02-Planeta_manchette_175x100
Consorzio Collio 2024 (175x100)

LIBERA TERRA: "COLTIVIAMO IN SICILIA LE TERRE APPARTENUTE AI BOSS DI COSA NOSTRA". DA MARZO ALLA COOP IN ARRIVO LA PRIMA PASTA "ANTI-MAFIA". PRESTO ANCHE ALTRI PRODOTTI: VINO, POMODORI, LEGUMI E MARMELLATE

Non Solo Vino
La pasta di Libera Terra

Sono un gruppo di ragazzi siciliani come tanti, ma per sfida e per passione hanno scelto un mestiere speciale: coltivare le terre che una volta appartenevano ai boss mafiosi. Dopo anni di abbandono i campi confiscati dallo Stato a Cosa Nostra sono stati affidati ai giovani della Cooperativa sociale “Placido Rizzotto”, che qui producono ottimo grano, secondo i dettami dell’agricoltura biologica. Un grano da cui è nata “Libera Terra” (www.libera.it), la prima pasta “anti-mafia”, che si potrà acquistare dal 13 al 26 marzo nei supermercati Coop di tutta Italia. Lavorata a mano nell’antico pastificio di Corleone da esperti maestri che seguono una tradizione secolare, la pasta (sei tipologie: spaghetti, rigatoni, penne rigate, fusilli, caserecci, anelli di Sicilia; confezione solo da 500 grammi, a 1,35 euro l'una) viene trafilata al bronzo e lasciata poi essiccare per più di 40 ore: “il risultato è un prodotto unico per gusto e qualità nutrizionali, ma soprattutto un simbolo importante di impegno e rinascita” spiega Gianluca Faraone, giovane presidente della Cooperativa.
Ma, oltre al grano, a quali coltivazioni vi dedicate? “Tra i nostri prodotti, tutti da agricoltura biologica, ci sono marmellate, legumi secchi, conserve di pomodoro, meloni e vino. Cominceremo a distribuirli entro il 2003, sempre con il marchio “Libera Terra”. L’opportunità che ci ha offerto Coop - spiega - per la commercializzazione della pasta nei suoi punti vendita è davvero importante: contribuirà al sostegno del progetto che è nato e va avanti nel nome della legalità. Contiamo di ripetere in futuro l’iniziativa anche per gli altri prodotti”. Ma come è nata questa idea ? “I territori - continua Faraone - comprese tra i comuni di Corleone, San Giuseppe Jato, Monreale, Piana degli Albanesi e San Cipirello, tutti in provincia di Palermo, sono caratterizzate da un elevato numero di beni confiscati alla mafia, tra cui molti ettari di terreno coltivabile. Per rendere produttivo il riutilizzo di questi beni, come previsto dalla legge 109/96, i cinque comuni si sono riuniti nel Consorzio “Sviluppo e Legalità”, e hanno cercato a chi affidare la coltivazione delle terre. Nel novembre 2001 si è costituita la Cooperativa sociale “Placido Rizzotto” (intitolata al sindacalista di Corleone ucciso dalla mafia, ndr), ed è stato stipulato con il Consorzio un contratto in comodato d’uso. La Cooperativa è composta da 14 ragazzi del posto, tra cui alcune persone socialmente svantaggiate, come disabili, ex-detenuti ed ex-tossicodipendenti: la finalità della cooperativa è l’uso sociale dei beni confiscati a Cosa Nostra”.
A chi in particolare appartenevano prima questi terreni? “I campi che stiamo coltivando erano di Totò Riina. Dopo la confisca, avvenuta otto anni fa, è seguito un lungo periodo di abbandono. Da quando abbiamo ricominciato a lavorare di nuovo queste terre ci siamo accorti di aver sfatato un radicato luogo comune: abbiamo dimostrato che, dopo il dominio della mafia, anche in queste zone lavorare per conto dello Stato è possibile. Non dimentichiamo inoltre l’indotto che stiamo creando: grazie al nostro grano, l’antico pastificio di Corleone ha intensificato la sua attività al punto di arrivare ad assumere altre persone”.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Altri articoli