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Lavoratori in piazza contro McDonald’s: 138 arresti a Chicago nel giorno dell’assemblea annuale. I manifestanti: “salario alla soglia della povertà”. Il n. 1 della multinazionale, Don Thompson: “non siamo predatori, sono salari competitivi”

È finita con 138 arresti la protesta, a Chicago, dei dipendenti McDonald’s per l’innalzamento del salario minimo. Dopo New York, Boston, Filadelfia, Los Angeles, questa volta migliaia di manifestanti hanno scelto di alzare la voce durante l’assemblea annuale degli azionisti del gigante del fast food, di scena al quartier generale di Oak Brook, alla periferia di Chicago.
Ieri un corteo di 1.500 persone si era diretto verso l’edificio ma quando i manifestanti hanno ignorato l’ordine degli agenti in assetto di rivolta di allontanarsi dalla zona, a quel punto la protesta e’ sfociata in un arresto di massa. Centinaia di manifestanti si sono dati appuntamento ancora una volta davanti all’edificio di Oak Brook, prima che iniziasse la riunione degli azionisti, ma hanno deciso di lasciare circa un’ora prima che l’assemblea finisse.
“Mentre l’azienda spende miliardi in sponsorizzazioni, campagne di marketing e compensi ai dirigenti - spiega una delle organizzatrici della manifestazione - molti degli impiegati a stento riescono ad arrivare a fine mese con un salario che é alla soglia della povertà”. Il movimento di protesta contro McDonald’s è iniziato circa un anno fa nelle principali città americane, quando i dipendenti hanno cominciato a chiedere migliori condizioni lavorative ed in particolar modo l’aumento del salario minimo a 15 dollari. In realtà la protesta ha interessato anche altre catene di fast food, ma McDonald’s è particolarmente sotto tiro per il suo alto profilo. Attualmente il salario minimo di un impiegato di fast food é di poco più di nove dollari l’ora.
“Vogliamo assicurarci - ha detto uno dei manifestanti - che gli azionisti McDonald’s ci ascoltino e si accorgano che siamo spinti verso la soglia della povertà”. E non sono finiti qui i problemi per McDonald’s, perché la multinazionale è finita di nuovo nel mirino delle mamme d’America, perché, a loro dire, strumentalizza i bambini con il clown Ronald McDonald, oltre che assoldando star dello sport come LeBron James. Il numero uno dell’azienda, Don Thompson, ha replicato dicendo che l’azienda “non è una predatrice: siamo persone, abbiamo dei valori e siamo dei genitori”. Alla platea di Chicago, Thompson ha anche detto che McDonald’s ha la tradizione di offrire opportunità lavorative che portano a vere e proprie carriere: “crediamo di pagare equamente con salari competitivi”.

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