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FOOD ECONOMY

L’Indonesia dice stop alle esportazioni di olio di palma. Cosa farà adesso l’Italia?

Il Belpaese importa questo prodotto dal Paese asiatico per un valore di circa 590 milioni di euro. Coldiretti: “puntare su olio di oliva”
Coldiretti, INDONESIA, OLIO DI PALMA, Non Solo Vino
L’Indonesia dice stop alle esportazioni di olio di palma.

L’Indonesia dice stop alle esportazioni di olio di palma e la notizia non può lasciare indifferente l’Italia e in particolar modo la sua industria alimentare, già alle prese con la scarsità di olio di semi di girasole. Il Belpaese importa questo prodotto dal Paese asiatico per un valore di 590 milioni di euro, ovvero quasi la metà del totale delle importazioni dall’estero (1,3 miliardi di euro nel 2021, +15% sull’anno precedente). Numeri evidenziati da una analisi della Coldiretti in occasione dell’entrata in vigore della decisione dell’Indonesia di sospendere le esportazioni di olio di palma, di cui il Paese e il primo produttore mondiale, a causa delle difficoltà sul mercato interno e del rischio di tensioni sociali.
“L’olio di palma - spiega la Coldiretti - è utilizzato nell’industria alimentare in alimenti dolci e salati come biscotti, brodi e zuppe, dolciumi, creme spalmabili, torte, grissini, brioche e alcuni piatti pronti. Una possibilità che oggi può essere addirittura nascosta ai consumatori per effetto della circolare dal Ministero dello Sviluppo economico emanata all’inizio di aprile che consente all’industria alimentare di utilizzarlo in sostituzione di quello di girasole senza indicarlo esplicitamente in etichetta. Si tratta di un prodotto che già molte imprese in Italia hanno deciso di sostituire poiché alle preoccupazioni sull’impatto sulla salute, a causa dell’elevato contenuto di acidi grassi saturi, si aggiungono quelle dal punto di vista ambientale perché l’enorme sviluppo del mercato dell’olio di palma sta portando a livello globale al disboscamento selvaggio di vaste foreste, senza dimenticare le denunce per lo sfruttamento del lavoro e l’inquinamento provocato dal trasporto a migliaia di chilometri di distanza dal luogo di produzione”. Tanti prodotti sugli scaffali adesso trovano la scritta “senza olio di palma” e non è escluso che la decisione indonesiana possa aprire nuovi scenari.
Secondo Coldiretti, infatti, “potrebbe accelerare la sua sostituzione con prodotti più salubri ed a minor impatto ambientale come il burro, l’olio di oliva o quello di nocciola utilizzato storicamente nelle prime creme spalmabili. L’Italia che è il secondo produttore mondiale di olio di oliva può contare su un prodotto sostitutivo di grande qualità alla base della dieta mediterranea che peraltro ha avuto aumenti di prezzi contenuti al 5,3% sul +25,9% degli altri oli vegetali”.

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