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LA STORIA DEGLI AFRICANETTI, DOLCI OTTOCENTESCHI CHE GIRANO IL MONDO, AMATI DA CLINTON E DAL RE DI SPAGNA

A San Giovanni in Persiceto, in provincia di Bologna, sono un'istituzione. Vengono fatti ancora nei locali dove 150 anni fa, nel 1858, prima dell'Unità d'Italia, Francesco Bagnoli aprì la sua pasticceria. Gli Africanetti, dolci a base di zabaione, furono infornati per la prima volta dal titolare nel 1872 e da allora il loro successo prosegue ininterrotto, anche se l'azienda è passata di mano due volte. A metà degli anni Trenta, a Bagnoli subentrò Emilia Rusticelli, detta Mimì, che passò la mano nel 1978 ai coniugi Rita Bozzoli e Francesco Buldrini. "Rilevammo la pasticceria proprio per la fama degli Africanetti, ma fu molto difficile farci dare la ricetta originale dalla Mimì". Alla fine ci sono riusciti e la conservano gelosamente. Se chiedete qual'é la ricetta, vi sentirete rispondere che é tutto scritto sulla scatola, dove si trovano gli ingredienti: zabaione, uova e zucchero. Niente di più. Dal nome, che fu scelto da Bagnoli perché spediva molti pasticcini in Africa orientale, viene in mente un dolce nero, magari al cioccolato. In realtà gli Africanetti sono di un giallo vivo, colore conferito dallo zabaione. La scatola è una miniera di informazioni perché l'inventore aveva uno spiccato senso della promozione e, oltre a far pubblicità sui giornali, aveva fatto scrivere sulla confezione il nome delle case reali che riforniva in Europa. Anche oggi gli Africanetti finiscono sulle tavole dei vip di mezzo mondo. "Abbiamo rifornito le case reali di Svezia, Spagna, Danimarca e perfino la povera lady Diana - dice Francesco Buldrini - ma non mancano i presidenti americani, come Reagan e Clinton". La produzione è tutta fatta a mano, dalla cottura all'inscatolamento. "Siamo attrezzati per le spedizioni, ma abbiamo deciso di non andare su internet - dicono i coniugi Buldrini - perché per produrre più di quanto produciamo dovremmo industrializzare il prodotto perdendone la genuinità".

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