In Toscana, così come in Piemonte e in buona parte della Lombardia, si gioca con i semi francesi - cuori, quadri, fiori e picche - in tutto il Centro Sud del Paese con i semi latini - spade, coppe, denari e bastoni - che si ritrovano in forma diversa anche nella tradizione del Nord-Est: l’Italia, che si divide su tutto, lo fa, storicamente, anche con le carte da gioco. A ognuno le sue, anche se, al giorno d’oggi, scopa e briscola rischiano di finire nel dimenticatoio, giochi di un’altra epoca, di generazioni che stanno sparendo. Di un passato che, però, è un pezzo di tradizione, e come ogni tradizione, anche le carte per continuare a vivere hanno bisogno di un upgrade, una rivisitazione. Meglio ancora se in chiave gastronomica, come hanno fatto, ironicamente quelli di Bologna Games, che hanno omaggiato la città, non a caso Bologna la “Grassa”, con un mazzo di carte dedicato alle specialità della cucina felsinea. Nelle “Bolognesi” i Denari diventano un bel piatto di tortellini, le Spade si trasformano nella coltellina usata per le tagliatelle, i Bastoni sono i mattarelli utilizzati dalle “arzdoure” per tirare la pasta, e le Coppe richiamano i calici di vino rosso delle osterie.
Bologna Games omaggia anche le “donne che nei secoli hanno reso grande il nome della tavola bolognese” e per questo “tutte le figure di Denari (tortellini) e Bastoni (mattarelli), rappresentano personaggi femminili”. Il gioco - in vendita online ma anche nelle edicole e nei negozi della città - è sostenuto da Ascom perché “promuove alcuni dei simboli più rappresentativi della nostra città, (la sfoglia e i tortellini) riproponendo, nel contempo, un gioco tradizionale come quello delle carte, amato da persone di tutte le età”. Le “Bolognesi” “sono un altro tassello di una bolognesita” doc che vogliamo mettere a disposizione soprattutto dei giovani - dicono Jacopo Zucchelli e Alessandro Roversi, i fondatori di Bologna Games - le carte da gioco sono un evergreen della socialità, un punto di contatto tra le vecchie e le nuove generazioni, un classico delle osterie e dei luoghi di ritrovo, delle domeniche in famiglia e dei pranzi di Natale”.
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