturato sopra i 25 milioni di euro ovvero un campione pari al 36% della produzione totale di 9,7 miliardi) mette in luce notevoli incrementi di fatturato (+5,1%), redditività operativa in crescita (+26%), strutture finanziarie solide (rapporto fra capitale netto e debiti al 91%), ricerca di nuove aree di produzione, politiche di marketing più efficaci (la spesa in pubblicità è aumentata del 12%) e più deciso orientamento all’export (salito del 7%). Un panorama positivo in culle imprese italiane sono riuscite a sfruttare egregiamente il sempre maggior favore, internazionale incassato - vino a scapito di altre bevande alcoliche, soprattutto la birra, nei paesi anglosassoni o in quelli emergenti, come la Cina. Ma hanno anche potuto contare su una ripresa dei consumi interni, che nel 2005 avevano avuto una flessione i dell’1,6%. Resta il fatto delle dimensioni, che, mutuando lo slogan di un film holliwoodiano, sui mercati internazionali “contano”.
Un aspetto ben chiaro a Paolo Bruni, presidente di Fedagri, la grande organizzazione cooperativa a cui aderiscono Caviro e Cavit, che, rispettivamente con 282 e 173 milioni di fatturato occupano il primo e il terzo posto nella classifica delle aziende nazionali: “Il nostro modello vincente è quello dell’aggregazione- commenta Bruni - per reggere sulla distanza sono necessari investimenti sempre più importanti in strutture, marketing, innovazione. Bisogna crescere di continuo”. Una strada lunga, se si considera che, oltre alle due già citate, nella “top five” delle cantine ita1iane per fatturato, la Giv è seconda, con 266 milioni di euro, la Ferdinando Giordano quarta, con 136 milioni, e la Antinori quinta con 128. Poco più che spiccioli se confrontati ai 3,9 miliardi di euro realizzati dalla Constellations Brands, multinazionale Usa in testa alla classifica mondiale, e ai 2,4 miliardi dell’australiana Foster’s, al posto d’onore in graduatoria.
Certo è che il vino italiano piace, come dimostrano i dati complessivi dell’export nazionale elaborati da Assoenologi: nel 2006 la crescita è stata del 6,5% in valore (pari a 3,1 miliardi di euro, record mai raggiunto), mentre in quantità, abbiamo esportato quasi 16,5 milioni di ettolitri di vino pari al 35% della produzione. E le aspettative dei produttori per l’anno in corso, rilevate da un sondaggio WineNews/ Vinitaly, sono nel segno di un competitivo ottimismo che vede in prima linea le etichette nella fascia di prezzo tra i 5 e i 15 euro franco cantina. “Sentiment” confermato dall’indagine Mediobanca, che fa notare come le imprese abbiano saputo difendersi e migliorare le proprie posizioni aumentando le etichette prodotte (+31% negli anni fra il 1996 e il 2007) e i vini “importanti” sopra i 25 euro (+10%), ma anche diversificando la produzione in varie regioni. Un ultimo aspetto: vino in Italia continua a voler dire tradizione, tant’è vero che delle 85 imprese considerate, 60 sono proprietà di famiglia (e sono quelle che registrano i rendimenti più elevati), 4 a controllo estero e 20 cooperative, ma anche per queste ultime il controllo di casa vale indirettamente, visto che sotto questa forma giuridica si raccolgono oltre 20.000 aziende, per la maggioranza a carattere essenzialmente famigliare.

Top five in cantina
Le prime 5 società vinicole italiane per fatturato nel 2005 (dati in milioni di euro)
Caviro (Faenza, Ra) - 282
Giv (Calmasino, Vr) - 268
Cavit (Ravina, Tn) - 173
FG (Diano d’Alba, CN) - 136
P. Antinori - (Firenze) - 128

Mondo
Constellation Brands (USA) - 3000,9
Foster’s Group (Australia) - 2000,4
Distel Group (Sud Africa) - 580,5
Vincor International (Canada) - 398,3
Vranken Pommery (Francia) - 261,3

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