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CORONAVIRUS NEL MONDO

L’emergenza è planetaria: le contromisure in Francia, Spagna, Germania, Uk e Usa

Oltralpe il dubbio delle enoteche, in Spagna l’appello delle Città del Vino, in Usa chiuse le tasting room in California
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Photo Credit: Strada del Barolo

No, l’emergenza Coronavirus non riguarda più solo l’Italia, è ormai a tutti gli effetti una pandemia, e dopo le prime resistenze, condite da una preoccupante inazione - sottolineata in più di un’occasione dall’Oms - e da una certa ritrosia a riconoscere al Belpaese la bontà delle contromisure decise, anche i Governi degli altri Paesi occidentali colpiti corrono ai ripari. C’è chi lo fa ricalcando il modello italiano, come Spagna e Francia, e chi si mantiene in equilibrio tra stato d’emergenza e impossibilità o incapacità di imporre misure draconiane, come Gran Bretagna e Stati Uniti.
Così, Oltralpe i francesi staranno in casa per 15 giorni, con Macron che dichiara letteralmente guerra al virus:
chiuse scuole, università, bar, ristoranti e, soprattutto, spostamenti limitati allo stretto necessario. Con un dubbio, che verrà sciolto solo dai prossimi decreti legge: che ne sarà delle enoteche? Il decreto del 14 marzo 2020, infatti, impone la chiusura di “tutti i luoghi aperti al pubblico non indispensabili alla vita della nazione”, ad eccezione dei negozi di alimentari, “che presentano un carattere di indispensabilità”. Anche le enoteche, nella legislazione francese - così come in quella italiana - rientrano nella categoria, e per ora gli enotecari francesi, seguendo le indicazioni del Syndicat des Cavistes Professionnels, decideranno autonomamente il da farsi, forti del decreto del 16 marzo che permette a bar e ristoranti le attività di asporto, a patto di avere una licenza. E se in vigna la natura non ha alcuna intenzione di farsi spaventare, con la serrata dei musei, come vi abbiamo raccontato ieri https://winenews.it/it/coronavirus-anche-la-francia-corre-ai-ripari-chiude-la-cite-du-vin-di-bordeaux_412706/, anche la Cité du Vin di Bordeaux, il più grande museo dedicato al vino al mondo, chiude i battenti.
La situazione peggiore, in Europa, è, però, quella della Spagna, dove l’epidemia sta ricalcando esattamente l’evoluzione registrata in Italia, con i contagi che hanno superato quota 11.000 e 491 morti. Nei provvedimenti presi dal Primo Ministro Pedro Sànchez, che dureranno anche qui solo quindici giorni, la chiusura delle attività commerciali - “ad eccezione di quelle essenziali” - ed il divieto ad ogni spostamento se non “per acquistare prodotti alimentari o farmaceutici”. In linea con le disposizioni del Governo di Madrid anche la posizione dele città del vino di Spagna, riunite nella Asociación Española de Ciudades del Vino: “vogliamo unirci al richiamo alla responsabilità che nasce dallo stato di emergenza dichiarato dal Governo di Spagna. Siamo coscienti di trovarci in un momento eccezionale e di estrema gravità che ci obbliga a prenderci cura della salute e della sicurezza dei nostri clienti e di tutti i lavoratori delle oltre 2.000 imprese del settore enoturistico che fanno parte delle Rutas del Vino de España. In questi momenti - si legge nel comunicato - consigliamo vivamente di non viaggiare nelle nostre città e nelle strade del vino. Fermare il Coronavirus è responsabilità di tutti e tutte. Se ti proteggi tu, proteggi gli altri. #EsteVirusLoParamosUnidos (questo virus lo fermiamo uniti, ndr)”.
E mentre in Germania la stretta si fa sempre più dura con il crescere dei contagi, con gli ultimi provvedimenti della cancelliera Angela Merkel che hanno portato alla chiusura di teatri, sale da concerto, fiere, musei, mercati e palestre, con i ristoranti resteranno aperti dalle 6 alle 18, e la proibizione di messe ed eventi (ma l’ultima parola spetta ai Land), in Gran Bretagna il Primo Ministro Boris Johnson, dopo la linea a dir poco contraddittoria sostenuta nelle ultime settimane, adesso sembra scendere a più miti consigli. E, in tal senso, però, non opta per il divieto, ma appunto per il consiglio, a non viaggiare, ad evitare evitare pub, teatri, club e altri luoghi di ritrovo, a lavorare da casa: linea morbida, forse troppo.
Più deciso, a Washington, Donald Trump, che è passato dal negazionismo al confronto con la realtà, che dalla sospensione della Nba in avanti è andata ben più veloce della politica: ieri ha parlato di “pandemia che potrebbe durare fino a luglio o agosto: siamo ad un punto critico in questo Paese, siamo dove l’Italia era due settimane fa in termini di numeri. Se si guarda alle proiezioni, ci sono tutte le possibilità di diventare come l’Italia”. Un allarme che ha portato i sindaci di New York e Las Vegas, città simbolo della vitalità Usa, a cinema, teatri, palestre, negozi, bar e ristoranti, questi ultimi autorizzati a lavorare solo per le ordinazioni da portar via o per le consegne a domicilio. In California, invece, il Governatore Gavin Newsom ha ordinato la chiusura, oltre che di bar e pub, delle tasting room delle 4.000 aziende enoiche dello Stato, tra Napa Valley, Sonoma Valley, Mendocino, Santa Clara. Con una gaffe, da parte del Governatore, che nel decreto - secondo il Wine Institute - ha scritto “wineries”, intendendo, però, “tasting rooms”: errore di vocabolario particolarmente grave, se si considera che Newsom è socio proprietario della Cade Estate winery, in Napa Valley ...

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