Oltre 300.000 nuovi alberi, quasi 8 milioni di metri quadrati aggiuntivi di parchi e giardini e 16.000 nuovi terrazzi e balconi fioriti: è la stima, firmata da Coldiretti, degli effetti della proroga fino al 2024 del bonus verde, prevista dalla manovra di bilancio e fortemente voluta dal Ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli, presente agli Stati Generali dei florovivaisti italiani “Coltiviamo bellezza per produrre salute”, di scena a Giarre (Catania), per la conferenza Onu Cop26 di Glasgow. Una misura, spiega la Coldiretti, che pone l’Italia all’avanguardia nella lotta allo smog e ai cambiamenti climatici.
Il bonus verde prevede una detrazione ai fini Irpef nella misura del 36% delle spese sostenute per la sistemazione a verde di aree scoperte private e condominiali di edifici esistenti, di unità immobiliari, pertinenze o recinzioni (giardini, terrazze), per la realizzazione di impianti di irrigazione, pozzi, coperture a verde e giardini pensili. Solo nel 2019 in Italia sono stati investiti grazie al bonus 104 milioni di euro secondo i dati dell’Agenzia delle Entrate. Si tratta quindi di uno strumento molto utile per l’ambiente ma la detrazione, sottolinea Coldiretti, dovrebbe essere pari almeno al 50% alzando a 10.000 euro l’importo massimo di spesa per abitazione, mentre per i lavori detraibili all’interno del bonus verde sarebbe auspicabile un’Iva agevolata del 10%.
Anche perché, continua Coldiretti, la misura favorisce la qualità della vita nelle città considerato che una pianta adulta è capace di catturare dall’aria dai 100 ai 250 grammi di polveri sottili mentre un ettaro di piante è in grado di aspirare dall’ambiente ben 20.000 chili di anidride carbonica (Co2) all’anno. Senza dimenticare gli effetti di mitigazione sui microclimi metropolitani visto che differenza di temperatura estiva delle aree urbane rispetto a quelle rurali raggiunge spesso valori superiori a 2°C nelle città più grandi, secondo uno studio Ispra.
Per contrastare i cambiamenti climatici, conclude Coldiretti, occorre anche garantire la sostenibilità economica del frutteto italiano dove negli ultimi venti anni è sparita quasi una pianta su quattro (23%), fra mele, pere, pesche, arance, albicocche e altri frutti con un gravissimo danno produttivo ed ambientale per il ruolo che svolgono nella mitigazione del clima anche ripulendo l’aria dall’anidride carbonica e dalle sostanze inquinanti come le polveri PM10. Recenti studi hanno sottolineato il ruolo positivo della frutticoltura nella tutela dell’ambiente proprio per la capacità di catturare Co2, ruolo che potrebbe ulteriormente crescere con l’adozione di tecniche colturali finalizzate non solo alla produzione di frutta ma anche alla lotta all’inquinamento e al cambiamento climatico.
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