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Le Città del Tartufo, per bocca del suo presidente Michele Boscagli, spingono per una nuova legge che tuteli la filiera del tartufo, dalla tracciabilità alla fiscalità. Argomento è alla base del convegno di San Giovanni d’Asso (15/16 novembre)

Un convegno nazionale per discutere di sviluppo della tartuficoltura e fare il punto sullo stato della legislazione del settore, organizzato dall’Associazione Tartufai Senesi, con la partecipazione dell’Associazione Nazionale Città del Tartufo, a San Giovanni d’Asso, il 15 e 16 novembre, per la “Mostra mercato del Tartufo Bianco e delle Crete Senesi”.
“L’unica legge esistente in materia è la n. 752 del 1985, “a cui è stato aggiunto un comma nel lontano 2005 - spiega a WineNews il presidente delle Città del Tartufo, Michele Boscagli - che ha addirittura peggiorato la situazione, visto che ha introdotto l’omissione del nome del cedente nella compravendita, rendendo ancora più difficile di quanto non fosse già la tracciabilità del prodotto”.
Da qui, secondo Boscagli, deve partire la revisione della legge che regolamenta la filiera del tartufo, “dalla tracciabilità, proprio a cominciare da quella fiscale. Solo così si permette ai territori del tartufo di creare un’economia sana, tracciabile e solida, fortemente legata alla propria terra”. Ma non è certo l’unico punto che verrà discusso: “va rivisto assolutamente il pagamento dell’Iva - continua Boscagli - perché ad oggi il commerciante la paga due volte: la prima quando acquista il tartufo dal cercatore (di cui, è bene ricordarlo, omette il nome), e la seconda quando rivende il tartufo al consumatore o al ristoratore, anche se stavolta la scarica. Ovviamente, la parte che riguarda l’omissione del cedente va assolutamente stralciata, non fa che favorire l’economia sommersa”. E poi ci sono altre due proposte sul tavolo, una che riguarda “la possibilità di rendere il tartufo un prodotto agricolo, esattamente come succede in Spagna ed in Francia. Certo, questa è una proposta che riguarda più che altro i tartufi neri, che possono essere coltivati, mentre per il tartufo bianco il discorso è più complesso”.
“I tartuficoltori - spiega il presidente delle Città del Tartufo - così si sentirebbero più tutelati, e potrebbero accedere in maniera più semplice ai contributi europei”. Infine, la nuova legge, “che ci auguriamo inizi al più presto il proprio iter parlamentare, dovrà tenere conto della necessità di tutelare e mantenere l’ambiente tartufigeno: dobbiamo difenderlo dai cambiamenti climatici - conclude Boscagli - magari con il finanziamento delle Regioni, o con i soldi dei tesserini dei cercatori, a prescindere dal fatto che diventi o meno prodotto agricolo”.

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