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“L’Altra Toscana” apre le danze delle Anteprime di Toscana 2020: i migliori assaggi a PrimAnteprima

Maremma Toscana, Valdarno di Sopra, Chianti Rufina, Carmignano, Orcia, Colline Lucchesi, Terre di Pisa, Montecucco: è l’“universo” de “L’Altra Toscana”, le denominazioni minori - per età, celebrità, o grandezza - che, ieri, a Firenze, hanno presentato le nuove annate in commercio, inaugurando di fatto le “Anteprime di Toscana” 2020, che, per la settimana a seguire, sveleranno i nuovi vini dei principali territori del Granducato (nell’ordine Chianti e Morellino, Chianti Classico, Vernaccia di San Gimignano, Nobile di Montepulciano e Brunello di Montalcino).
Otto territori, quindi, che sono fra di loro significativamente diversi, sia dal punto di vista geo-climatico che ampelografico, abbracciando tutte quante una regione vasta e complessa come la Toscana e producendo vino da un ampio numero di vitigni autoctoni e alloctoni. Otto territori di fondazione relativamente giovane (nonostante possano vantare tradizioni vitivinicole antiche), certamente meno rinomate fra il grande pubblico e nel mondo e probabilmente meno potenti dal punto di vista consortile, ma che - proprio per questo? - vivono un fermento e un capacità di crescita e miglioramento non indifferente: i numeri piccoli possono, infatti, contare su di una agilità decisionale sorprendente, forti anche di una attraente competitività qualità/prezzo.
Ma andiamo con ordine nello svelare migliori assaggi di WineNews.
Nata nel 2011, la Doc Maremma Toscana conta attualmente su 8.700 ettari a vigneto e su di un territorio che ha abbracciato la sostenibilità, grazie al bassissimo grado di industrializzazione della zona (la provincia di Grosseto). Le 313 aziende associate coltivano sia vitigni autoctoni che alloctoni e la produzione di bianchi, rosati e rossi arriva oggi a circa 6 milioni di bottiglie l’anno. Spiccano il Maremma Toscana Vermentino Le Gessaie 2017 di Le Sode di Sant’Angelo per profumi pieni e succosità del sorso e il Maremma Toscana Rosato da Sangiovese Pink 2018 di Podere San Cristoforo, dalla sapidità agrumata e dal naso delicato e dolce. Una conferma la mora e la spezia intrigante del Maremma Toscana Alicante Oltreconfine Grenache 2018 dell’Azienda Agricola Bruni, mentre stupisce per croccantezza e freschezza il Maremma Toscana Ciliegiolo Silio 2018 di Tenuta Montauto. Giocano invece sulla profondità e intensità il Maremma Toscana Cabernet Sauvignon Lodai 2016 di Tenuta Fertuna e il Maremma Toscana Merlot Gran Serpaia 2015 di Serpaia - Endrizzi: più fresco e mentolato il primo, più sapido e fruttato il secondo).
Valdarno di Sopra, Carmignano e Chianti Rufina sono territori che vantano una radice storica di tutto rispetto: poggiano sul Bando di Cosimo III de’Medici, che nel suo atto del 1716 le nomina insieme al Chianti Classico fra le zone vitivinicole da proteggere. Notevoli, infatti, le punte di diamante presenti in queste tre piccole denominazioni. Nata come Doc nel 1967 e come Docg nel 1984, il Chianti Rufina è il Chianti più alto, che gode di clima fresco e temperato con incursioni mediterranee d’estate. 20 i produttori associati e 750 gli ettari iscritti, per una produzione di circa 3,5 milioni di bottiglie. Dolce di ciliegia e fresco di agrumi e menta, il sorso croccante del Chianti Rufina 2018 di Frascole, mentre gioca su note decisamente balsamiche e pepate il Chianti Rufina Vecchie Viti 2016 di Castello di Nipozzano. Croccante anche il Chianti Rufina Vigneto Bucerchiale 2017 di Fattoria Selvapiana, dal sorso lieve ma complesso.
Nella Doc Carmignano si faceva vino fin dal tempo degli etruschi. La Docg arriva nel 1990, che onora gli oltre cinque secoli di allevanti a Cabernet. Poco più di una decina le aziende associate, il territorio di recente ha ricevuto riconoscimenti positivi da critici prestigiosi dal mondo del vino, fra cui la nomina di miglior vino rosso d’Italia della guida del “Gambero Rosso” per il Carmignano Riserva 2016 di Piaggia. Convincono particolarmente quest’anno il Carmignano Barco Reale 2018 di Tenuta di Capezzana, che verticale e fresco si sviluppa poi ampio e lungamente profumato di frutta rossa, e il Carmignano Montalbiolo Riserva 2016 di Fattoria Ambra, dalle note di fragole e leggermente tabaccate, ha un sorso aderente e caldo che finisce pulito e fresco.
