Crisi o non crisi, il Natale è alle porte e va festeggiato. Ma come lo faranno gli italiani? A scattare la foto del 2011 è, come da tradizione, Fipe-Confcommercio. E, all’insegna dell’austerity, ma anche della tradizione, praticamente tutti gli italiani celebreranno il cenone della Vigilia o il pranzo di Natale in casa: solo il 2,5% (-0,5% sul 2010), infatti cenerà o pranzerà al ristorante. Dove il “prezzo giusto”, per gli italiani, che preferiscono di gran lunga il menu fisso (76%) che quello alla carta (24%), è di 50 euro a persona. Ristorante che, per quei pochi che ancora lo scelgono in queste occasioni, sembra più una soluzione obbligata e pratica che uno sfizio da togliersi: al top delle motivazioni il fatto che spesso si è in tanti e che è troppo complicato preparare per tutti (29% a risposta). E i ristoratori si adeguano, come Antonello Colonna del celebre Open Colonna di Roma, che per Natale propone un pranzo di eccellenza a 30 euro a persona, “e da quando abbiamo lanciato la proposta sul web - spiega lo chef - la risposta è stata straordinaria. Siamo sommersi di prenotazioni, comprese quelle di intere famiglie. E nei messaggi sono in molti a definire questo il “vero regalo””. In ogni caso, a casa o no, il brindisi sarà tutto made in Italy, con gli spumanti nazionali (83%) che surclassano lo Champagne (3%). All’insegna del “meno ma meglio” anche il capitolo dolci, veri protagonisti del Natale in tavola: per la Fippa (Federazione italiana panificatori, panificatori pasticceri e affini), gli acquisti di panettoni, pandori, ricciarelli e altri dolci tipici e artigianali aumenterà del 5-7%, superando le 10.000 tonnellate, a discapito dei prodotti industriali. Una cosa, probabilmente, in queste ore, accomuna tutti gli italiani e le italiane che celebreranno le feste a tavola: cosa preparare? WineNews.tv, invece che chiedere consigli agli chef superstellati, quest’anno si è rivolta a Salvatore Denaro, oste-chef da sempre legato alla tradizione, alla materia prima e alla semplicità. Il suo menu? Dalle panelle di ceci all’insalata di arance, dal pinzimonio agli spaghetti con il radicchio, dalla salsiccia con l’uva al baccalà, dal capretto arrosto al dessert, sotto forma di rocciata umbra. Un viaggio di sapore per l’Italia, dal Veneto alla Sicilia ...
Focus - Il Natale nei calici: trionfano vino e spumante tricolore, e da qui all’Epifania si stapperanno 165 milioni di bottiglie (90% della produzione nazionale). Lo dice la Cia - Confederazione Italiana Agricoltori
Con le feste alle porte arriva la riscossa dello spumante e del vino made in Italy. Tra Natale, Capodanno ed Epifania si stapperanno circa 165 milioni di bottiglie, il 90% di produzione nazionale. Le bollicine stravincono ancora sullo Champagne, con oltre 85 milioni di tappi “nostrani” pronti a saltare in aria per i brindisi delle prossime festività. Anche i vini italiani la fanno da padrone sulle tavole natalizie, con quasi 80 milioni di rossi e bianchi acquistati per accompagnare i piatti della migliore tradizione culinaria. Lo dicono le rilevazione della Cia-Confederazione italiana agricoltori sulle intenzioni d’acquisto degli italiani.
Ma se le famiglie non risparmiano sulle quantità, spiega la Cia, quest’anno stanno però molto più attente al prezzo. Complice la crisi economica e la stangata della manovra in dirittura d’arrivo, in queste festività si accorcia il budget per le bevande e ci si orienta verso etichette un po’ più economiche. Nel dettaglio, per una bottiglia di spumante si spenderanno mediamente tra i 5 e i 12 euro, mentre per il vino sarà privilegiata la fascia compresa tra i 3 e i 7 euro. Con una spesa complessiva che è stimata intorno ai 722 milioni di euro per le bollicine e ai 400 milioni di euro per il vino, in leggero calo (-1%) rispetto al 2010.
In particolare per quanto riguarda lo spumante, ben il 66% delle bollicine verrà stappato a casa in famiglia, contro il 34% rappresentato da locali e veglioni. E a prevalere nei gusti degli italiani sarà lo spumante dolce (58% delle preferenze), seguito da quelli secchi e brut (37%). Lo Champagne raccoglie solo il 5% delle preferenze: vuol dire che solamente un italiano su venti sceglie il “made in France” invece delle bollicine tricolori. Bollicine che non soltanto fanno il “boom” sui mercati esteri (+24%), ma crescono anche in patria (+2%), in netta controtendenza rispetto all’andamento dei consumi interni. Consumi che proprio nel periodo tra Natale e l’Epifania hanno il loro picco record: infatti, ben il 70% degli acquisti di spumante avviene nei 25 giorni compresi tra il 10 dicembre e il 6 gennaio.
Quanto al vino, sottolinea la Cia, anche quest’anno i rossi verranno preferiti ai bianchi, con un rapporto di 4 su 5. Una tendenza, questa, che si consolida nel periodo invernale e raggiunge il suo apice proprio durante le feste natalizie. La scelta degli italiani cadrà soprattutto sulle produzioni etichettate, ma con un buon rapporto qualità-prezzo (71%), senza esagerazioni e lussi sfrenati. Ma il vino “vince” nelle feste anche come regalo per amici e parenti. Nell’85% dei “pacchi-dono” c’è infatti una o più bottiglie di vino a denominazione d’origine.
Focus - Il “borsino” del pesce: un must delle feste, ma i consumi scendono del 3% e si punta su acquisti “alternativi” come Gas (Gruppi di acquisto solidale) e sul web. Così Lega Pesca
Consumi in calo del 3% per il pesce nelle tavole di Natale, complice la crisi e l’aumento generalizzato dei prezzi fino al 30%, dovuto alla scarsità delle produzioni e alla crescita della domanda da parte dei mercati asiatici. Ma gli italiani non rinunceranno alla tradizione, e per risparmiare non si lasciano sfuggire le offerte, facendosi tentare dagli acquisti on line attraverso i gruppi di acquisto (Gas-Gruppi di acquisto solidale). Le previsioni sono del Centro Studi Lega Pesca, secondo cui difficilmente si potrà eguagliare la spesa dello scorso Natale in prodotti ittici pari a 535 milioni di euro.
A cambiare, quest’anno, sarà la composizione della spesa: crostacei, astici (da 30 a 35 euro al kg) ed aragoste (oltre 40 euro al kg) sono destinati ad indietreggiare per aumenti proibitivi dei costi al consumo (su tutti i prezzi, precisa l’associazione, incide il peso delle intermediazioni commerciali, con ricarichi fino al 400%); bene sostituirli con gamberi anche decongelati (da 13 ai 18 euro al kg). Sulla tavole vi saranno meno polpi, calamari, moscardini, specie penalizzate dai rialzi di prezzo fino a 20% per scarsa disponibilità di prodotto. Quanto ai frutti di mare, a parte il primato delle cozze (da 2 a 3 euro al kg), si stanno riscoprendo le vongole lupini, prodotto selvatico dal prezzo interessante (5-6,5 euro al kg) come sostituti delle veraci, i cui prezzi hanno subito un incremento (in vendita a 7-9 euro). Buona si preannuncia infine la performance del salmone (da 6 a 7 euro al kg), i cui prezzi sono diminuiti rispetto allo scorso anno.
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