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La storia delle cucine del mondo rivive in 40.000 menu da ogni parte del globo, su “What’s on the Menu”, il database digitale di menu antichi (di cui 18.000 che vanno dal 1851 al 2008), creato dalla New York Public Library

Al “Banchettissimo dei Giornalisti” ospitato dal Ristorante Valiani, a Roma, l’8 luglio del 1905, il menu era scandito da antipasti misti e carciofini, fettuccine alla romana, aragusta salsa majonese, controfiletto alla primavera, pollo arrosto, insalata verde, cassata alla siciliana, pasticceria, desserts e caffè, tutto innaffiato da Chianti e Champagne. Nello stesso anno, lo storico Ristorante Valiani di Siena proponeva hors d’oeuvre Excelsior, consommé riche, filets de Soles d’Ostende Colbert, coeur filet de boeuf à la Richelieu, chaud-froid de volaille en Mont Blanc, haricots frais à la l’ecarlate, faisan rôtis “Sport”, e poi salade, cassade sicilienne, fruits, fromages e dessert, con vino di Capri J. Rouff, Chianti Conte Bichi Borghesi, Barolo Nobil Casa Eredi di Mirafiore, Champagne Moët et Chandon e Trebbiano Conte Bichi Borghesi. Ecco la cucina italiana all’inizio dello scorso secolo, fatta di piatti ormai scomparsi, e di un’enorme sudditanza, per quanto riguarda l’alta cucina, per le ricette classiche francesi. Un mondo sparito, che rivive, insieme ad altri 40.000 menu da ogni parte del mondo, su “What’s on the Menu”, il database digitale di menu antichi (di cui 18.000 che vanno dal 1851 al 2008), creato dalla New York Public Library (http://menus.nypl.org/menus/decade/1850s).
Un enorme pezzo di storia della cucina, fatto di veri e propri pezzi d’arte e tante chicche, come il menu di Capodanno del carcere di Alcatraz, o quello del Ristorante Afredo di New York, senza considerare che, nel database online, si possono cercare anche i singoli piatti ed i vini, scoprendo come il Belpaese enoico è presente da decenni nei menu dei ristoranti di tutto il mondo.

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