L’arresto di Matteo Messina Denaro, boss di Cosa Nostra latitante da 30 anni, in una clinica di Palermo, apre i siti di informazione italiani ed internazionali. È una cattura storica, ed un colpo importante assestato alla mafia siciliana, o almeno ai suoi vertici, che ha da sempre interessi radicati in vasti comparti dell’agroalimentare. “Dai campi alla tavola, l’agroalimentare è diventato un settore prioritario di investimento della malavita, con il business criminale delle agromafie che ha superato i 24,5 miliardi di euro”, come ricorda il presidente Coldiretti Ettore Prandini, che esprime apprezzamento per la cattura del boss e ringrazia magistrati, carabinieri dei Ros e tutte le forze dell’ordine.
La criminalità, con l’intermediazione, distrugge la concorrenza e il libero mercato legale, soffocando l’imprenditoria onesta e compromettendo in modo gravissimo la qualità e la sicurezza dei prodotti, con l’effetto indiretto di minare profondamente l’immagine dei prodotti italiani ed il valore del Made in Italy. Le mafie nelle campagne - continua Coldiretti - operano attraverso furti di attrezzature e mezzi agricoli, racket, abigeato, estorsioni, o con il cosiddetto pizzo anche sotto forma di imposizione di manodopera, di servizi di trasporto o di guardiania alle aziende agricole, danneggiamento delle colture, aggressioni, usura, macellazioni clandestine, caporalato e truffe nei confronti dell’Unione Europea, fino al controllo di intere catene di supermercati e ristoranti. L’arresto di Matteo Messina Denaro rappresenta, dunque, un momento storico, che mette la parola fine ad una latitanza che ha impoverito l’economia e la reputazione del Paese.
Copyright © 2000/2024
Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit
Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024