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LA STAMPA

Fascino dei territori del vino per gli americani l’Unesco non basta ... Questa notizia rimbalzata dal sito WineNews dovrebbe far meditare coloro che in Piemonte pensano che il riconoscimento dell’Unesco sia un traguardo e non una partenza. D’accordo i lettori del quotidiano “Usa Today” non sono il mondo ma è pur sempre un target interessante ... La Regione di Alentejo, nel cuore del Portogallo, la Okanagan Valley, in British Columbia (Canada), e Maipo, provincia nel centro-sud del Cile, vicino a Santiago (dove ha investito anche la griffe italiana Antinori ): ecco il podio delle “Best Wine Region to Visit” 2014, scelte dai lettori del quotidiano americano “Usa Today”, che da anni si contende la palma del più diffuso degli States con il “The Wall Street Journal” (sui 2 milioni di copie al giorno). Una classifica che che stupisce anche per le assenze: bocciati “eccellenti” tra le 20 nomination in finale: nessun territorio francese in top 10 (restano fuori Borgogna, Champagne e Val du Rhone), stecca anche la Spagna (che resta a bocca asciutta nonostante la La Rioja e i successi che i vini della Regione iberica hanno ricevuto negli ultimi tempi proprio dalla critica vinicola Usa). E l’Italia resiste solo grazie all’intramontabile Toscana, al n. 7 in top 10, ma vede le esclusioni eccellenti del Veneto, la cui fama negli States negli ultimi anni è cresciuta grazie al boom del Prosecco, e soprattutto del Piemonte, nonostante il fascino dei sui grandi vini e l’eco mediatica dell’inserimento dei territori del vino di Langhe-Roero e Monferrato nella World Heritage List dell’Unesco.
E se va detto che le classifiche di questo tipo non sono poi così decisive o determinati, il segnale che arriva, soprattutto se si pensa al panel di riferimento del sondaggio, ovvero quella classe medio alta di americani che, negli anni passati, ha contribuito notevolmente al boom dell’enoturismo anche in Europa, per un fenomeno che solo in Italia ha un valore stimato di 4-5 miliardi di euro all’anno, è chiaro: nessuno può sedersi sugli allori, perchè le mode e i flussi turistici, nonostante l’indiscutibile ricchezza del patrimonio vinicolo, storico e artistico dei territori esclusi (fuori dalla top 10 anche altri nomi storici dell’enoturismo mondiale come Mendoza in Argentina, la Mosella in Germania o Stellenbosch in Sudafrica, tra gli altri), possono cambiare strada da un momento all’altro. E che spinge a riflettere su quanto gli investimenti, oltre che nella qualità del vino, siano sempre determinanti anche sul fronte dei servizi, delle infrastrutture e dell’accoglienza, che aiutano a fare la differenza.

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