La piccola Doc Valdarno di Sopra, nata anche lei nel 2011, ha scelto di inserire letteralmente il percorso di sostenibilità all’interno del disciplinare, dando disponibilità di utilizzo della denominazione solo per i vini biologici. Decisione accompagnata dall’allargamento del territorio al Valdarno Fiorentino, come previsto originariamente dal Bando di Cosimo III de’ Medici e che ora stanno aspettando l’approvazione finale del Ministero dell’Agricoltura. Fra i migliori assaggi della redazione c’è Il Borro con il Valdarno di Sopra Rosso Vigna Polissena 2017 dal sorso pepato e profumato di violetta e rosa canina, il Valdarno di Sopra Pratomagno Rosso Isei Riserva 2015 di Campo del Monte, dalle note di lampone fresco e dal sorso ben centrato e bilanciato, e il Valdarno di Sopra Sangiovese Castello di Montozzi Riserva 2017 di Migliarina e Montozzi, dall’anima vegetale che sa svilupparsi dolce, lungo e profumato di rosa. Giocano su note fresche e agrumate il Valdarno di Sopra Sangiovese Ottantadue 2018 di Podere Il Carnasciale e il Valdarno di Sopra Sangiovese Bagnolo 2016 di Podere La Madia: più dolce e agile il primo, più caldo e largo il secondo.
Sempre dinamica la Doc Orcia, che punta sull’alleanza territoriale con i ristoratori e le enoteche del territorio, per far conoscere i vini che produce all’immenso bacino turistico che attrae il Patrimonio Unesco della Val d’Orcia: 20 piccole cantinette verranno distribuite e conterranno i vini e le informazioni sulla denominazione e i suoi produttori. Nata nel 2.000, conta su 40 aziende associate (su 60 presenti), 153 ettari vitati dichiarati per una produzione sartoriale di 300.000 bottiglie annue. Anche quest’anno il Toscana Sangiovese Frasi di Capitoni (annata 2016) risulta piacevolissimo, con note fresche fruttate e profonde di terra e un sorso dolce, lungo e sapido. Convince anche la leggera speziatura su intense note fruttate sia al naso che al sorso dell’Orcia Cenerentola 2016 di Donatella Cinelli Colombini.
La Doc Montecucco è la denominazione del Monte Amiata che conta su 68 produttori associati: nata nel 1998, dal 2011 il Sangiovese in purezza può fregiarsi della Docg. A pochi chilometri dal Tirreno, gode sia delle sue influenze climatiche miti, che di quelle più fresche della sua montagna, alta oltre 1.700 metri. Dall’annata 2016 hanno ottenuto un piacevole risultato Pianirossi, Montecucco Sangiovese La Fonte dal sorso accattivante e gustoso, Poggio Stenti, Montecucco Sangiovese Tribulo che risulta beverino, sapido e leggermente pepato, e Collemassari, Montecucco Rosso Collemassari Riserva, dai toni balsaminici e dolci e dalla lunga persistenza.
Il 70% della produzione della Doc Colline Lucchesi è biologico e biodinamico: fra le prime a nascere in Italia, nel 1968, produce 500.000 bottiglie da uva principalmente Sangiovese, ma anche Syrah, Merlot e Sauvignon, importate nel 1800 in seguito all’arrivo delle truppe francesi e all’insediamento in città da parte di Elisa Bonaparte. Si riconfermano deliziosi i vini di Tenuta di Valgiano e di Pieve Santo Stefano: agrumato e floreale dal sorso agile e succoso il Colline Lucchesi Rosso Palistorti 2017 di Tenuta di Valgiano, levigato e dal sorso lungo e fruttato il Colline Lucchesi Villa Sardini 2017 di Pieve Santo Stefano. Infine la Doc Terre di Pisa. Nata anch’essa nel 2011, riunisce dal 2018 nel suo Consorzio di tutela 13 produttori del territorio: una denominazione piccola e neonata che raggruppa i vigneti dislocati in 16 comuni diversi. Ha anima materica e balsamica, il sorso levigato del Toscana N’Antia 2016 di Badia di Morrona, mentre gioca tutto sulla freschezza di frutto e sorso, l’agile Chianti 2015 di Fattoria Villa Saletta.

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