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LA STAMPA

I migliori vini del mondo ... Un cileno batte francesi e portoghesi. E’ un Barolo il primo degli italiani... I nomi arrivano col contagocce, ma la primizia più ghiotta è già di dominio pubblico. “Wine Spectator”, la rivista americana considerata universalmente la “Bibbia” del vino, ha pubblicato, come anticipo, la crema della sua attesissima classifica annuale sulle cento etichette delle migliori annate in commercio nel 2008.

La “top ten” è quindi già ufficialmente insediata al posto più alto nell’Olimpo dei vini e l’unico italiano in questa pattuglia di testa porta la firma storica di Pio Cesare.

“Barolo 2004”, recita il libro d’oro di Wine Spectator, un vino classico con tutto il fascino della tradizione, che si è piazzato al sesto posto nel mondo con un punteggio di 94 centesimi, a soli due punti dal primo in assoluto: il cileno Clos Apalta Colchagua Valley 2005 dell’azienda Casa Lapostolle, nominato “wine of the year” per il 2008. Il vino vincitore, messo sul mercato per la prima volta nel 1997, è un blend a base di Carmènere, Cabernet Sauvignon, Merlot, Petit Verdot, prodotto in una delle zone più vocate del Cile e commercializzato in circa 72.000 bottiglie. A seguire francesi e un portoghese (Château Rauzan-Ségla, Margaux 2005; Quinta do Crasto, Douro Reserva Old Vines 2005; Château Guiraud, Sauternes 2005; Domaine du Vieux Télégraphe, Châteauneuf-du-Pape La Crau 2005) per arrivare al “Pio Cesare, Barolo 2004”, che si lascia alle spalle nomi prestigiosi come Château Pontet-Canet, Pauillac 2005; Château de Beaucastel, Châteauneuf-du-Pape 2005; Mollydooker, Shiraz McLaren Vale Carnival of Love 2007; Seghesio, Zinfandel Sonoma County 2007.

Ad Alba, nella storica sede della “Pio Cesare”, la notizia è stata accolta con un aplomb tutto piemontese: “E’la seconda volta che siamo tra i primi dieci, l’altra era stata nel 2001, ma questo ritorno è un altissima conferma di gradimento per i nostri vini - dice Cesare Benedetto, 34 anni, quinta generazione della famiglia -. E’ importante che sia stato scelto il Barolo “classico”, quello che meglio ci rappresenta da 127 anni. Un vino prodotto in 90.000 bottiglie, una quantità che ne garantisce la buona reperibilità sul mercato”.

“Si può essere d’accordo o no, ma le classifiche a questo livello contano - spiega Alessandro Regoli, esperto del settore e direttore del sito specializzato “Winenews” - la “Top 100” di Wine Spectator ha debuttato nel 1988 e in questi vent’anni è diventata una “hit parade” davvero in grado di orientare il mercato globale del vino. Gli esperti della rivista americana, tra cui James Suckling che cura gli assaggi dei vini italiani ed europei, hanno degustato, per la classifica 2008, ben 19.500 vini provenienti da tutto il mondo. La selezione è avvenuta secondo quattro criteri: la qualità, rappresentata dal punteggio assegnato con un minimo di 93 punti, il prezzo, la disponibilità in commercio della produzione, più un “fattore x” che i giornalisti di Wine Spectator definiscono “excitement”, emozione”.

Il vino pregiato come l’oro, bene rifugio in caso di crisi dei mercati finanziari e in grado di assicurare risultati superiori anche al mattone, vittima della bolla immobiliare. A certificarlo è la “Ricerche & Studi” di Mediobanca alla presentazione dello sbarco del vino Masseto della Tenuta Ornellaia alla Place de Bordeaux, la Borsa dei vini francesi. Come spiega l’indagine l’indice “Liv ex”, che comprende i primi 100 vini da investimento al mondo, è salito tra il 2001 e il 2008 con un tasso medio annuo del 12,9%, appena ad un soffio dall’oro, cresciuto del 13%, e quasi tre volte più dell’indice degli immobili Usa (+4,8%). Anche le società quotate impegnate nel settore vino nel mondo e che compongono l’indice Mediobanca del settore sono salite del 60% a fronte di un risultato delle Borse mondiali in calo, nello stesso periodo, del 17%. Secondo gli analisti di Piazzetta Cuccia se i vini di livelli inferiori perdono terreno, si fanno strada sempre più quelli di fascia alta.

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