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Liv-ex, a settembre 2022 tornano a crescere tutti gli indici. I toscani spingono l’Italy 100 a +1,9%

La sterlina debole fa volare gli investimenti Usa: il Liv-ex Fine Wine 1000 segna il +2,1%. Il Tignanello 2018 tra le etichette più performanti
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Il Tignanello 2018 di Antinori, tra i vini più performanti sul Liv-ex a settembre 2022

Il Liv-ex Fine Wine 1000, ossia l’indice che analizza in maniera più ampia l’andamento del mercato secondario dei fine wine, e che raccoglie i sette indici regionali del Liv-ex (Bordeaux 500, Bordeaux Legends 40, Burgundy 150, Champagne 50, Rhone 100, Italy 100 e Rest of the World 60) analizzando l’attività di trading di 600 wine merchant, archivia il mese di settembre 2022 con una crescita del 2,1%, dopo un agosto essenzialmente stabile.
Bene anche il Liv-ex 100, l’indice che traccia l’andamento dei prezzi dei 100 fine wine più pregiati sul mercato
- di cui fanno parte anche il Barolo 2016 Bartolo Mascarello, il Barolo Monvigliero 2016 Comm. G.B. Burlotto, il Barbaresco 2018 Gaja, il Barolo Monfortino Riserva 2014 e 2013 Giacomo Conterno, il Masseto 2016 e 2017, l’Ornellaia 2018, il Brunello di Montalcino Poggio di Sotto 2016, il Sassicaia 2016, 2017 e 2018, il Solaia 2018, il Soldera Case Basse 100% Sangiovese ed il Tignanello 2016 e 2018 - che segna un rimbalzo positivo del +1,9%, annullando ampiamente il piccolo calo di luglio 2022 (-0,3%), il primo da giugno 2020.
Più contenuta la crescita del Liv-ex 50, che analizza invece i movimenti delle ultime dieci annate in commercio dei cinque Premier Cru di Bordeaux (Château Haut-Brion. Château Lafite-Rothschild, Château Latour, Château Mouton Rothschild e Château Margaux): +1,5%. A guidare la crescita, in maniera ancora più sensibile di quanto visto ad agosto, è di nuovo il mercato americano, che sfrutta il dollaro forte - mai prima d’ora la sterlina era stata scambiata a 1,07 dollari, e il rapporto con l’euro è di sostanziale parità - per investire in maniera conveniente sui fine wine.
Chiude in territorio ampiamente positivo l’Italy 100 - che comprende le ultime dieci annate in commercio di Barbaresco Gaja (2008-2017), Sorì San Lorenzo Gaja (2007-2017, ad eccezione della 2012), Sperss Gaja (2006-2016, ad eccezione della 2012), Barolo Riserva Monfortino Giacomo Conterno (2000-2014, ad eccezione della 2003, 2007, 2011 e 2012), Masseto (2008-2017), Ornellaia (2008-2017), Sassicaia (2008-2017), Solaia (2008-2017), Sangiovese di Toscana Soldera - Case Basse (2006-2015) e Tignanello (2008-2017) - che, a settembre 2022, è cresciuto del 2,4%, e da inizio anno del 9,1%, per una share di mercato che torna a sfiorare il 10% degli scambi a valore (e l’11,8% da inizio anno), dopo il crollo di agosto, quando i fine wine italiani valevano poco meno dell’8% del totale scambiato sul Liv-ex, ma comunque lontani dal 15,4% raggiunto nel 2021.
Fondamentale, nell’Italy 100, il contributo delle etichette toscane, che rappresentano il 57,7% degli scambi, con i Super Tuscans a farla da padrone. Meglio fanno, da inizio anno, i fine wine di Borgogna, Champagne e Rodano: il Burgundy 150 nei primi 9 mesi del 2022 è cresciuto del 27,6%, lo Champagne 50 del 22,3% e il Rhone 100 del 10,5%. Più lenta di quella italiana la crescita di Bordeaux 500 (+6,5%) e Bordeaux Legends 40 (+7,6%).
Tra le cinque etichette più performanti nel settembre 2022 c’è anche un italiano: il Tignanello 2018 della Marchesi Antinori, il cui prezzo a cassa (da 12 bottiglie) è cresciuto del +7,1% a quota 1.352 sterline. Al top troviamo, invece, Château Figeac, griffe di Saint-Emilion che ha segnato una crescita del prezzo dell’annata 2015 del 12,8%, fino a 2.323 sterline, soprattutto grazie alla promozione a Premier Grand Cru Classé “A” di qualche settimana fa. Bene anche il Richbourg Grand Cru 2017 di Domaine de la Romanée-Conti (+12,5%, a 43.334 sterline a cassa), la griffe della Napa Valley Dominus, con la 2018 che si apprezza del +8,6% (3.190 sterline) e lo Chambertin 2018 di Armand Roussesau (+6,6%, a 34.193 sterline a cassa).

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