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La vicenda delle quote latte non finisce mai di stupire: a 30 anni dal suo inizio e a meno di 15 giorni dal suo termine (31 marzo) arrivano nuove multe per l’Italia. E per il Ministro delle Politiche Agricole Martina “serve commissione d’inchiesta”

La vicenda delle quote latte non finisce mai di stupire: iniziato 30 anni fa, l’attuale regime delle quote latte andrà in pensione il 31 marzo 2015, e si chiuderà con nuove multe che l’Italia dovrà pagare per lo “sforamento” del quantitativo di produzione assegnato al nostro Paese dall’Unione europea nell’ultima campagna 2014/2015. Nell’ultimo anno di attuazione del regime delle quote latte c’è dunque ancora il rischio concreto dell’arrivo di nuove multe per il superamento da parte dell’Italia del proprio livello quantitativo di produzione assegnato dall’Ue, dopo quattro anni in cui nessuna multa è stata dovuta dagli allevatori italiani. Com’è noto, la vicenda ha scatenato anche un riverbero politico non di poco conto. Da ultimo, il Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina ha sottolineato, intervistato da WineNews, che le quote latte sono costate “ai cittadini italiani 4,5 miliardi di euro, 75 euro a cittadino, per la mancata riscossione delle multe” e la Lega Nord ha delle “pesantissime responsabilità” politiche e per fare chiarezza “fino in fondo serve una commissione d’inchiesta del Parlamento”. Il partito del Carroccio, secondo il Ministro, ha messo “in difficoltà 30.000 allevatori onesti, facendo pesare su di loro il comportamento scorretto di pochi”.

La questione quote latte è iniziata 30 anni fa nel 1984 con l’assegnazione ad ogni Stato membro dell’Unione europea di una quota nazionale che poi doveva essere divisa tra i propri produttori. All’Italia fu assegnata una quota molto inferiore al consumo interno di latte. Il 1992, con la legge 468, poi il 2003, con la legge 119, e infine il 2009, con la legge 33, sono state le tappe principali del difficile iter legislativo per l’applicazione delle quote latte che ha consentito alla stragrande maggioranza dei 36.000 allevatori di mettersi in regola acquistando o affittato quote per un valore complessivo di 2,42 miliardi di euro mentre solo una sparuta minoranza è responsabile delle pesanti pendenze con l’Unione europea.

Bruxelles nei giorni scorsi ha già dato il via libera formale alla rateizzazione del pagamento, per un massimo di tre anni e senza interessi, ora però occorre individuare soluzioni che permettano un atterraggio morbido post-quote e chiarire le prospettive del settore lattiero anche in relazione all’andamento dei prezzi.

Proprio da Bruxelles, Martina comunica di essere intervenuto sulla sulla situazione del mercato del latte nel corso del Consiglio europeo Agrifish di oggi. Dopo aver riconosciuto lo sforzo della Commissione, a seguito della proposta italiana, per la rateizzazione del prelievo per l’ultima campagna, Martina ha sottolineato come “ora sia necessario compiere concretamente altri passi importanti. In particolare occorre accelerare l’adozione del regolamento 1169 in modo da prevedere un sistema di etichettatura del latte che contenga l’indicazione della provenienza della materia prima. È poi urgente rivedere l’attuale impianto degli strumenti di gestione delle crisi - ha aggiunto il Ministro - lo strumento di stabilizzazione del reddito, attivabile nello sviluppo rurale, potenzialmente molto interessante, non potrà infatti mai decollare se prima non si rimuove il vincolo del 30% del calo di reddito aziendale, poiché non si può aspettare una riduzione simile prima di poter intervenire. Bene infine i due interventi annunciati dal Commissario Hogan che verranno presentati lunedì prossimo con la Banca europea degli investimenti: accesso al credito dedicato al settore lattiero e azioni di sostegno alla promozione del settore. Su tutti questi punti - conclude Martina - è necessario che la Commissione sviluppi presto una agenda d’impegno chiara a partire proprio dalle prossime settimane”.

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