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La tradizione culinaria italiana vive anche grazie alle sagre ma Fipe lancia l’allarme contro quelle “fasulle” (oltre 27.300, con un fatturato di 558,9 milioni di euro) e i bar e ristoranti “non riconosciuti”, dagli agriturismo ai circoli ricreativi

Un Paese culturalmente legato alla tradizione culinaria come l’Italia trova nelle sagre di paese una grande risorsa. Concentrate soprattutto nei mesi estivi (secondo un’indagine dell’Ufficio Studi Fipe-Federazione Italiana Pubblici Esercizi sono il 34% ad agosto, il 25,6% a luglio e il 17,4% a giugno, con minori percentuali a maggio, 6,5%, settembre, 9,5%, ed ottobre, 2,7%), attirano ogni anno molti visitatori e turisti. In totale sono 42.000 le sagre sul territorio italiano, corrispondenti a 5,2 per Comune, e 7,3 giornate in media di durata per un totale di 306.000 giornate complessive. Ma dall’indagine Fipe emergono però anche dati amari. È sempre più frequente il fenomeno dell’abusivismo: ammonta a 5,206 miliardi euro il fatturato annuo proveniente da attività di ristorazione “non riconosciute”, di cui 1,707 miliardi euro dai “ristoranti in agriturismo”, 1,646 miliardi dai bar e ristoranti presenti nei circoli culturali, 1,293 miliardi da quelli presenti nei circoli sportivi e ricreativi, e 558,909 milioni di euro infine dalle sagre. In particolare, sono ben 27.300 le sagre “fasulle” in Italia, corrispondenti a 3,4 eventi per Comune che non hanno legami di tipicità col territorio (caratteristica fondamentale per una sagra). Queste durano in media 7,3 giorni per un totale di 198.900 giornate complessive, fatturando ognuna 20.473 euro. E il fenomeno non si ferma alle sagre, ma interessa anche i circoli ricreativi. Secondo le ultime stime di Fipe queste associazioni in Italia sono 211.137: tra queste figurano 153.439 che non sono riconosciute, a loro volta suddivise in attività culturali e artistiche (41.467 non riconosciute su un totale di 58.243), attività sportive (75.690 non riconosciute su un totale di 99.500), attività ricreative e di socializzazione (36.282 non riconosciute su un totale di 53.394).

La somministrazione non convenzionale riguarda in particolare circa 11.000 circoli sportivi tra palestre, spa, centri sportivi, piscine, la cui offerta si amplia con servizi di food & beverage e intrattenimento piuttosto strutturati, e che diventano punto di riferimento anche per l’organizzazione di feste private; circa 14.000 circoli culturali e ricreativi, in cui viene sempre più a diffondersi l’attività di somministrazione e intrattenimento e che spesso costituisce la loro unica attività. Un dato particolarmente significativo riguarda i principali usi della tessera associativa: Fipe evidenzia che il 43,6% dei possessori se ne serve per incontrare amici bevendo qualcosa insieme, e il 13,5% per ascoltare musica e ballare.

“Numeri davvero impressionanti - commenta Lino Enrico Stoppani, Presidente di Fipe - che corrispondono ad una perdita di imposte dirette e contributi pari a 710 milioni di euro. Il proliferare incontrollato di queste attività e in particolare delle cosiddette finte sagre, che non promuovono prodotti tipici e non hanno legami con il territorio di riferimento, è un grave danno per l’erario e per tutti quei bar e ristoranti che operano nel pieno rispetto della legalità dando i propri servizi ogni giorno e non solo quando è più conveniente. Auspichiamo che almeno sul tema della regolamentazione e del contrasto dei finti circoli privati il D.Lgs. di riforma del terzo settore ora all’esame delle Camere possa dare un importante contributo di chiarezza”.

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