Con 3,85 miliardi di euro di fatturato, di cui 2,6 miliardi dall’export, per 1,37 miliardi di bottiglie prodotte, le 21 cantine del Belpaese che nel 2019 hanno fatturato più di 100 milioni di euro rappresentano il vertice della classifica delle 100 maggiori aziende vitivinicole italiane messe in fila ogni anno dalla giornalista Anna Di Martino, anticipata dal quotidiano “Corriere della Sera - Economia”, ed approfondita a WineNews. Molte conferme, in un trend di crescita generale, tra exploit roboanti e qualche leggero calo. Al top, tra i marchi privati, Marchesi Antinori, Casa Vinicola Botter Carlo, Fratelli Martini, Zonin 1821, Enoitalia, Santa Margherita, Italian Wine Brands, Gruppo Ruffino, Marchesi Frescobaldi, Mondodelvino Group, Schenk Italian Wineries e Gruppo Lunelli. Nel mondo della cooperazione, al vertice ancora Cantine Riunite, Caviro, Cavit, Mezzacorona, La Marca, Cantina di Soave, Terre Cevico, Collis Veneto Wine Group e Gruppo Vivo Cantine.
Ma andiamo a vedere, nei numeri, come si sono comportate le maggiori aziende del vino italiano nel 2019, cominciando dai marchi privati. Marchesi Antinori: la prima realtà privata del mercato ritorna sul podio con un fatturato di 222,7 milioni (+4,2%) nella solo core business vino. Il consolidato della griffe toscana sale fino a 246 milioni, tenendo anche conto dell’attività di ristorazione e della Biserno, azienda vitivinicola detenuta in società con Ludovico Antinori. Lo sviluppo del giro d’affari sarebbe stato anche più importante se l’azienda non avesse praticamente esaurito le sue disponibilità di vino. Da notare che il fatturato si confronta con una produzione di 22,7 milioni di bottiglie, a riprova del valore delle sue etichette.
Casa Vinicola Botter Carlo: con 217 milioni di fatturato (+11,2%) l’azienda veneta di proprietà della famiglia Botter, sale al quarto posto, guadagnando ben quattro posizioni in due anni. Realtà industriale che lavora soprattutto all’estero, oggi Botter è la seconda azienda privata dell’industria italiana del vino, player tra i più vivaci e appetiti del mercato. Nel suo capitale figura con una quota del 22,5% la Idea Taste of Italy (gruppo De Agostini) e non sono un mistero né le avance da parte del fondo di private equity Clessidra (Italmobiliare), né i suoi obiettivi di ulteriore crescita anche attraverso acquisizioni e di approdo in Borsa nel medio termine.
Fratelli Martini: la grande industria piemontese dopo anni al galoppo, si consolida al quinto posto, con 210 milioni. Imponente la sua azione pubblicitaria in Tv, che fa della Martini uno dei maggiori big spender del settore. E imponente anche l’ investimento per il suo sito produttivo completato nel 2019 (nuovo stabilimento, nuove cantine di spumanti e vini fermi) con un impegno complessivo di 35 milioni di euro in cinque anni di lavori.
Zonin 1821 al sesto posto, ha chiuso con 205 milioni di fatturato il suo primo esercizio in compagnia della 21 Investimenti di Alessandro Benetton, titolare del 36% del capitale. Si conferma come una grande realtà produttiva con quasi 2.000 ettari di vigneti, la maggiore proprietà viticola dopo quella di Antinori.
Enoitalia: il più grande imbottigliatore d’Italia, con ben 109 milioni di bottiglie vendute nel 2019, scala due posizioni e si piazza al settimo posto con 199,3 milioni di fatturato.
Santa Margherita sale di un posto in graduatoria, a quota 9, con 189,4 milioni di fatturato, in crescita del 6,78%. Il gruppo veneto dei fratelli Marzotto continua a tirare molto forte in Usa, Canada, Australia e affronta il 2020 con il nuovo ceo Beniamino Garofalo.
