Dai Barolo Cannubi 1982 e 2018 della Marchesi di Barolo, “custode” della storia del “re dei vini” italiani, al Ben Ryé 2013 e il Mille e Una Notte 2019 di Donnafugata, vini-simbolo della cantina siciliana tra le artefici del “rinascimento” della Sicilia del vino, dal Ferrari Perlé 2018 di Ferrari, griffe per eccellenza della spumantistica italiana e del Trentodoc, al Granato 2019 di Foradori, il celeberrimo Teroldego rotaliano di Elisabetta Foradori, dal Grave di Stecca Brut 2017 di Nino Franco, nome-icona del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg, a La Caccia Toscana Rosso 2020 di La Caccia di San Giovanni, il Supertuscan della cantina del sommelier Michael Kennedy e del winemaker Marc Gagnon, dal Lison Classico 2019, il Tocai friulano che nasce dalle vecchie vigne di Villa Bogdano 1880, al Mare Urchin 2012 e al Squilla Mantis Albana 2015, gli “underwaterwines” affinati sottacqua a Portofino dalla Tenuta del Paguro, dal Pinot Grigio Salvadi 2020 di Scarbolo, interprete del celebre vitigno nelle Grave del Friuli, al Carapace Lunga Attesa Montefalco Sagrantino 2016 delle Tenute Lunelli che nasce nella cantina-scultura di Arnaldo Pomodoro, dal Barolo Bricco Rocche 2029 e Barbaresco Asili 2020 di Ceretto, massime espressioni di una delle più importanti cantine del Piemonte e d’Italia, al Chianti Classico Gran Selezione Castelnuovo Berardenga Poggio Rosso 2019 di Agricola San Felice (Gruppo Allianz), tra i nomi di riferimento del Chianti Classico. Ecco l’Italia nella “The World’s Best Sommeliers’ Selection”, la prima lista dei migliori vini al mondo, secondo i migliori sommelier al mondo, un panel degustazione formato da 30 tra i più acclamati palati internazionali, guidato da Josep Roca del tristellato ristorante El Celler de Can Roca di Girona, svelata ieri da William Reed, l’editore inglese delle “The World’s 50 Best Restaurants” e “World’s Best Vineyards”.
Il Belpaese, con i suoi 16 vini, a pari merito con gli Usa, in particolare, è secondo solo alla Francia, che è in cima alla classifica con 17 etichette. Una classificia che vede, alla posizione n. 3, l’Argentina (15) , ed, a seguire vini da ogni angolo del mondo, dalla Spagna (12) al Portogallo (11), dal Sud Africa (10) all’Australia (8), dal Canada (6) al Cile (5), dalla Nuova Zelanda (4) a Austria e Uruguay (3), da Germania e Uk (2) a Turchia, Georgia e Libano (1).
Rappresentanti di quattro Continenti e 16 Paesi, tra i sommelier della “The World’s Best Sommeliers’ Selection” vi sono i massimi esperti di vino dei ristoranti stellati della “The World’s 50 Best Restaurants”, a partire dal n. 1 al mondo Diego Vásquez Luque del Central e Kjolle di Lima, e dal n. 2 e n. 3 Rodrigo Briseño del Disfrutar di Barcelona e Miguel Ángel Millán del DiverXO di Madrid, accanto a nomi come Jean-Trésor Vets del The Jane di Anversa, Rubén Elias Velazquez del Quintonil di Mexico City, Nina Højgaard Jensen dell’Alchemist di Copenhagen e Milan Rukavina del Gaggan Anand di Bangkok, tra gli altri, ed agli italiani “tristellati” Jacopo Dosio del Piazza Duomo di Alba dello chef Enrico Crippa, Ivano Coppari dell’Uliassi di Senigallia di Mauro Uliassi, Matteo Bernardi de Le Calandre di Rubano dei fratelli Alajmo e Gianni Sinesi del Reale di Castel di Sangro di Niko Romito, ma anche Lorenzo Lentini dell’Ikoyi di Londra e Agnese Morandi del Table by Bruno Verjus di Parigi.
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