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LIBERO

“Togliere le vigne dal Chianti? Come fermare il Rinascimento” ... Il presidente del consorzio del famoso vino: “La Toscana è decollata soprattutto grazie a noi”. E vien fuori che il piano che ha partorito l’ideona è costato più di un milione … Chissà se un giorno passerà
alla storia come la “guerra
del vino”. Fatto sta che in Toscana,
oltre alla vendemmia,
in questi giorni tiene banco la
grana Pit, acronimo per Piano
di Indirizzo Territoriale, la famigerata
riforma del paesaggio
voluta dalla Regione Toscana.
Entro 1129 settembre c’è tempo
per presentare le obiezioni,
la Confartigianato di Siena teme
“per l’intera filiera”, il gruppo
Fratelli d’Italia sostiene
che “non
avranno i numeri
per votare questa
sciagurata iniziativa
”, il governatore
Enrico Rossi -
fa sapere il portale
WineNews - ha incontrato
il Marchese Frescobaldi e si è
detto lieto per la definizione di
“conservatore” affibbiatagli da
Frescobaldi, “perché provare a
conservare la bellezza del paesaggio
toscano è un titolo di
merito”.
Ma il sospetto è che non abbia
colto il sarcasmo del Marchese.
Ora si scopre che lo studio
per partorire la variante paesistica
è costato circa 1.140.000
euro (un milione e 140mila),
come da accordo attuativo firmato
il 6 ottobre 2011 a Firenze
fra Regione Toscana e Centro
Interuniversitario di Scienze
del Territorio, la struttura
cui si è rivolta la Regione per la
consulenza. E tramite Libero,
anche Sergio Zingarelli, presidente
del Consorzio del Chianti
Classico e proprietario dell’azienda
Rocca delle Macìe di
Castellina in Chianti, alzala voce:
“Questo piano non accontenta
nessuno. Ho parlato con
molti sindaci, di Greve in
Chianti, Castellina, Montalcino:
sono allarmati”.
E voi produttori?
“Noi non siamo neanche
stati coinvolti: è un piano anacronistico
come dice Giovanni
Busi, presidente del Consorzio
Vino Chiariti. Coloro che lo
hanno redatto, e scritto in maniera
barocca, devono rendersi
conto che sono andati oltre”.
Cosa non la convince?
“Di quelle tremila pagine?
Poco, fanno rimanere a bocca
aperta. La prestigiosa rivista
americana Wine Enthusiast
ha appena inserito il Chianti
fra i cinque candidati come miglior
regione vitivinicola mondiale
del 2014, insieme alla
francese Champagne e le americane
Sonoma Coast, Red
Mountain e New York State. E
la Regione dice che le nostre
vigne non vanno bene?”
Magari dall’estero si capisce
meglio come stanno le
cose...
“Guardi, il Piano fa accenno
anche alla strada che unisce
Castellina in Chianti e Castellina
Scalo, proprio dove siamo
noi insieme ad altre aziende
importanti, e sostiene che proprio
qui ci siano i tanto demonizzati
vigneti intensivi senza
"soluzione di continuità". Ebbene,
io a volte quando torno
in azienda in macchina, mi ritrovo
a prendere a male parole
qualche turista che si è fermato
con l’auto dietro una curva
ed è sceso per fotografare queste
vigne spettacolari”.
Il Pit accenna pure al dissesto
del territorio.
“Ma H Pit non sa che le aziende
vinicole hanno riportato a
vivere borghi ormai dimenticati.
I problemi di dissesto idrogeologico,
naturalistico, morfologico?
Mai visti. Siamo noi i primi
a evitare che ci siano frane,
smottamenti, esondazioni. Oggi
abbiamo davanti una vendemmia
complicata perché la
stagione è stata poco favorevole
e ci troviamo a doverci difendere
dai nostri amministratori?
È una follia”.
Cosa pensate di fare?
“Certamente a breve un’iniziativa
ufficiale. Oggi incontreremo
alcuni signori che hanno
lavorato al piano e illustreremo
loro quei passaggi illogici
da stralciare. Il tutto in maniera
civile. Ci diranno forse che
dobbiamo interrompere un vigneto
per metterci una siepe?
Le racconto questa. Il mio agronomo
è andato pochi giorni fa
a una fiera a Montpellier e si è
trovato davanti lo stand di
un’azienda francese che vende
attrezzature per l’agricoltura
che aveva sistemato
a parete piena la foto del vigneto
qui davanti a Rocca delle
Macle: secondo gli standard che vorrebbe la Regione, sarebbe
“brutto””.
Eppure l’Europa eroga dei
fondi in supporto alle aziende.
“Precisiamo bene. E vero
che ci sono stati i contributi di
12mila euro a ettaro poi saliti a
16mila, però per fare un ettaro
di vigneto ce ne vogliono 50mila,
messi di tasca propria dagli
imprenditori. Dunque quando
la politica ricorda
che nel periodo
2000-2013
sono stati elargiti
155 milioni di euro
dalla Ue, bisogna
dire anche
che sono stati aggiunti
altri 600
milioni di euro
direttamente dai
produttori per il
rifacimento di
questi vigneti. E
questi vigneti sono
belli, funzionali
e ci danno la
qualità per produrre
grandi vini
”. L’assessore
Marson critica
quelle “aziende
industriali
che hanno piantato
viti senza
soluzioni di
continuità spianando
colline e
terrazzamenti
e eliminando
strade interpoderali
”.
“A parte che
mi pare un’affermazione
con poco senso, bisognerebbe
fare nomi e cognomi.
Il Piano recita anche: "delimitare
il processo di perdita degli
ambienti agropastorali tradizionali":
ma qual è l’aspetto
tradizionale, quello di 40 anni
fa? Quando siamo arrivati a Castellina,
nel 1973, c’erano due
ristoranti e due affittacamere:
tutto il moderno Rinascimento
della Toscana è avvenuto
grazie alla diffusione del vino
di qualità, che ha portato non
solo posti di lavoro nelle aziende,
ma ha aiutato a rilanciare e
difendere il turismo, l’artigianato
e le grandi attività locali. Noi
oltre a fare il vino e stare coi
piedi per terra e dentro la terra,
andiamo anche a venderlo in
giro e insieme “vendiamo” anche
il territorio e la Toscana.
Fermare questo mondo virtuoso
è come fermare un Rinascimento.
O vogliamo davvero
tornare a pascolare le pecore?
”.

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