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LE GRANDI FIRME DELLA CUCINA ITALIANA ED EUROPEA SEMPRE PIU’ CONQUISTATE DAL LOW COST: ANCHE GIANFRANCO VISSANI NEL SUO “CASA VISSANI” DI BASCHI, PROPONE MENU’ DA 30 EURO. LO CHEF UMBRO IN BUONA COMPAGNIA: CEDRONI, BOTTURA, OLDANI, DUCASSE, BOCUSE …

Un po’ sarà la vocazione al voler diffondere la cultura della cucina di qualità presso un pubblico più ampio possibile, un po’ sarà la necessità di trovare contromisure alla crisi dei consumi, fatto sta che anche i grandi chef del Belpaese si affacciano sempre più spesso alla cultura del low-cost, che si badi bene, non è quella della minor qualità a prezzi bassi, ma quella della qualità a prezzi inferiori, e anche di molto, rispetto alla norma.

L’ultimo in ordine di tempo è Gianfranco Vissani, che nel suo “Casa Vissani” a Baschi (Terni), lancia l’iniziativa “l’Ora Vissani”, dove a pranzo, dalle 13 alle 14, propone un menù a 30 euro con primo, secondo, calice di Brunello di Montalcino e dessert, da consumare ad un tavolo speciale con 14 coperti, chiaramente solo su prenotazione. Un prezzo ragionevole, se si considera che un menù nel suo ristorante stellato, vini esclusi, parte da 155 euro, e che addirittura il costo di un solo piatto può andare dai 40 ai 100 euro.

Ma quella del pasto low-cost preparato da grandi firme della cucina inizia ad essere una vera e propria tendenza che continua a crescere: in Italia, Davide Oldani, nel suo D’O (Milano) propone un menù a pranzo da 11,5 euro, Massimo Bottura, alla Francescana di Bologna si aggira intorno ai 28 euro, mentre Moreno Cedroni, al Clandestino di Baia di Portonovo (Ancona) propone menù a 30 euro, mentre all’Anikò di Senigallia (Ancona), si parte da 15.

E, in Europa, la tendenza della cucina low cost ma griffata va via via affermandosi già da qualche anno, con “testimonial” di tutto rispetto, come il pluristellato michelin Paul Bocuse, che nel suo ristorante di Collonges, alle porte di Lione, propone piatti stile fast-food ma con ingredienti di alta qualità a prezzi tra i 6 e i 12 euro, o Paul Ducasse, che all’Aux Lyonnais di Parigi propone piatti anche a 8-10 euro, solo per fare degli esempi.

Ma in tema di un nuovo rapporto con la clientela, c’è anche chi si è spinto oltre questa che qualcuno ha definito “democratizzazione del lusso”: a decidere quanto pagare non è più il ristoratore ma il cliente: è quanto accade al ristorante persiano Kish di Francoforte, dove a pranzo si offre un buffet che, secondo quanto dichiara il proprietario Feily, è stato valutato dai commensali da un minimo di 50 centesimi fino a un massimo di 40 euro (con un incremento di clientela a pranzo del 32%), e in Inghilterra, dove nella cittadina di Poole, vicino a Londra, Mick Callaghan nel suo Penn Central per due giorni a settimana, a pranzo, lascia che siano i clienti a stabilire il prezzo di ciò che hanno mangiato.

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