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EXPORT

Le spedizioni di vino italiano, nei primi 9 mesi 2021, superano i 5 miliardi di euro (+15%)

Analisi WineNews (su dati Istat): gli Usa a quota 1,31 miliardi di euro (+23,6%), corre il Canada, bene Germania, Uk, Russia, Cina
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I primi 9 mesi delle spedizioni di vino italiano

Non ci pensa neanche, il vino italiano, a fermare la sua corsa sui mercati esteri, dove il bilancio dei primi 9 mesi 2021, come rivelano gli ultimi dati Istat, segna addirittura un’accelerazione, con una crescita sullo stesso periodo 2020 del +15,1%, con il fatturato che passa da 4,45 a 5,13 miliardi di euro. Tutto sembra procedere per il meglio, con le tendenze emerse da inizio anno che trovano conferma. Prima di tutto, la “sete” degli Stati Uniti, dove i dati sull’occupazione, che tanto agitano il Governo Biden, non sembrano frenare la spinta espansionista dei consumi. Non sorprende quasi più il Canada, stabilmente quinto mercato per le spedizioni di vino italiano, che adesso tallona la Svizzera. Germania e Gran Bretagna crescono allo stesso ritmo, anche se in terra di Albione c’è ancora tanto da fare, con la corsa al ribasso sul prezzo medio che rischia di trasformarsi in una trappola. Sorprende la crescita a doppia cifra della Francia, ormai terza meta (non così inconsueta) per l’export del Prosecco, dietro a Usa e Uk, così come il ritmo di Svezia e Paesi Bassi. Fanno corsa a sé, infine, almeno per qualche altro mese, Cina e Russia, la prima crollata sotto i colpi del Covid nel 2020, la seconda in recupero dopo anni tra stagnazione e decrescita.

Nell’analisi WineNews degli ultimi dati Istat, la Svizzera, nei primi 9 mesi 2021, ha importato 292 di euro di vino italiano (+12,7% sullo stesso periodo 2020), la Francia, con 153 milioni di euro, segna sul 2020 (+11,7%), mentre in Austria sono andati 80 milioni di euro di vino italiano (+2,6% sul 2020). In Germania, secondo mercato di esportazione, il vino italiano ha fatturato 815 milioni di euro (+7% sul 2020), nei Paesi Bassi l’export enoico del Belpaese è arrivato a quota 153 milioni di euro (+15,9% sul 2020), grosso modo sugli stessi livelli della Svezia, a 150 milioni di euro (+11,1% sul 2020), con la Norvegia che ha invece importato qualcosa in meno rispetto al 2020 (-1,7%), ossia 82,2 milioni di euro di vino dall’Italia. La Gran Bretagna supera lo scoglio del mezzo miliardo di euro (507 milioni di euro, per la precisione), in crescita del +6,1% sul 2020, e la Russia ancora sugli scudi, a quota 96 milioni di euro (+29% sul 2020).

Come ormai da inizio anno, è il dato degli Stati Uniti ad impressionare: in soli 9 mesi, la prima destinazione del vino italiano ha importato 1,31 miliardi di euro di vino, in crescita del +23,6% sul 2020. Da non sottovalutare anche i segnali che arrivano dal Canada, con 281,6 milioni di euro di vino importato dall’Italia (+11,5% sul 2020). Continua nel suo lento recupero il Giappone, a quota 121 milioni di euro (+7,1% sul 2020), ancora distante dai numeri del 2019. Al contrario, la Cina, con 91,7 milioni di euro di vino importato dall’Italia, conferma la forte crescita sul disastroso 2020 (+53,1%). Infine, la Corea del Sud, ormai una realtà di cui tenere conto, a quota 60,7 milioni di euro (+114,5% sul 2020), e Hong Kong, porta d’accesso privilegiata per tanti fine wine italiani, che ha importato 21,2 milioni di euro di vino nei primi 9 mesi 2021 dal Belpaese (+32,5% sul 2020).

Focus - Il commento di Unione Italiana Vini (Uiv)

Il vino italiano guadagna posizioni in tutti i suoi fondamentali: oltre al valore, aumentano i volumi (+7,9%, 16,2 milioni gli ettolitri esportati) e, soprattutto, il prezzo medio, a +7%. Un dato importante, quest’ultimo, che, però, secondo Unione Italiana Vini (Uiv) va solo a parziale compensazione delle perdite che le aziende stanno subendo a causa del balzo dei costi di materie prime, di energia elettrica e trasporti. A trainare il mercato, l’ennesimo exploit degli sparkling che incrementano del 28,6% sia in volume che a valore, con l’Asti a +13% e il Prosecco che vola a quasi +40%, grazie anche all’enorme balzo della domanda statunitense. I consumi post lockdown di vino italiano nel mondo privilegiano i vini Dop imbottigliati (+18,8%), con i fermi a +15,1%, mentre è minore la crescita di Igp e vini comuni. Tra i formati, a conferma di una domanda che vira maggiormente verso i segmenti medio-alti, si segnalano in calo i bag in box (-11%), dopo l’exploit durante il lockdown, e lo sfuso (-5%).

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