Con millenni si storia alle spalle, il vino è un prodotto che dalla tradizione e dal suo spesso illustre passato ha tratto indubbiamente enormi benefici: territori e aziende, in Francia come in Italia, ma anche in tanti altri Paesi del mondo, hanno difeso e curato un patrimonio che, oggi, deve necessariamente aprirsi alla tecnologia. Non tanto in cantina o in vigna, dove l’hi-tech è ormai di casa, quanto sul lato commerciale, come sostiene il report firmato Liv-ex “The Future of Wine Trading”, da cui emerge come l’81% dei wine merchant di tutto il mondo si aspettano una svolta in tal senso. Svolta che passa per cinque innovazioni che cambieranno il volto del commercio enoico che, storicamente, dai Fenici ai giorni nostri, ha dimostrato sempre di sapersi adeguare alle tecnologie ed alle novità. Anche “pescando” da settori diversi, cui il vino sa guardare con profitto: il packaging più sicuro ed economico per le bottiglie di vino - giusto per fare un esempio - nasce dall’osservazione dei contenitori di uova.
La svolta, com’è facile immaginare, nasce con l’e-commerce, che ha portato con sé trasparenza e flessibilità: per il 90% dei wine merchant, grazie ad internet oggi è più facile valutare, vendere e acquistare vino. In rete, così, crescono i volumi scambiati, si azzerano le distanze geografiche e cambiano le relazioni tra chi vende e chi compra, rendendo tutto ovviamente più semplice ed agile. La chiave si chiama APIs - application programming interfaces, che possiamo tradurre come interfaccia di programmazione di un’applicazione: gli Enterprise Resource Planning software, per cui passa la commercializzazione del vino online sono progettati per gestire le API, facendone in sostanza il protagonista dell’automazione grazie alla quale è diventato possibile mettere a sistema dati, prezzi e tutto ciò che può aiutare chi vende ad offrire un servizio migliore, tanto che chi usa i servizi di automazione del Liv-ex riesce a vendere il doppio dei volumi ad un prezzo superiore dell’8,8% alla media. In sostanza, l’innovazione digitale permette di fare il doppio del lavoro in metà tempo, offrendo maggiori opportunità commerciali anche in futuro.
Altra innovazione tecnologica è la blockchain, che sta iniziando a trovare applicazione anche nel commercio del vino, digitalizzando le transazioni e riducendo le frodi: ogni passaggio della bottiglia finisce in una sorta di registro elettronico, e affinché una successiva transizione sia validata, deve essere verificata ed accettata da tutte le parti in causa, quindi produttore e commerciante, tracciando così il “viaggio” di ogni singola bottiglia. È un modo, ancora da perfezionare, ma già piuttosto efficiente, per aiutare i consumatori a determinare la qualità, la provenienza e l’autenticità dei vini.
Tra marketing ed autenticazione, sta invece il QR Code, codice “pieno” di informazioni, usato anche come supporto alla tecnologia blockchain. In sostanza, è un codice a barre a matrice, progettato per la prima volta nel 1994 per l’industria automobilistica in Giappone, ed oggi presente in tantissime bottiglie, anche qui come garanzia di autenticità, ma non solo: è sempre più comune, infatti, usare il QR Code per rimandare il consumatore a video, storie - anche sfruttando la realtà virtuale - o persino giochi, per fidelizzare i wine lovers più giovani, i Millennials.
Meno fortuna, nella storia del vino, ha invece avuto il numero identificativo unico, quello che nell’industria del libro, al contrario, è diventato il modo per identificare ogni singola edizione. Fu fatto un tentativo con il codice a 13 cifre AVIN, quindi con l’ISWN, ma sempre senza grandi risultati, nonostante l’indubbia utilità: è praticamente l’unico sistema, infatti, per uniformare il nome di un vino ed essere sicuri di parlare esattamente della stessa azienda, denominazione ed annata. Oggi, sta avendo un certo successo il sistema di codificazione LWIN, introdotto nel 2011 dal Liv-ex, che oggi conta già 82.000 vini diversi in database.
In conclusione, il mondo sta vivendo una vera e propria rivoluzione digitale, che non può non coinvolgere e riguardare da vicino anche il vino, che ha di fronte tante opportunità di innovazione, miglioramento della comunicazione e crescente capacità di costruire partnership tra clienti, commercianti e produttori, cui offrire trasparenza e visibilità, eliminando le barriere e offrendo un’esperienza commerciale sempre più sicura. “Armi”, se così le possiamo definire, necessarie per migliorare la credibilità e la fruibilità del vino, specie quando si parla di fine wine, spesso percepito come poco accessibile dai più giovani, destinate ad allargare - rendendolo al contempo più sicuro - il mercato del vino.
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