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RICERCA 

L’importanza delle nuove tecniche genomiche (Tea) per il futuro dell’agricoltura italiana 

Per il position paper elaborato da Cluster Agrofood Nazionale e Assobiotech occorre puntare sul miglioramento genetico per garantire competitività
Cluster Agrofood Nazionale, CREA, TEA, Non Solo Vino
Le Tea intervengono sul Dna delle piante (ph. Pexels) 

Promuovere un sistema pubblico-privato di miglioramento genetico basato sulle tecnologie genomiche più avanzate è strategico per adeguare l’agricoltura nazionale al futuro e mantenere la sostenibilità e la competitività del comparto agricolo nazionale: è questa la conclusione del position paper elaborato dal Cluster Agrofood Nazionale - l’associazione riconosciuta dal Ministero dell’Università e della Ricerca che aggrega imprese, associazioni di categoria, università, organismi di ricerca, enti di formazione e rappresentanze territoriali che operano nel settore agrifood - e da Assobiotec (l’associazione nazionale per lo sviluppo delle biotecnologie che fa parte di Federchimica) sull’uso delle Tecniche di Evoluzione Assistita (Tea) in agricoltura. Il documento è stato presentato, in questi giorni, in un incontro, organizzato con il Crea, che ha coinvolto interlocutori del mondo produttivo, della ricerca e delle istituzioni.
Le Tea sono tecniche di biologia sviluppate negli ultimi 10 anni che consentono di correggere il Dna delle piante, e quindi di selezionare caratteri specifici utili per l’agricoltura che difficilmente sarebbero ottenibili con altri metodi. Il position paper (dal titolo “Nuove tecniche genomiche: genome editing e cisgenesi”) illustra le potenzialità delle Tea nel contesto agricolo italiano - sempre più messo a dura prova dagli effetti del cambiamento climatico e dalla necessità di migliorare la resistenza alla siccità e alle avversità, assicurando al contempo qualità e produttività più elevate - e spiega come le Tea possano contribuire ad accrescere la sostenibilità della nostra agricoltura ed a produrre alimenti più salutari. Su queste basi, vengono stilate alcune raccomandazioni affinchè l’Italia sappia cogliere questa opportunità e, a tal fine, vengono suggerite agli attori della politica tre azioni: prima di tutto consentire la sperimentazione in campo delle Tea in tempi brevi. Le Tea sono radicalmente diverse dagli Ogm di una volta, non possono essere normate allo stesso modo. Poi rilanciare un programma di ricerca sulle biotecnologie pulite per l’agricoltura di domani: nei prossimi mesi è atteso un cambiamento del quadro autorizzativo a livello europeo e sarebbe grave se l’Italia non si presentasse all’appuntamento con un adeguato programma di investimento, si rischierebbe di vanificare tutto il lavoro fatto sinora. Infine, predisporre strumenti di trasferimento tecnologico dei risultati dalla ricerca al mondo produttivo, coinvolgendo anche le industrie private, in modo da rinnovare il panorama varietale e renderlo idoneo al nuovo scenario climatico.
Negli ultimi anni il sistema scientifico italiano, sia attraverso il progetto Biotech, finanziato dal Ministero dell’Agricoltura e coordinato dal Crea, sia mediante altre iniziative, ha sviluppato conoscenze avanzate nell’ambito delle Tea relativamente alle più importanti specie agricole italiane (frumento, riso, pomodoro, vite, melo, agrumi, ecc). Questo lavoro, che ha portato alla selezione di piante di volta in volta resistenti alle malattie, agli stress abiotici e/o con migliori caratteristiche qualitative e con potenzialità produttiva più elevata, è rimasto fino a oggi confinato nei laboratori. Le piante già selezionate con le Tea e quelle che saranno selezionate nei prossimi anni costituiscono una grande opportunità per l’agricoltura italiana - basti solo pensare alle perdite causate dalla siccità - purché ci sia la possibilità di testarle in campo, un’opzione al momento preclusa.
