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L’Ia può aiutare il vino, dalla cantina alla comunicazione. Ma servono le competenze umane

Se ne è parlato al “Wine2Wine” con gli esperti Felicity Carter e Justin Noland (Treasury Wine Estates), tra innovazione e importanza delle persone
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L’Intelligenza artificiale può aiutare il mondo del vino, ma serve la competenza umana

Raccomandazioni personalizzate, note di degustazioni automatizzate, analisi dei trend, previsione della domanda, gestione dell’inventario, contenuti di marketing e comunicazione. Ed ancora, sostenibilità in vigna, sicurezza ed elevamento delle competenze dei lavoratori, innovazione. Sono gli ambiti in cui l’Intelligenza artificiale (Ai) può inserirsi (e in alcune realtà lo ha già fatto massicciamente) nel mondo del vino, perché anche questo settore non è stato di certo immune da questa rivoluzione che sta cambiando il “digital”, il modo di lavorare e anche le competenze degli organici di un’azienda. Un processo che non ha interessato tutti alla stessa maniera, ma con cui anche il mondo del wine & food ha iniziato a fare conoscenza tra semplificazioni e punti da approfondire perché sarebbe un grave errore “mandare in pensione” le competenze umane. Alcuni spunti interessanti per il legame tra Intelligenza artificiale e vino, tra grandi possibilità e insidie nascoste, sono emersi a “Wine2Wine”, il business forum by Veronafiere e Vinitaly, che si è chiuso, oggi, a Verona, e che quest’anno ha messo al centro proprio il tema dell’Intelligenza artificiale, in diversi incontri, come quello con Felicity Carter, fondatrice del podcast “Drinks Insider”, direttrice editoriale di Areni Global a Londra e consulente editoriale per una serie di clienti privati, e Justin Noland, vice presidente della digital experience per Treasury Americas del gruppo Treasury Wine Estates.
La base da cui partire è che “l’Ia non fa nulla che gli esseri umani non sappiano fare, la differenza è nella velocità di realizzazione” e la tempistica, si sa, è un aspetto fondamentale. Quindi l’Ia può essere una grande comodità, anche per il mondo del vino, tra le aree di applicazione citate ci sono una miglior pianificazione, un più efficace servizio per i clienti, tempi di reazione più rapidi. Ma sbaglia chi pensa di avere a disposizione uno “strumento magico” perché, principalmente, come ha spiegato Carter, “nessuno è riuscito a comprendere il codice che ci consente di raccomandare un vino alla clientela”. Uno dei problemi dell’Ia è, però, è che “produce un risultato blando” e quindi “sono necessarie le competenze: queste, infatti, permettono di avere il miglior risultato con l’Intelligenza artificiale”. La persone, quindi, rimangono centrali. Certamente la vita può diventare più semplice per i produttori, e l’Ia può, infatti, intervenire per la pianificazione di un business plan, in compiti amministrativi, per la gestione degli archivi, ed è un aiuto per il proprio modello finanziario. La velocità nel risolvere i problemi, probabilmente, è il suo vero valore aggiunto in determinati casi: basti pensare che, nell’ambito di un progetto contro lo spreco di alimenti, Air New Zealand ha scattato oltre 30.000 foto facendosi aiutare dall’Ia per notare quali pasti non sono stati mangiati durante il volo e migliorare così il menù, andando più in profondità sui gusti dei viaggiatori. Ma chi pensa che figure come quelle dei creatori di contenuti, degli agenti commerciali e di altre che “gravitano” nell’universo vino, abbiano le ore contate, probabilmente si sbaglia. Saranno comunque il tempo, e le eventuali evoluzioni degli strumenti, a dare le giuste risposte.
Anche se c’è chi, sull’Intelligenza artificiale, ha iniziato a puntarci da tempo. Questo è il caso di Treasury Wine Estates, colosso australiano del vino (2,48 miliardi di dollari il fatturato nell’anno fiscale chiuso a giugno 2023, ndr) e quarto produttore più grande al mondo. Justin Noland, vice presidente della digital experience per Treasury Americas, del gruppo Treasury Wine Estates, ha sottolineato come l’Intelligenza artificiale e l’automazione svolgano un ruolo importante in tutti gli aspetti del business, dall’e-commerce al marketing, fino a rendere le pratiche viticole più efficienti, sostenibilità compresa. A proposito di quest’ultimo ambito, i benefici, nello specifico, sono arrivati nella precisione dei trattamenti in vigna, e un esempio riportato è quello dell’installazione, nei vigneti dell’azienda (nel 2023), di oltre 150 unità di telemetria per monitorare l’utilizzo dell’acqua e la capacità dei serbatoi, un aiuto ritenuto decisivo per determinare, con esattezza, quando è necessario irrigare. Ia che entra anche “al volante” dei mezzi, con le piattaforme specifiche che “stanno migliorando la sicurezza dei nostri dipendenti” e non solo. In quest’ottica, i conducenti dei trattori stanno migliorando le loro competenze per diventare operatori di macchine da remoto ed i viticoltori sono più liberi di trascorrere il loro tempo in vigna e in cantina. In concreto, poi, è stato anche lanciato il primo sistema di automazione al mondo da 10 milioni di dollari nell’azienda vinicola Barossa Valley in Australia.“La pandemia - ha spiegato Justin Noland - ha cambiato il modo di porci con il cliente L’Ia è utile anche per la creazione dei contenuti, per comunicare meglio tra di noi, per osservare le tendenze dei consumatori e quindi conoscere meglio i nostri clienti, nel generare un racconto personalizzato. Con l’Ia riceviamo delle idee che noi dobbiamo indirizzare. Non si tratta di sostituire le persone, ma di migliorare quello che facciamo e le nostre competenze; così è anche per la sicurezza, i robot in cantina spostano le botti da una parte all’altra”.

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