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Le attività dell’uomo erodono il suolo 100 volte più velocemente dei processi naturali. A svelarlo è una ricerca condotta dai ricercatori della University of Vermont e dell’Imperial College di Londra, pubblicata dal magazine Usa “Geology”

Le attività dell’uomo erodono il suolo 100 volte più velocemente di quanto facciano i processi naturali. A svelarlo è una ricerca pubblicata dal magazine Usa “Geology” (www.geology.gsapubs.org), che sottolinea come la rimozione delle foreste e l’agricoltura intensiva possano accelerare notevolmente l’erosione.
Lo studio, condotto dai ricercatori della University of Vermont e dell’Imperial College di Londra, ha analizzato 10 fiumi negli Usa, e quantificato il livello di erosione degli ultimi millenni, scoprendo che prima della colonizzazione degli europei si sgretolava circa un pollice (2,5 cm) di suolo ogni 2.500 anni, mentre nei primi del Novecento la percentuale è aumentata ad un pollice ogni 25 anni.
“È più di un aumento di cento volte”, ha spiegato Paul Bierman, geologo della University of Vermont, e tra gli autori della ricerca. I ricercatori, infatti, sottolineano come disboscamento e coltivazione intensiva di cotone e tabacco, in pochi decenni, abbiano eroso una quantità di suolo che la natura avrebbe invece impiegato migliaia di anni a sgretolare. “Il nostro studio - ha raccontato Dylan Rood, geologo all’Imperial College e co-autore della ricerca - mostra l’enorme effetto che la colonizzazione europea e l’agricoltura hanno avuto sul paesaggio del Nord America”.
Per verificare il tasso di erosione gli scienziati hanno calcolato la quantità di berillo-10 nei sedimenti dei fiumi: più lenta è l’erosione, più berillo-10 si accumula. I campioni prelevati hanno così rivelato la quantità di terreno persa nelle ultime decine di migliaia di anni, permettendo agli scienziati di confrontare le percentuali pre e post colonizzazione.

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