Il territorio si può tutelare stando a tavola, ovvero imparando a mangiare quegli alimenti la cui produzione non sia frutto di un guasto arrecato all’ambiente. E non solo: riproporre una specifica pietanza può servire anche a far tramandare antiche tradizioni culturali che rappresentano l’identità di un popolo. Sono 600 i delegati di 36 Paesi, che da ieri sono a congresso a Napoli da ieri per definire il futuro operativo e politico di Slow Food, che continua ad operare, sia in
Italia sia all’estero, per “coniugare la tutela ambientale con l’attenzione ai ritmi, alla qualità, al “gusto” della vita”.
Tre i momenti centrali: la consegna del premio Slow Food per la difesa della biodiversità,
il convegno sul tema “L’ambiente come risorsa, l’agricoltura come progetto. Esperienze e interventi per la biodiversità” e la “Piazza dei presidi”, con Piazza Plebiscito a Napoli che diventa un’area per l’expo di 120 prodotti d’eccellenza che sono stati salvati da Slow Food.
“Il cibo, anche il più elaborato, non può essere fonte di piacere - ha detto Carlo Petrini, presidente nazionale di Slow Food - se non è prodotto nel rispetto dell’ambiente, del territorio, delle tradizioni locali, dell’identità sociale delle diverse popolazioni”.
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