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ECONOMIA

L’industria agroalimentare non si ferma: 3,6 milioni gli italiani che garantiscono cibo nelle tavole

Secondo Coldiretti, a pieno regime, ci sono 740.000 aziende agricole, 70.000 industrie alimentari e 230.000 punti vendita al dettaglio
CIBO, Coldiretti, GREEN PASS, LAVORO, Non Solo Vino
La produzione di pasta, pilastro del made in Italy in tavola

L’industria agroalimentare non si ferma. D’altronde con quarantene e positività da Covid in forte aumento, il carrello delle famiglie tende a riempirsi sempre di più considerato anche il fatto che con il super Green Pass obbligatorio in bar e ristoranti in molti sono costretti a consumare i pasti a casa. Sono, pertanto, 3,6 milioni gli italiani al lavoro per garantire l’arrivo delle forniture alimentari sui banchi di negozi, mercati e supermercatidove, in questo caso, possono entrare anche i non vaccinati perché non è previsto l’obbligo di green pass. Dati frutto dell’analisi Coldiretti in riferimento all’elenco delle attività primarie cui si potrà accedere senza certificazione verde anti-Covid. Una misura che come ha sottolineato la Coldiretti assicura la disponibilità di un bene essenziale come il cibo anche a quanti non dispongono del super green pass rafforzato che è, peraltro, obbligatorio, per mangiare in bar, ristoranti, pizzerie e agriturismi. Il cibo sulle tavole degli italiani viene garantito giornalmente da 740.000 aziende agricole, 70.000 industrie alimentari e 230.000 punti vendita al dettaglio, una forza lavoro che non si è mai fermata. Una rete diffusa lungo tutto il territorio che è di riflesso la prima ricchezza dell’Italia per un valore di 575 miliardi di euro, con un aumento del 7% sull’anno precedentenonostante le difficoltà legate alla pandemia.
Ma, sul settore, incombe il problema del rincaro dei costi energetici e delle materie prime. Secondo il presidente Federalimentare, Ivano Vacondio, “le Pmi dell’industria alimentare sono con l’acqua alla gola e, se le cose non cambiano al più presto, entro il 2022 molte aziende chiuderanno con una perdita stimata di oltre 40.000 posti di lavoro. Molte delle nostre industrie sono energivore tanto quanto quella dell’acciaio o della ceramica e come queste hanno bisogno immediato di attenzione e di aiuto, non possono essere dimenticate da nessuno”.

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