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LA STAMPA

United people of Montalcino ... Tutti assieme appassionatamente. Potrebbe essere questo lo slogan di Montalcino, il comune in provincia di Siena (da cui dista poco più di 35 chilometri) rinomato nel mondo per il suo vino, il pregiatissimo DOCG Brunello, che ha preso anche il nome dal paese di Montalcino.

Perché tutti assieme appassionatamente? Perché la capitale di uno dei vini più famosi del made in Italy è anche una città-modello di accoglienza e integrazione razziale. Qui vivono e lavorano persone giunte da 47 Paesi diversi: albanesi, inglesi, americani, giapponesi, passando per romeni, filippini, tedeschi. “Un piccolo melting-pot - fa osservare Alessandro Regoli, direttore del magazine on line Winenews - che in questa comunità di poco più di 5 mila abitanti sembra funzionare in modo perfetto: mai un problema di ordine pubblico, mai un episodio di criminalità né una tensione”. Com’è possibile una condizione così pacifica? Spiega ancora Regoli: “Qui vige la cultura della legalità. Gli immigrati sono tutti regolari e tutelati da veri contratti di lavoro. I musulmani vivono gomito a gomito con gli ortodossi, i cattolici con i protestanti. Le vie del paese sono una Babele di lingue diverse, ma tutti si capiscono. Nelle scuole, poi, studiano insieme scolari di molteplici etnie. Questa situazione, stranamente felice, è stata osservata con sorpresa dai molti giornalisti e operatori economici di tutto il mondo, che sono giunti a Montalcino il 20 e 21 febbraio per la manifestazione “Benvenuto Brunello”, evento di presentazione della nuova annata, che dovrebbe essere particolarmente favorevole per quello che può essere sicuramente definito uno tra i migliori vini del mondo.

Nel distretto di Brunello, che vanta mediamente un giro d’affari annuo di 130 milioni di euro, i posti di lavoro non mancano. A partire dall’attività nelle vigne, ma non solo. Alle aziende vinicole, infatti, servono enologi, manager, segretarie, responsabili commerciali, tutti con una buona padronanza delle lingue e una spiccata propensione ai contatti con l’estero, considerando che il 60 per cento del Brunello si vende fuori dai nostri confini. Ma l’economia di Montalcino
non si basa soltanto sul vino: anche il turismo ha una parte importante, incrementato non soltanto dall’enogastronomia, ma anche dalla bellezza del paesaggio: Montalcino si trova su un alto poggio, a 590 metri sul livello del mare, che domina le valli dell’Ombrone e dell’Asso. Il turismo è dunque un altro importante bacino di occupazione per i lavoratori, che arrivano da oltre confine: vi sono decine di ristoranti, alberghi, ovviamente enoteche, e negozi. Attirata dall’altissima qualità della vita offerta da questa piccola perla della Toscana, una preziosa comunità cosmopolita si è così insediata a Montalcino nel corso degli ultimi anni. ““Preziosa” è un aggettivo veramente esatto per definire la manodopera straniera - precisa ancora il direttore di Winenews - perché senza immigrati la produzione del Brunello, così come molta parte dell’attività turistica, non sarebbe possibile: gli stranieri rappresentano une risorsa vitale per l’economia del territorio. Oggi a Montalcino risultano residenti 633 stranieri, il 12 per cento dell’intera popolazione, che è di poco superiore ai 5 mila abitanti. Ma sono molti coloro che risiedono nei comuni limitrofi e che tutti i giorni si recano a lavorare a Montalcino, quindi la presenza lavorativa straniera è in realtà maggiore. Si tratta di un dato nettamente più alto della media italiana, in cui l’incidenza percentuale degli stranieri sulla popolazione complessiva si attesta sul 5 per cento (dalla rilevazione Istat dell’1 gennaio 2007). Anche comparato alla situazione di Paesi notoriamente più aperti alla presenza straniera, come la Germania (8,8% del totale dei residenti), della Spagna (6,2%) e del Regno Unito (5,2%), il dato riferito a Montalcino appare considerevole.

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