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CAMBIAMENTO CLIMATICO

Le polizze assicurative per i vigneti valgono 2,3 miliardi, ma la difesa attiva sarà il futuro

Ismea: nel 2023 l’aumento del 2% delle aziende vitivinicole assicurate al Nord non ha compensato il calo registrato nel resto d’Italia
ASSICURAZIONI, CAMBIAMENTO CLIMATICO, ISMEA, POLIZZE, RISK MANAGEMENT, VINITALY, Italia
Fulmini nel cielo sopra un vigneto

Il lavoro in vigna è attività sempre più complessa e imprevedibile ed il motivo è semplice da intuire, il cambiamento climatico. Questa, infatti, è una delle insidie che ormai si affacciano con una certa regolarità ed i suoi effetti possono mettere a dura prova il lavoro che viene svolto quotidianamente. Non a caso le cantine corrono ai ripari per proteggersi in uno scenario già complicato di suo, anche se le assicurazioni, in Italia, sono in calo, secondo i numeri. Delle oltre 241.000 imprese vitivinicole italiane, 27.000 (l’11%) sono assicurate contro i rischi meteoclimatici, realtà che in termini di superfici rappresentano, però, un più significativo 30% degli ettari complessivamente vitati (673.000 circa). Un comparto che concentra oltre un terzo del mercato assicurativo agricolo agevolato specifico delle coltivazioni vegetali, con polizze che cumulano un valore di 2,3 miliardi di euro, pari ad oltre il 50% della Plv (produzione lorda vendibile) del settore. Numeri, illustrati da Ismea, ieri, a Vinitaly 2024 a Verona, nel convegno “Misure attive e passive di gestione del rischio nella filiera uva da vino”, che confermano l’importanza del comparto vitivinicolo in termini di adesione agli strumenti di risk management e che, allo stesso tempo, evidenziano la necessità di salvaguardare patrimonio e capitale circolante di un asset di assoluto rilievo per l’agroalimentare italiano, grazie a un giro d’affari alla produzione di poco meno di 14 miliardi di euro (oltre il 10% del fatturato agrifood) ed ai quasi 8 miliardi di esportazioni, con le cantine italiane che muovono, fuori dai confini nazionali, i volumi in assoluto più elevati a livello mondiale.
Dal punto di vista territoriale, nel 2023 l’aumento del 2% del numero delle aziende vitivinicole assicurate nelle regioni settentrionali, non ha compensato il calo registrato nel resto d’Italia, rispettivamente del 9% nel Centro e del 18% nel Mezzogiorno, con il dato nazionale che ha fatto segnare pertanto una contrazione del 4,9% sul 2022. II Nord copre poco meno dell’80% dei valori assicurati in Italia, con il ruolo-pivot del Veneto (40,4%), prima regione vitivinicola a livello nazionale, seguita dal Friuli Venezia Giulia (11,5%) e, nelle regioni centrali, con il 10% di quota, è la Toscana a fare la parte del leone (7,8%), mentre al Sud, Isole comprese (10,7%), il primato va alla Puglia, con il 6,7% dei valori complessivamente assicurati. Nel convegno è stato sottolineato il circolo virtuoso che si innesca con una corretta strategia della prevenzione e gestione del rischio, di supporto anche all’accesso al credito, con la naturale propensione delle banche a valorizzare, nelle metriche valutative dei clienti da finanziare, le aziende che mettono in campo investimenti in tal senso.
“Permangono, oltre a un evidente squilibrio territoriale, i problemi legati alla necessità, da parte delle aziende vitivinicole, di dover fronteggiare la scarsa attenzione ai rischi fitosanitari da parte delle compagnie assicurative, per la mancanza di una storia sinistri necessaria a una corretta tariffazione” ha dichiarato Camillo Zaccarini Bonelli, dirigente Ismea, precisando anche che “per questa ragione le aziende, essenzialmente del Nord Italia, che hanno puntato su un mix di strumenti di risk management, hanno potuto beneficiare di una migliore protezione, affiancando, se possibile, ad una polizza contro i rischi climatici una copertura fitosanitaria con l’adesione, anche questa agevolata, grazie ai contributi Ue e nazionali, ad esempio di un fondo di mutualizzazione. Tanto più se si considera che nel 2023 la vendemmia in Italia, scesa ai minimi da 76 anni, ha accusato gravi perdite di resa per le conseguenze della peronospora e delle grandinate”. Per il presidente Ismea, Livio Proietti, “dobbiamo favorire con le risorse della Pac una più stretta sinergia tra coperture assicurative e mutualistiche e strumenti di difesa attiva, come reti anti grandine, droni e sensori, che limitano anche i costi per la sottoscrizione delle polizze”, ricordando anche che “l’Ismea, che gestisce la Banca dati sui rischi in agricoltura, garantisce un costante supporto alle istituzioni sulle tematiche della gestione del rischio, anche con dati e informazioni necessari agli scambi di conoscenze ed alla prevenzione dei rischi da parte delle aziende, esposte oggi più che in passato agli effetti dei cambiamenti climatici”.

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