Che le api fossero sentinelle dell’ambiente si sapeva, che fossero anche spazzine no. A fare la scoperta sono stati Jeffrey Pettis direttore del laboratorio di ricerca sulle api del Dipartimento Americano dell’Agricoltura e Dennis van Engelsdorp della Penn State University.
Le api, secondo questa ricerca, riescono a individuare i residui di pesticidi nel polline che portano con sé all’alveare e li separano dal resto della colonia per non contaminarla. Il polline contenente i pesticidi finisce così in caselle dell’alveare che vengono chiuse con il propoli ed il cui contenuto non viene mangiato. I due ricercatori hanno rivelato che le api sono in grado di riconoscere un fungicida e due insetticidi utilizzati per uccidere acari parassiti dell’alveare e dopo averli isolati li “inumano” in alcune caselle che venivano poi chiuse con il propoli perché il loro contenuto non venga consumato. Pettis ha svelato i risultati della sua ultima scoperta ieri a Londra nel corso di un incontro con il gruppo parlamentare sulla scienza e la tecnologia nell’agricoltura. Lo scienziato è famoso per il suo studio sull’imidacloprid - il più diffuso pesticida della famiglia dei neonicotinoidi, prodotto dal gigante farmaceutico Bayer - che rende le api più esposte al rischio di contrarre un parassita unicellulare chiamato nosema, una delle cause del declino globale del numero di api.
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