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LA VODKA ITALIANA SBARCA IN RUSSIA. L’IMPRESA E’ DELLA STOCK DI TRIESTE

Come i frigoriferi agli esquimesi o la crema abbronzante agli africani: vendere vodka italiana ai russi è un paradosso, una sfida, un “challenge”, come lo definisce Carlo Emilio Sigliano, presidente della Stock che ha lanciato proprio questa sfida sbarcando con la sua vodka, tutta rigorosamente “made in Trieste”, nel cuore della Grande Russia, a Mosca.

Fra titubanze e dubbi, fascino dell'impossibile e ricerca di nuovi mercati, le bottiglie di Vodka Keglevich prodotte nello stabilimento di Trieste sono comparse in alcuni locali moscoviti: prima solo per un test, poi con sempre maggiore convinzione, alla fine con tanto di accordo commerciale con la Atom di Mosca. Obiettivo: mezzo milione di bottiglie di vodka italiana, in un anno, in Russia.Troppo? “Non credo proprio, anzi - spiega Sigliano - è un obiettivo minimo. I nostri test di mercato hanno dato un riscontro che, a voler essere prudenti, possiamo definire eccezionale. Siamo ottimisti, molto ottimisti”.

Il segreto della sfida triestina al mercato russo della vodka é tutto nella frutta: dall’Italia alla volta di Mosca parte vodka classica, ma soprattutto vodka alla fragola, alla menta, alla mela verde e al melone, i quattro gusti che hanno fatto finora impazzire i moscoviti (soprattutto i giovani, spiegano alla Stock) e che potrebbero risultare autentici “cavalli di Troia” per la conquista di un mercato enorme. D’altra parte, alla Stock, primo gruppo in Italia nella vendita di alcolici nella grande distribuzione e quarto in quella complessiva, non fanno mistero della volontà di crescere e rinnovarsi, nel solco della tradizione, accettando le sfide e anticipando le tendenze del mercato.

Accanto alla partita russa, il gruppo triestino (che conta 160 dipendenti, 72 venditori in Italia e 50 funzionari di vendita all’estero ed è controllato dalla tedesca Eckes) ha lanciato altri quattro “challenge”: portare in Italia lo champagne del gruppo Heidsieck Monopole, secondo leader mondiale del settore (obiettivo: 100.000 bottiglie, nel 2004); aggredire il mercato delle grappe con tre monovitigni di qualità (Moscato, Pinot-Chardonnay e Prosecco);lanciare una vodka alla liquirizia e portare negli Usa, sempre nel 2004, mezzo milione di bottiglie di vini veneti (quelli della Fabiano) e piemontesi (Dezzani).

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