Italian Wine Brands: dopo un anno di consolidamento, l’azienda quotata all’Aim, ha messo il turbo, sfoggiando un incremento che sfiora il 12%, tra i più brillanti, e porta il fatturato a 167,7 milioni (11esimo posto).
Va al Gruppo Ruffino, che fa capo all’americana Constellation Brands, la medaglia d’oro per il maggiore aumento di fatturato all’interno del club: con una performance che sfiora il 21%, scavalca ben tre posizioni e si piazza al 14esimo posto con 133,2 milioni. Un vero exploit dovuto soprattutto all’apporto dei Poderi Ducali Ruffino di San Donà del Piave: 144 ettari vitati a Prosecco Doc e Pinot Grigio acquistati in Veneto poco più di un anno fa dalla famiglia Botter. Oggi il Prosecco del gruppo è il numero uno in Canada, dove si registrano incrementi del 20%.
Marchesi Frescobaldi: a quota 16 un grande attore del made in Italy sui mercati internazionali, titolare di una grande proprietà viticola. La maison toscana bissa i risultati in crescita del 2018, raggiungendo i 126,5 milioni di fatturato, più 5,8%.
Al 17esimo posto, con 111,2 milioni, Mondodelvino Group, il gruppo che opera in Piemonte, Romagna e Sicilia (e dispone anche di controllate estere), che prosegue la sua crescita regolare (+ 2,4%) puntando molto sull’export e su un rapporto confidenziale con i consumatori, anche attraverso iniziative innovative (dal museo interattivo alle piattaforme multicanale). Importante il suo ingresso recente nel circuito Elite del London Stock Exchange group.
Schenk Italian Wineries: fatturato di 111,2 milioni e 18esimo posto per il braccio italiano dell’omonimo gruppo svizzero, che ribalta la flessione dello scorso anno con un progresso sopra la media dell’8,19%.
Gruppo Lunelli: tra i player più solidi del settore, completa il coté privato di questo salotto esclusivo, con 106,9 milioni di fatturato cresciuto del 5,77% sul 2018. La maison trentina è reduce da risultati record di crescita delle sue bollicine Ferrari e Bisol nel canale Horeca oggi completamente bloccato dalla crisi pandemica.
Non ci sono grandi novità nell’area delle cooperazione, che è presente nel club over 100 milioni con 9 aziende, e conserva la supremazia sul mercato italiano occupando il primo e secondo gradino del podio. Al primo posto, irraggiungibile, c’è la corazzata emiliana Cantine Riunite con un consolidato di 623,9 milioni, di cui il pezzo forte è il controllato Giv, di gran lunga il maggiore singolo operatore del mercato italiano, cui fanno capo 10 cantine lungo la penisola.
Al secondo posto, con incassi nella sola area vino di 230,2 milioni, c’è la Caviro: il grande consorzio romagnolo rappresenta da solo più del 10% della produzione nazionale di uva e ha un fatturato consolidato molto più sostanzioso, pari a 328,8 milioni, che comprende anche l’attività nei settori energia e distillerie.
Il Consorzio trentino Cavit, titolare di un fatturato di 191, 4 milioni (ottava posizione) si prepara a scalare la classifica del prossimo anno a seguito dell’acquisto delle tre controllate dell’ex gruppo La Vis (Cesarini Sforza, Casa Girelli e Glv), concluso a dicembre 2019. Completano questa importante rappresentanza il Consorzio trentino di primo grado Mezzacorona, al decimo posto con 186,6 milioni; La Marca vini e spumanti al 12esimo con 140,8 milioni; Cantina di Soave al 13esimo con 136 milioni; Terre Cevico al 15esimo con 132,5 milioni e infine il Collis Veneto wine group e il Gruppo Vivo Cantine al 19esimo e al 20esimo posto, rispettivamente con 109 e 107 milioni di fatturato. In particolare Vivo cantine, entrato a far parte del club lo scorso anno, ha realizzato un incremento di fatturato del 5,5%, il maggiore tra le cantine cooperative.
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