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“LE CLASSEMENT ALL’ITALIANA”, IN SPERIMENTAZIONE A MONTEFALCO. DUBOURDIEU: “RISCHIO GIUDIZIARIZZAZIONE SISTEMA”, DESSAUVE: “CI VOGLIONO ARBITRI E REGOLE CHIARE, ALTRIMENTI NON FUNZIONERA’ MAI”, CERNILLI: “DIFFICILE DA REALIZZARE”

Italia
Vigneto in Montefalco

Quello della realizzazione di una classificazione sul modello francese anche per i vini italiani, è un tema senz’altro affascinante e il passaggio dalla riflessione alla sua realizzazione rappresenterebbe una indubbia novità nel panorama dal mondo del vino del Bel Paese. Difficile, però, prescindere dalle difficoltà che questo progetto incontrerebbe in Italia e nello specifico a Montefalco, dove il Consorzio di tutela starebbe (o vorrebbe) per sperimentare una vera e propria “classement” del Sagrantino.

In primis, ce lo hanno ricordato gli stessi francesi che, nel convegno del 19 novembre a Montefalco, per presentare questo ambizioso piano, hanno evidenziato le difficoltà che, anche nella stessa Francia, incontrano le apparentemente solide classificazioni che regolano i vini transalpini più importanti.

Per Denis Dubourdieu, professore di enologia all’Università di Bordeaux e uno dei più grandi esperti di vino al mondo, nonché membro della commissione per la classificazione dei Cru Bourgeois, aperta nel 2003 e annullata nel 2007, il giudizio sulle classificazioni è decisamente tranchant: “le classificazioni funzionano soltanto se rappresentano una vera elite, cioè se sono costituite da privilegi che affondano la loro origine nel lontano passato ed ormai sono unanimemente riconosciute, come nel caso della classica classificazione del 1855, riaperta soltanto in un’occasione (1973 per includere Château Mouton-Rothschild, ndr). Se sono soggette a riaperture frequenti nel tempo, come è accaduto per quella di Saint Emillon, allora servono piuttosto ad alimentare una “giudiziarizzazione” del sistema, cioè una guerra legale pressoché infinita per salvaguardare i diritti degli esclusi o dei declassati. Se, poi, sono costruite in modo demagogico non hanno nessun tipo di incidenza sul mercato”.

Anche per Thierry Dessauve, autore insieme a Michel Bettane de “La Grand Guide des vins de France”, la classificazione è soggetta a grandi problematicità di realizzazione perché occorre sapere con precisione: “cosa si classifica, come lo si classifica e come reagiscono i non classificati o i male classificati. In Francia, le classificazioni di Saint Emillon e dei Cru Bourgeois si sono interrotte a causa dei processi, perché chi è stato declassato si è opposto in tribunale. Bisogna arrivare ad una regolamentazione - aggiunge Dessauve - che eviti tutto questo. Sono essenziali regole chiare e arbitri chiari, altrimenti non funzionerà mai”.

“Molto stimolante, perché è una cosa nuova - afferma Daniele Cernilli, direttore del Gambero Rosso - ma difficile da realizzare, soprattutto perché va a toccare degli interessi ormai costituiti. Purtroppo, è una ragione di carattere economico, ma dal punto di vista della validità la proposta c’è tutta”.

Il Ministero delle Politiche Agricole ha affidato ufficialmente al Consorzio di tutela dei vini di Montefalco il compito di svolgere una sperimentazione per la realizzazione di una classificazione dei vini Docg Montefalco Sagrantino, per permettere, come recita il decreto ministeriale, “l’identificazione di precise classi di prodotto, rapportate ad obiettivi e stabili criteri di valutazione dei requisiti qualitativi intrinseci e di rinomanza sui mercati, nell’interesse sia dei produttori che dei consumatori”. La fine di questa sperimentazione è prevista per l’autunno 2010, termine che il Ministero ha posto per la presentazione dei suoi risultati.

Il modello di classificazione proposto per la sperimentazione di Montefalco si ispira principalmente quello adottato a Saint Emilion. Gli aspetti salienti del modello sono:

1) sono classificati vini (delle “etichette”) e non vigneti; 2) i criteri di classificazione fanno riferimento, prima di tutto, a requisiti propri del singolo vino e che fanno riferimento in particolare a parametri di qualità e notorietà oltre che al prezzo; sono poi presi in considerazione anche alcuni requisiti propri dell’azienda produttrice; 3) la valutazione di merito è informata ad logica di “certificazione”, ovvero di verifica di risultati già raggiunti e non al puro apprezzamento discrezionale da parte dei membri della commissione; anche la valutazione della qualità (organolettica) prevede esplicitamente l’esame dei giudizi che la stampa specializzata nel periodo di riferimento; lo svolgimento di degustazioni da parte della Commissione di valutazione rappresenta uno strumento complementare volto a verificare taluni aspetti che non sempre è possibile dedurre da fonti esterne, quale ad esempio la verifica della capacità di un vino di invecchiare; 4) la Commissione di valutazione sarà costituita da soggetti esterni a Montefalco, che saranno scelti dal Ministero fra personalità di rilievo del mondo del vino ed espressione dei principali ambiti di competenza all’interno del settore. 5) è prevista la revisione della Classificazione ad intervalli di tempo pre-definiti, inizialmente più ravvicinati (3/5 anni) per poi diventare più lunghi (10 anni, come Saint Emilion).

Secondo il suo ideatore, il professor Vincenzo Zampi (Università di Firenze) la sperimentazione “è una occasione per le aziende di acquisire un patrimonio di esperienze e riflessioni su temi cruciali, perché la classificazione non duplica le norme sulla denominazione ma coglie quei punti chiave che forniscono alle aziende il vero senso del loro posizionamento nel mercato”.

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