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ECONOMIA

L’export 2023 del vino italiano sempre più vicino al record del 2022: -0,6% nei primi 11 mesi

Il dato è in valore, ancora in miglioramento, parità nei volumi. Bene Germania e Regno Unito, segnali incoraggianti dal Nord America
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Export, il vino italiano nel 2023 si sta avvicinando ai numeri del 2022

Un 2023 sovente salutato come “annus horribilis” per il mondo del vino, compreso quello italiano, ma che, in realtà, grazie all’export, potrebbe ancora sperare di chiudere molto vicino alle cifre record del 2022, addirittura superandolo: i dati Istat sui primi 11 mesi dell’anno, analizzati da WineNews, parlano di un incoraggiante recupero che porta il bilancio provvisorio ad un -0,6% in valore, per quasi 7,2 miliardi di euro, accompagnato da un pareggio per quanto riguarda i volumi, e quindi 1,99 milioni di ettolitri tra gennaio e novembre 2023, cifra identica a quella sullo stesso periodo del 2022, ma inferiore al dato di ottobre che era in positivo. Sul dato registrato fino ad ottobre, in valore (-0,7%), c’è stato, pertanto, un miglioramento che si inserisce in un trend di fine anno positivo, basti pensare che, a settembre, si era toccato -1,9% sempre con volumi stabili. Valori in crescita, tra i principali mercati osservati più in dettaglio da WineNews (che insieme valgono quasi 7,2 miliardi di euro nei primi 11 mesi del 2023), continuano comunque a registrarsi solo in pochi mercati europei anche se ci sono segnali di miglioramento tanto in Usa che in Canada, mentre nei Paesi orientali restano in “profondo rosso”.
La Germania, primo mercato europeo e secondo al mondo per l’Italia enoica, cresce del 3,7% superando quota 1,1 miliardi di euro; crescita ancora maggiore per il Regno Unito(+5,4%) con 794,9 milioni di euro ma è la Francia, a livello di balzo percentuale (+10,7%) a fare meglio di tutti nel Vecchio Continente sfiorando i 300 milioni di euro e confermando quanto visto nei mesi scorsi, ovvero che il principale “rivale” enoico del Belpaese continua ad acquistare sempre di più etichette italiane. In positivo anche i Paesi Bassi, vicini ai 220,5 milioni di euro (+4,2%) e l’Austria a +4,4% per 128,9 milioni. Poi iniziano i saldi (provvisori) negativi: tengono comunque la Svizzeracon 384,78 milioni di euro (-1,5%); il Belgio a -1,5% per 217,2 milioni di euro; la Svezia in calo dell’1,8% e con un dato in valore di poco superiore ai 182,4 milioni di euro. Forte calo, invece, quello della Russiache dal +3,9% dei primi dieci mesi è passata al -6% per una cifra di 142,49 milioni di euro; dato negativo importante anche per Danimarca, -7,4% per 135,9 milioni di euro e Norvegia, -6,2% per 96,8 milioni, con entrambi i Paesi del Nord Europa che presentano, comunque, percentuali leggermente migliori sul rilevamento riferito ad ottobre 2023.
Continuano, però, a “fare male” le difficoltà incontrate nel 2023 dal fondamentale mercato del Nord America anche se dei segnali di recupero, già notati un mese fa, continuano a manifestarsi. Gli Stati Unitiancora saldi come primo partner straniero del vino italiano, superano gli 1,6 miliardi di euro, con un -6% nei primi 11 mesi 2023 sul 2022 che fa meglio del -6,8% di ottobre e del -9,9% registrato fino a settembre. Resta in doppia cifra il saldo negativo del Canada(-10,1%) per 360,9 milioni di euro, ma con una performance migliore rispetto agli ultimi due rilevamenti di ottobre (-13,8%) e settembre (-17,6%).
In Asia, nonostante il confronto con il 2022 sia durissimo, una timida luce di ripresa forse si sta accendendo soltanto in Cina come dimostra il trend di fine 2023. Il Giappone supera i 163 milioni di euro (-11,2%) mentre il Paese del Dragone segna -11,7% pari a poco più di 90,3 milioni di euro. Pesante il dato della Corea del Sud (-34,5%) di poco sotto i 45,2 milioni di euro mentre continua il crollo di Hong Kong (-9,3%) con 23,3 milioni di euro.
Dunque se il quadro complessivo resta a tinte scure, con la maggioranza dei mercati stranieri più importanti del vino italiano ancora in netto ritardo sul 2022, ci sono comunque dei segnali, già manifestati nelle rilevazioni di ottobre, soprattutto per il Nord America e l’Europa, che fanno comunque ben sperare per uno sprint a lieto fine.

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