L’Italia risulta il secondo Paese, a livello mondiale, per numero di casi (circa 4 milioni) legati ai disturbi del comportamento alimentare, sempre più in aumento anno dopo anno. In vista della Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla, in programma sabato 15 marzo, emergono dati preoccupanti: a livello globale, infatti, si contano 70 milioni di persone colpite da questa malattia. L’area geografica con il numero più alto di casi sono gli Stati Uniti, che toccano quota 30 milioni, seguono l’Italia, il Regno Unito e il Canada. Ma quali sono le strategie utili a prevenire la diffusione, sempre più a macchia d’olio, del disturbo? Innumerevoli, a partire dalle “sessioni culturali” nelle scuole alla creazione di “spazi sicuri”, fino al coinvolgimento dell’universo sportivo con partnership strategiche. “Mai come oggi la parola prevenzione risulta di fondamentale importanza e sta a noi professionisti del settore metterla in pratica con attività mirate e coinvolgenti”, afferma Claudia Grasso, fondatrice dell’associazione Peso Positivo.
Dati allarmanti in merito al disturbo arrivano dalla “National Eating Disorder Association”: i cosiddetti Dna, vale a dire i disturbi della nutrizione e dell’alimentazione, hanno il secondo tasso di mortalità più alto tra le condizioni di salute mentale. Nello specifico, ogni 52 minuti nel mondo perde la vita una persona affetta da questo tipo di patologia. Ma esiste una soluzione per invertire il trend e salvaguardare la salute di milioni di persone? La risposta è sì e, secondo gli esperti del settore, è la prevenzione. Può essere messa in campo strutturando attività mirate ed efficaci di natura sociale come, ad esempio, la fondazione di organizzazioni o realtà a stretto contatto con il territorio. In Italia emerge la case history dell’associazione Peso Positivo che, dopo essere nata come community digitale, ha inaugurato la propria “Casa”, ovvero uno spazio fisico che accoglie persone di tutte le età e offre loro un luogo dove ritrovarsi, sentirsi al sicuro e, allo stesso tempo, partecipare ad attività curative. “Prevenire significa anticipare, agire in maniera tempestiva e puntuale e, mai come oggi, risulta essenziale mettere in pratica questa azione con attenzione e precisione - afferma Claudia Grasso, fondatrice di “Peso Positivo” - in quanto realtà di spicco del settore, che punta a salvaguardare la salute di grandi e piccini dai disturbi della nutrizione e dell’alimentazione grazie ad un Comitato Tecnico Scientifico composto da circa 15 professioniste volontarie, tra cui psicologhe, pedagogiste, nutrizioniste e pediatre, forniamo sia supporto via social, rispondendo ad eventuali messaggi o richieste da parte degli utenti che ci contattano, sia attraverso attività pratiche, come lo yoga e l’arteterapia perché favoriscono una maggior conoscenza e consapevolezza delle proprie emozioni e della propria corporeità. Ma non solo: promuovono l’accettazione di sé stessi, la valorizzazione dei propri punti di forza e la tolleranza dei propri limiti. Tali elementi sono fondamentali per prevenire la svalutazione del sé a causa di elevati standard performativi e perfezionistici che attualmente caratterizzano la nostra società”.
Secondo la dottoressa Roberta Porta, psicologa e psicoterapeuta, oltre che Terapeuta Emdr: “la comunicazione empatica e l’ascolto sono fondamentali nella prevenzione dei disturbi alimentari perché aiutano a creare un ambiente di supporto e comprensione, riducendo il rischio di isolamento e di sfiducia relazionale che possono portare ad una richiesta di aiuto tardiva qualora ve ne sia la necessità. Un ascolto attento e privo di giudizio permette alle persone di esprimere le proprie emozioni e paure senza timore di essere giudicate negativamente. Parlare apertamente di emozioni e difficoltà personali, invece di reprimerle attraverso il cibo o il controllo della propria forma fisica, può aiutare a sviluppare abitudini alimentari più equilibrate e creare una relazione sana con l’attività fisica abbandonando gli standard di perfezione e valorizzando la naturale unicità di ogni persona”.
Intanto negli ultimi anni la ricerca scientifica ha evidenziato un legame tra i disturbi della nutrizione e dell’alimentazione e la salute orale: per questo è nato il Cored, Centre of oral rehabilitation of eating disorders - Centro per la cura e riabilitazione orale dei disturbi del comportamento alimentare presso l’Irccs Ospedale San Raffaele di Milano, primo in Italia. “Il Cored nasce dall’esigenza di creare un punto di riferimento per chi soffre o ha sofferto di Dna, un luogo dove sentirsi accolti e non giudicati, in cui poter indagare lo stato di salute della propria bocca, conoscere come prevenire i danni causati dai Dna e scoprire che se il sorriso è ormai danneggiato può essere ricostruito e tornare ad essere quello di prima - afferma la dottoressa Clotilde Austoni, odontoiatra specialista in Chirurgia Odontostomatologica e responsabile del Cored - la vergogna e il timore del giudizio spesso impediscono ai pazienti di cercare aiuto e di accedere a informazioni cruciali. Molti ignorano le gravi ripercussioni che questi disturbi possono avere sulla salute orale, e non sono a conoscenza delle strategie attuabili per fare prevenzione o della possibilità di ricostruzione del sorriso con tecniche non invasive. Parallelamente, l’insufficiente conoscenza dei Dna da parte degli operatori della salute orale è evidenziata dall’assenza o dal minimo contenuto educativo sui disturbi alimentari e dalla mancanza di esposizione clinica ai pazienti con disturbi alimentari nei programmi di formazione, eppure odontoiatri e igienisti dentali sono proprio le figure in grado di intercettare i danni in fase iniziale, dunque fare diagnosi precoce”. Ad oggi l'80% dei pazienti presi in carico dal Cored presentano anoressia nervosa e bulimia nervosa, il 5% binge eating disorder e il 15% riferisce un Dna pregresso e ha raggiunto il centro per “tornare a sorridere”.
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