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LE QUOTE ROSA NELL’AGROALIMENTARE ITALIANO? E’ DONNA 1/3 DEI LAVORATORI DEL SETTORE (36% DEL TOTALE), MA ANCORA LONTANO DALLA CONDIZIONE LAVORATIVA DEGLI UOMINI. LO DICONO FLAI-CGIL. IL SUD BATTE IL NORD E LA REGIONE PIU’ ROSA E’ LA PUGLIA

L’agroalimentare italiano è per un terzo donna. Sono infatti circa 650.000 le donne occupate nel settore ovvero il 36% del totale. La Puglia è il capofila del movimento rosa con 113.000 donne occupate, ma è il Sud in generale ad avere più donne impegnate nell’agroalimentare, tanto che in Campania, Puglia, Basilicata e Calabria il numero delle donne che lavorano in agricoltura supera quello degli uomini. È la fotografia del lavoro femminile scattata dalla Flai-Cgil che però denuncia la situazione di disparità di trattamento lavorativo tra uomini e donne in occasione dell'assemblea nazionale n. 2 “Donne, democrazia e rappresentanza”, di scena oggi a Roma.

“La concezione della donna nel nostro paese - sottolinea il segretario generale della Flai-Cgil, Stefania Crogi - deve essere completamente ribaltata e la questione femminile deve essere rimessa con forza al centro dell’agenda politica. È una battaglia di civiltà perché in Italia le donne vivono ancora in una condizione di profondo disagio e disuguaglianza, hanno una rappresentanza politica esigua e non all’altezza di un paese moderno, democratico ed europeo, non hanno facilmente accesso al mercato del lavoro e vengono sostanzialmente discriminate per la loro condizione di madri o perché, loro malgrado, devono farsi carico della famiglia. Dobbiamo mettere in campo delle politiche attive e di inclusione che abbiano l’obiettivo di portare ad una reale parità tra uomo e donna in tutti gli ambiti della società”.

“Nel settore agricolo - lamenta Flai-Cgil - esiste ancora la busta paga differenziata tra uomini e donne. Ovviamente tale pratica non è prevista dal contratto nazionale né tanto meno da quelli provinciali ma è a oggi molto diffusa soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno dove la Flai stima che le donne percepiscano un salario inferiore a quello degli uomini per un importo che va da un minino di 3 euro fino a un massimo di 5 euro. Le donne occupate in agricoltura, inoltre, vengono generalmente inquadrate in modo errato e quindi percepiscono un salario inferiore rispetto alla qualifica e alla mansione che ricoprono in azienda. Tale dinamica - conclude Flai-Cgil - è presente anche in alcune realtà dell’industria alimentare, specie in quelle di piccola o piccolissima entità e anche del centro-nord”.

Secondo i dati forniti dalla Flai-Cgil, le donne trovano più facilmente un’occupazione nelle regioni del Mezzogiorno. La regione più “rosa”, è la Puglia, con 113.000 donne occupate, seguita dalla Calabria con 85.000, dalla Campania con 73.000 e dalla Sicilia con 48.000. Se si tiene conto della piccola dimensione della regione, particolarmente rilevante è anche il dato della Basilicata, dove la stima della Flai parla di 18.000 donne occupate. In Campania, Puglia, Basilicata e Calabria il numero delle donne che lavorano in agricoltura supera quello degli uomini. Prima tra le regioni del nord Italia, invece, è l’Emilia-Romagna con 39.000, seguita dal Veneto con 14.000, dalla Lombardia e dal Piemonte con 5.600. Anche nel centro Italia si registrano cifre ragguardevoli, con il Lazio e la Toscana a quota 12.000. La Sardegna ne conta, invece, 5.500.

La presenza di donne è invece altissima nell’industria al Nord. In particolare, nelle aziende di trasformazione alimentare del Piemonte, dove tocca quota 117.000. Seguono la Lombardia con 23.000 e l’Emilia-Romagna con 39.000. Ragguardevole è il dato della Campania, con 17.000, unica regione del Mezzogiorno a raggiungere una quota così alta. Il Veneto, invece, ne conta 12.000, il Lazio 6.500 e la Toscana 5.800. Tra i diversi settori merceologici dell’industria alimentare in cui si segnala maggiormente la presenza di lavoratrici spiccano quelli dell’orto-frutta e degli ortaggi, della produzione di pasta e dolci, dei prodotti da forno e per pasticceria, della trasformazione del latte, della macellazione e della conservazione delle carni. In Piemonte le donne superano gli uomini nelle industrie dolciarie, nei pastifici e nelle torrefazioni, in Lombardia nelle aziende di confetture, in Veneto ed Emilia-Romagna in quelle di trasformazione di prodotti orto-frutticoli.

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