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AGRICOLTURA POST COVID-19

L’agricoltura post Covid-19, “fondamentale sarà concetto di comunità”: parola di Carlin Petrini

Puntare sulle piccole realtà produttive, le economie locali: Petrini in diretta dalla pagina Facebook di Slow Food analizza le opportunità del futuro
AGRICOLTURA, CARLIN PETRINI, EMERGENZA CORONAVIRUS, SLOW FOOD, Non Solo Vino
Il fondatore di Slow Food Carlo Petrini

Quella che stiamo vivendo è un’emergenza sanitaria mondiale, che ha colpito milioni di persone, e che sta mettendo in seria difficoltà le economie di tutto il globo. Ad essere colpita in modo particolare, è la ristorazione, e la filiera alimentare: “per questo, da adesso può nascere un’occasione per riorganizzare e ripensare la struttura economica che vede la maggioranza dell’allevamento e dell’agricoltura impegnati in pratiche poco sostenibili, dal punto di vista ambientale e sociale. Bisogna puntare su un concetto che l’alta economia considera poco: la comunità”. Con queste parole, Carlin Petrini racchiude la sua analisi, pratica quanto dettagliata, come sempre, in diretta sulla pagina Facebook di Slow Food Italia, inaugurando una serie di incontri settimanali, in cui attivisti della rete di Slow Food, di cui Petrini è fondatore, lanceranno spunti e iniziative per il post Covid-19.
“Da più di 16 anni - spiega Petrini - il nostro Movimento sta sperimentando nel vivo quanto sia valida ed importante questo tipo di realtà associativa. Io ho sempre detto che questo tipo di organizzazione sociale è vincente, perché regolata dall’intelligenza affettiva: dentro una comunità c’è un modo di essere, nel senso di esistere, un sistema di condivisione che non è comparabile con nessun altra forma organizzativa. E la gente, soprattutto in questo momento difficile, è questo che cerca: condivisione, sostegno, comunità”.
Concetto che, tra l’altro, è perfettamente sovrapponibile al sistema agricolo potenziale d’Italia, caratterizzata nella sua eccellenza dalla frammentarietà dei territori, della loro diversità produttiva, di tradizioni, di cultura, traducibile con una semplice parola: biodiversità. “In Italia, come in tutto il mondo, il futuro dell’agricoltura non sarà più l’organizzazione attuale: c’è bisogno - sottolinea Petrini - di dare importanza alle piccole realtà produttive, alle economie locali, creando una rete, che sia anche tessuto primario di un’economia più grande e forte. E si torna sempre lì: c’è bisogno di fare comunità, attraverso la condivisione, l’inclusività, l’apertura, la sostenibilità, togliendo di mezzo il pensare all’agricoltura come un qualcosa di finanziario, che tenga presente solo l’aspetto del profitto. Si tratta di cultura, e quando si parla di cultura si parla anche di politica”.
Concetti, questi, non certo nuovi a Carlo Petrini, a Slow Food ed a Terra Madre: proprio quest’ultima è nata con l’obiettivo di essere “la comunità delle comunità. Il ragionamento che abbiamo fatto con Terra Madre, era quella di far esprimere alle comunità raggiunte in tutto il mondo la loro diversità senza restrizioni, in quella che io chiamo “austera anarchia”. In questo periodo storico - conclude Petrini - le iniziative di protesta, di costruzione, di rinascita sono vincenti se nascono all’interno di una comunità”.

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