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ACCORDI COMMERCIALI

L’allarme della Coldiretti: il 97% dei cibi extra Ue entra in Europa senza controlli

Emblematico il “caso Mercosur”: nei primi 8 mesi 2025 le importazioni dal Sud America sono salite del +18%, l’export italiano è crollato del -8%

Il 97% dei prodotti alimentari provenienti da Paesi extra Ue entra in Europa senza alcun controllo fisico, minacciando la sicurezza dei cittadini e la sopravvivenza delle imprese agricole e agroalimentari italiane. È l’allarme lanciato da Coldiretti, nei giorni scorsi da Bologna, con il presidente Ettore Prandini ed il segretario generale Vincenzo Gesmundo, alla presenza del Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, dell’ex Premier Romano Prodi, del Commissario straordinario alla ricostruzione Fabrizio Curcio e del Presidente della Regione Emilia-Romagna Michele De Pascale. Secondo un’analisi, appena il 3% delle merci viene, infatti, verificato, mentre il resto passa da porti “colabrodo”, come Rotterdam, simbolo di un sistema di controlli inefficace e di regole europee sbilanciate. Gli accordi commerciali, privi di reciprocità, consentono l’ingresso di prodotti che non rispettano gli standard sanitari e ambientali imposti agli agricoltori italiani. Emblematico il caso Mercosur: nei primi 8 mesi 2025, su dati Istat, le importazioni dal Sud America sono salite del +18% raggiungendo 2,3 miliardi di euro, mentre le esportazioni italiane sono crollate del -8% (a 284 milioni di euro), con il rischio di veder arrivare carne, riso, miele e altri prodotti trattati con sostanze vietate in Ue.
A questo si aggiunge la guerra dei dazi con gli Stati Uniti, che ha già provocato cali nelle esportazioni di cibo italiano oltreoceano, e, in particolare, secondo un’analisi Coldiretti su dati Eurostat, -36% per i trasformati di pomodoro, -62% per l’olio extravergine d’oliva, -21% per la pasta, e -12% per i formaggi italiani, e, solo a settembre, con il vino che ha registrato un calo del 18%, seppur in attenuazione sul -30% di agosto, primo mese di applicazione del dazio del 15%, ma favorendo il boom di falsi e Italian Sounding.
Considerando solo il settore del formaggio, secondo l’analisi Coldiretti su dati del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti (Usda), gli Usa producono oltre 2,7 miliardi di chili di “italian cheese”, tra cui 222 milioni di chili di Parmesan, 170 milioni di chili di Provolone, 23 milioni di Pecorino Romano, oltre 2 miliardi di mozzarella e altri formaggi “italian style”: un mercato da oltre 40 miliardi di dollari, in cui i consumatori rischiano di abbandonare gli originali italiani, più costosi a causa dei dazi, per orientarsi verso imitazioni di bassa qualità.
“Serve reciprocità, non difendere il made in Italy è un errore storico. Non siamo contrari agli accordi di libero scambio, ma senza il principio di reciprocità non è possibile tutelare il nostro settore agroalimentare - sottolinea Ettore Prandini, presidente Coldiretti - l’intesa con il Mercosur è stata pensata 18 anni fa, ma il mondo è cambiato: oggi l’agricoltura ha un ruolo strategico per sicurezza, sostenibilità e salute. È assurdo che resti l’unico settore non difeso”. “Così esportiamo inquinamento e distruggiamo le nostre imprese. Se non corretto, l’accordo con il Mercosur avrà un effetto devastante - dichiara Vincenzo Gesmundo, segretario generale Coldiretti - parte della produzione europea, soprattutto quella delle piccole imprese, verrebbe sostituita da prodotti con standard ambientali e sociali molto più bassi. In pratica esportiamo inquinamento dove le regole sono più leggere per poi reimportarlo nei nostri piatti. Inoltre, rinunciamo ai servizi che l’agricoltura europea garantisce ogni giorno: presidio del territorio, tutela ambientale e coesione sociale”.
Il sistema di controllo europeo, spiega Coldiretti, “lascia ai singoli Stati membri la scelta dei controlli, creando dinamiche al ribasso e spazi per una concorrenza sleale. Inoltre, gli accordi commerciali stipulati dalla Commissione Ue non prevedono il principio di reciprocità, permettendo l’ingresso di prodotti che non rispettano gli stessi standard sanitari, ambientali e sociali richiesti agli agricoltori italiani ed europei. È indispensabile che l’Unione Europea rafforzi i controlli alle frontiere, garantendo regole eque e sicurezza alimentare. Solo così sarà possibile difendere la salute dei cittadini, la dignità degli agricoltori europei e i primati del made in Italy agroalimentare. Un appello chiaro che chiede all’Europa di scegliere la trasparenza e la reciprocità, prima che sia troppo tardi”, conclude Coldiretti.

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