Il Crea ha coordinato Biotech, il più importante progetto di ricerca pubblica per lo sviluppo delle Tea in agricoltura, giunto a termine lo scorso febbraio, portando ad importanti risultati che possono essere raggruppati in due grandi categorie: piante editate o cisgeniche capaci di accrescere la sostenibilità delle colture attraverso la riduzione dei trattamenti fitosanitari, come ad esempio piante di pomodoro resistenti alle piante parassite (ma anche allo stress salino e idrico), basilico resistente alla peronospora, frumento duro resistente all’oidio, viti resistenti a peronospora e oidio, nonché melo resistente alla ticchiolatura; piante con migliorate caratteristiche produttive, qualitative o nutrizionali, come orzo e frumento editati per aumentare la resa potenziale, agrumi arricchiti di composti antiossidanti e senza semi; melanzane e viti senza semi, pomodori a più alto valore nutrizionale. Ma anche conoscenze avanzate e competenze specialistiche in un settore innovativo ed emergente nel panorama della ricerca in agricoltura, che pone l’Italia al passo degli altri Paesi europei più avanzati. Le attività di Biotech hanno permesso un balzo in avanti sulla conoscenza delle basi molecolari dei caratteri alla base del miglioramento genetico, aprendo l’orizzonte alla selezione di piante più sostenibili e più adatte ai nuovi scenari climatici.
Secondo il presidente Crea, Carlo Gaudio “la nostra agricoltura deve oggi fronteggiare sfide epocali quali i cambiamenti climatici e la crescente siccità, nel quadro degli obiettivi del Green Deal europeo, come la forte e rapida riduzione dell’uso dei fitofarmaci e dei fertilizzanti, ma, per poterle vincere, servono nuove  varietà di colture in grado di garantire al tempo stesso produttività, resilienza e sostenibilità ambientale, senza rinunciare a quella qualità e tipicità che hanno reso il nostro made in Italy agroalimentare riconoscibile e competitivo sui mercati di tutto il mondo. In questo contesto, il miglioramento genetico diventa un obiettivo strategico dell’agricoltura del nostro Paese, dipendente dalla disponibilità di nuove varietà adatte alle diverse condizioni climatiche, con tratti qualitativi innovativi, resistenti agli agenti nocivi biotici ed abiotici, alle vecchie e nuove patologie, varietà capaci di utilizzare in modo più efficiente e sostenibile l’acqua e gli elementi nutritivi disponibili. Per raggiungere questo obiettivo fondamentale ed irrinunciabile, occorre una ricerca avanzata, basata su un adeguato patrimonio di risorse genetiche e su tecniche di miglioramento genetico all’avanguardia. Il Crea è convinto che la scommessa con il futuro può e deve essere vinta, ma necessita di un forte investimento nella ricerca ed oggi, in particolare, in quella genomica e biotecnologica”.
“Fin dal primo giorno di lavoro del Governo - afferma il Sottosegretario del Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare, Patrizio Giacomo La Pietra - il Presidente Meloni ha tenuto a evidenziare la centralità dell’agricoltura nell’azione dell’esecutivo. I valori e le tradizioni di cui è custode il mondo agricolo sono per noi un tesoro inestimabile e intendiamo difendere e valorizzare questo immenso patrimonio che è alla base del successo delle nostre eccellenze agroalimentari. Custodire con cura ciò che gli agricoltori italiani ci hanno tramandato è alla base del nostro concetto di sovranità alimentare, ma sia ben chiaro che in nessun modo questa cura va interpretata come una stasi, come un immobilismo che ci farebbe solo perdere posizioni e competitività nel panorama internazionale. Per queste ragioni il Governo Meloni è consapevole dell’importanza di aprirsi alle innovazioni in grado di non stravolgere e alterare la nostra produzione, ma di renderla più forte, più competitiva e più adatta al tempo che stiamo vivendo e al futuro che ci aspetta. Le sfide che ci aspettano nei prossimi anni sono i cambiamenti climatici e la sostenibilità. Sfide che possiamo vincere avvalendoci del contributo sostanziale apportato dalla genetica vegetale avanzata che può contribuire a determinare una produzione agricola che usi meno risorse naturali, pesticidi, fertilizzanti e minori quantitativi di energia”.
“Dobbiamo risolvere - spiega il dg Crea, Stefano Vaccari - un problema che è italiano e non europeo: oggi la legge ci impedisce di fare ricerca, quindi serve una buona legge nazionale per rendere possibile la sperimentazione in campo. La commercializzazione sarà un problema successivo da affrontare in Europa nella prossima legislatura. Quando ci sarà il via libero europeo, quindi, dobbiamo farci trovare pronti. In quest’ottica, inoltre, servirà un forte investimento economico per la ricerca sulle Tea. Come Crea, grazie al progetto Biotech, abbiamo decine di piantine messe a punto dai nostri ricercatori e pronte per essere piantate”.

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