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BILANCIO

Liv-ex: il terzo trimestre 2021 riporta il mercato dei fine wine ai massimi di sempre

Le Borse calano, i vini di pregio no: il Liv-ex 100 cresce del +3,8% sul trimestre precedente. Vola la Borgogna, bene gli scambi di Sassicaia

Settembre non ha brillato per il mercato azionario, tanto che l’indice S&P 500 ha chiuso in flessione del 4,8%, il dato peggiore da marzo 2020, quando la pandemia era appena agli inizi. Colpa di un mercato obbligazionario debole, che ha fatto crescere i tassi di interesse, alimentati dai timori inflazionistici dovuti ai tanti problemi nelle catene di approvvigionamento di beni essenziali, alimentari e non, oltre alla preoccupazione per il mercato immobiliare cinese, con il colosso Evergrande sempre sull’orlo del fallimento. Un quadro non certo entusiasmante per il gli investimenti, eppure il mercato dei fine wine è rimasto solido, tanto che a fine settembre il Liv-ex 100 e il Liv-ex 1000, i due indici che meglio di qualunque altro sono in grado di raccontare l’andamento dei prezzi dei vini di pregio scambiati sul mercato secondario, si sono messi ampiamente alle spalle le difficoltà della prima metà del 2020, quando il Covid-19 fece crollare l’economia, avvicinando livelli da record.
Settembre 2021, così, segna la chiusura di un cerchio: il record, il Liv-ex 100 (che raggruppa le 100 etichette più scambiate del momento, tra cui Barolo 2014 Bartolo Mascarello, Barolo Villero 2013 Brovia, Sperss 2013 Gaja, Barolo Riserva Monfortino 2010 Giacomo Conterno, Masseto 2014 e 2015, Ornellaia 2013 e 2015, Sassicaia 2014, 2015 e 2016, Solaia 2015 e Tignanello 2015 e 2016), lo aveva, infatti, toccato a giugno 2011, quando raggiunse i 364,69 punti, per poi precipitare sotto i colpi della fine della spinta rialzista della Cina, rimbalzando - più di un decennio dopo - a 364,44 punti, in crescita del +3,8% sul trimestre precedente. Il Liv-ex 1000, l’indice più grande, che raccoglie tutti i sotto indici, è invece cresciuto per l’ottavo mese consecutivo, chiudendo a 395,36 punti.
Tra il secondo ed il terzo trimestre del 2021 cala la quota dei vini di Bordeaux (al 42,1%), e cresce specularmente quella dei vini di Borgogna (21,2%), tanto che il numero delle etichette borgognone scambiate sul mercato è già superiore al totale del 2020. Il secondo territorio più performante tra luglio e settembre (un mese tradizionalmente segnato dalle release de La Place di Bordeaux, con vini ormai da ogni angolo del mondo, ndr) è stato lo Champagne, nonostante una quota di mercato in calo al l 7,7%, poco più della Toscana, al 7,6%, anch’essa in calo sul trimestre precedente.
Tra i sotto indici, va molto bene il Fine Wine 50, che traccia il progresso dei Premiers Crus (Lafite Rothschild, Mouton-Rothschild, Haut-Brion, Margaux e Latour), in crescita del +4% sul trimestre precedente e del +11,6% da inizio anno, con la 2018 di Lafite che sin qui è stata l’etichetta più scambiata - a valore - del 2021. Il Liv-ex 100, invece, fa ancora meglio: +5% sul trimestre precedente, +14,2% da inizio anno e +17,4% negli ultimi 12 mesi, un trend che poggia sulla solidità delle etichette di Italia, Borgogna e Champagne. Il Liv-ex 1000, l’indice che traccia in maniera più ampia il mercato dei fine wines, da Bordeaux all’Australia, come detto ha raggiunto i livelli più alti di sempre, dopo una crescita del +4% su base trimestrale, del +10,9% da inizio anno e del +12,4% su base annuale.
Il sotto indice più performante, come accennato, è stato lo Champagne 100, cresciuto del +6% tra luglio e settembre, come il Burgundy 150, quindi il Rest of the World 60 (+4%), il Bordeaux 500 (+3%), l’Italy 100 (+2%), il Bordeaux Legends 50 (+2%), il Rhone 100 (+2%). In definitiva, il terzo trimestre 2021, per il mercato dei fine wine, ha confermato il buon momento del settore, specie grazie all’impennata di settembre, seguita ad un agosto sottotono e a un luglio in cui la campagna en primeur a Bordeaux non è mai davvero decollata. Si conferma la solidità delle blue chips, con Château Lafite Rothschild, Petrus, Château Mouton-Rothschild, Château Haut-Brion e Domaine de la Romanée-Conti al top per valore tra le etichette più scambiate nel periodo, mentre a volume guidano ancora Château Lafite Rothschild, seguito da Château Pontet-Canet, Sassicaia di Tenuta San Guido, La Grande Année di Bollinger e Châteneuf-du-Pape di Domaine de la Janasse.

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