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LA “SVOLTA VERDE” DI FONTANAFREDDA: UN “RISERVA BIONATURALE” NELL’AZIENDA, BOTTIGLIE CON MISURE PENSATE PER UN CONSUMO CONSAPEVOLE, E IL NUOVO ASTI DOCG GALAREY

Quando una grande griffe di un territorio decide di cambiare pelle e andare in controtendenza, anche se il modello di riferimento sta avendo successo: è il caso di Fontanafredda, oggi di proprietà di Oscar Farinetti e Luca Baffigo, presidente e consigliere di Eataly (con il 32% a testa dell’azienda) e della Fondazione Monte dei Paschi di Siena (36%). Una vera rivoluzione per l’azienda piemontese, che va nella direzione di un diverso e più ecologico rapporto con l’ambiente, di un nuovo approccio al tema del consumo consapevole, e anche una differente politica in risposta a quella che Fontanafredda definisce “deriva dell’Asti Docg”.

La svolta verde
Come si legge in una nota della cantina di Serralunga d’Alba, Fontanafredda “ha preso coscienza della particolarità e dell’unicità dell’ambiente in cui è collocata e ha progettato una nuova fase di sviluppo: la trasformazione in “Riserva bionaturale””. Da una verifica preliminare, i tecnici hanno rilevato che i 122 ettari del’azienda, di cui 84 a vigneto, riescono ad assorbire 4.300 tonnellate di anidride carbonica, contro le 2.800 che l’attività produce, con un saldo di evidentemente attivo di “aria pulita” immessa nell’atmosfera. Un’ottima premessa per il progetto di eco sostenibilità messo in piedi da Fontanafredda.
Nel vigneto, già dalla campagna in corso, si è provveduto a eliminare diserbanti e concimi chimici; con l’avvio della fase vegetativa si interverrà anche sulla quantità di trattamenti antiparassitari, che verranno ridotti del 60%, ottenendo così un’uva “pulita”, a residuo zero. Dalla vigna alla cantina, con tre obiettivi principali: la progressiva riduzione, nel corso del prossimo triennio, dei lieviti industriali utilizzati nelle fermentazioni, a cui verranno sostituiti lieviti autoctoni selezionati dallo stesso ambiente naturale dell’azienda; il contenimento dell’impiego dei solfiti nei vini finiti fino ad arrivare ad una soglia inferiore al 50% della concentrazione massima consentita; l’utilizzo di un packaging integralmente riciclabile e biodegradabile e di bottiglie realizzate per l’85% con vetro riciclato. Il progetto di Fontanafredda però non riguarda solo vigna e cantina, ma tutta la tenuta: la nuova “Riserva Bionaturale” prevede anche il Bosco dei Pensieri, che grazie ad una schermatura sarà inaccessibile dalle onde dei telefoni cellulari. Oltre ad un hotel e vineria, ci sarà anche un Grill Garden e il Ristorante Cesare Giaccone, nella Villa Reale un tempo appartenuta a Vittorio Emanuele II e alla contessa Rosa di Mirafiori, nota come “Bela Rosin”.

Il bere consapevole
Anche per rispondere alle sempre più restrittive regole sul consumo di vino legato alla guida, Fontanafredda, in collaborazione con Saint Gobain Vetri, proporrà bottiglie da mezzo litro, un litro e un litro e mezzo, ovvero la quantità di vino adatta, secondo l’azienda, rispettivamente per un pasto di due, quattro, sei persone; sempre all’insegna di una nuova sensibilità al tema dell’ambiente, le bottiglie saranno prodotte con vetro riciclato all’85%, e le etichette avranno dimensioni ridotte all’essenziale, per un consistente risparmio di cellulosa.

L’Asti Docg
Nel 2007 Fontanafredda è uscita dal Consorzio di tutela dell’Asti Docg, del quale non condivideva più le strategie, che comunque hanno dato negli ultimi anni ottimi risultati. L’azienda piemontese contestava, in particolare, il prezzo minimo garantito per tutti i viticultori a prescindere dalla qualità dell’uva, contrastando questa scelta, dal 2006, “pagando ai viticoltori anche l’uva prodotta in esubero, a patto però che fosse buttata a terra per non “inquinare” il mercato”. Così Fontanafredda ha deciso di produrre il nuovo Asti Docg Galarey, utilizzando per la spumantizzazione unicamente gli zuccheri dell’uva.

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