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Libera non ha paura delle mafie, e continua nel suo lavoro di lotta e di recupero, con la villa (ed i 25 ettari di vigneto) confiscata al cassiere della Sacra Corona Unita di Brindisi pronta a diventare una cantina biologic

La mafia, come abbiamo scritto solo pochi giorni fa, ha paura di Libera, ma Libera non ha affatto paura delle mafie, e continua nella sua opera di contrasto e recupero dei beni confiscati, con la villa che fu del cassiere della Sacra Corona Unita di Brindisi, Cosimo Antonio Screti, pronta a diventare una cantina biologica, gestita dalla cooperativa di Libera Terra Puglia. I lavori per la realizzazione della “Cantina Hiso Telaray-Libera Terra”, infatti, sono già iniziati, e questa sarà anche l’occasione per sperimentare pratiche di enologia biologica nella trasformazione delle uve dei 25 ettari di vigneto confiscato in produzione attorno alla struttura.
Il fine, come spiega Libera in una nota, è la massima valorizzazione delle caratteristiche più tipiche dei vitigni, Negroamaro in testa, con l’attenzione dovuta a piante di venti e trent’anni coltivate con metodo esclusivamente biologico. Quanto alla villa confiscata, nel 2012 il comune di Torchiarolo (Brindisi) ha presentato al Pon Sicurezza il progetto di riutilizzo e riconversione ed è oggi affidata alla cooperativa Terre di Puglia - Libera Terra. La storia dell’abitazione confiscata è stata segnata dalla presenza di un’ipoteca bancaria estinta nel 2010 grazie, all’intervento economico della Regione Puglia. È stato così possibile liberare quel bene dalla presenza di Screti, esponente di spicco della Sacra corona unita, ora libero, che ancora la abitava ed evitarne la vendita all’asta.
“A volte - spiega Alessandro Leo, presidente della cooperativa Terre di Puglia-Libera Terra - bisogna abbattere per ricostruire. Si abbattono muri che sembravano inespugnabili, si aprono brecce che nessuno avrebbe detto. Si costruiscono spazi di possibilità nuove, di lavoro, di partecipazione e memoria. Oggi un muro crolla e si volta pagina”.

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