Quest’estate 7 italiani su 10 passeranno le vacanze a casa (è già partito o partirà il 28,9%, in leggera crescita sul 2015, ma dal 2008 i vacanzieri sono diminuiti di ben 11 milioni), con una durata media di poco più di una settimana (8,6 giorni), in crescita sull’anno passato. Cosa fare, allora, per chi resta in città? Secondo l’Ufficio Studi della Fipe-Federazione Italiana Pubblici Esercizi il 70% dei pubblici esercizi non chiuderà la saracinesca, specie ad agosto, con una crescita sensibile sugli anni passati (e oltre 1 milione di addetti impiegati nella stagione estiva). A restare aperti, saranno in particolare, il 67% dei bar (erano il 55,6% negli anni prima della grande crisi) e il 71,2% dei ristoranti (erano il 59,1%). Scongiurato anche il rischio di listini dei servizi turistici più “caldi”, che risultano in calo dell’1,6% sul 2015, ad eccezione della ristorazione (+1,3%). In termini di valore, il turismo estivo degli italiani vale poco più di 25 miliardi di euro a +4,8% sul 2015 in parte per l’aumento delle presenze e in parte per effetto della minore propensione degli italiani a trascorrere all’estero le vacanze estive rivolgendosi, invece, al mercato interno. Il solo mese di agosto vale 10 miliardi di euro.
Bar e ristoranti sono quindi luoghi insostituibili di questa nuova dimensione del tempo libero in città. Pochi dati che fanno capire, tuttavia, quanto siano cambiate le città, in particolare le più grandi, in questi anni. Non più luoghi deserti, o nei casi più fortunati frequentati solo da turisti, e con servizi “chiusi per ferie” ma spazi urbani da vivere da parte di quei milioni di residenti che non hanno la possibilità di andare in vacanza o, se ce l’hanno, si limita a qualche giorno.
Sul fronte occupazione, tra gli oltre 43 milioni di residenti che non faranno vacanza in questi mesi estivi ci sono le centinaia di migliaia di lavoratori (dipendenti e indipendenti), che dovranno assicurare i servizi di ristoranti, bar, stabilimenti balneari e discoteche. In estate si tocca il picco massimo dell’occupazione con un incremento di 94 mila lavoratori sulla media dell’anno determinato in parte dalla riapertura di imprese a carattere stagionale e in parte dalla più generale intensificazione dell’attività.
“Dopo sette anni torna il segno più anche per il turismo nazionale - commenta Lino Enrico Stoppani, presidente Fipe - i tempi d’oro restano purtroppo un miraggio se pensiamo che nel 2008, quando la crisi non si era ancora fatta sentire al di qua dell’oceano, la percentuale di chi sceglieva di fare una vacanza, in Italia o all’estero, tra luglio e settembre sfiorava il 50%. Da allora il turismo italiano della stagione estiva ha perso 11 milioni di viaggiatori. Confidiamo di poter proseguire nell’incrementare, seppur gradualmente, questo trend positivo, concentrando gli sforzi sull’efficienza e la qualità dei servizi: secondo i dati Fipe alloggio e ristorazione si confermano servizi fondamentali con una quota di oltre il 50% sul totale della spesa turistica”.
Se le condizioni geopolitiche giocano a favore del nostro Paese non solo in termini di attrattività verso i flussi stranieri ma anche verso quelli interni scoraggiati ad andare all’estero (la Francia è la prima meta del turismo italiano verso l’estero durante i mesi estivi), quelle di contesto economico (Brexit, crisi bancarie, aspettative di crescita al ribasso) agiscono da contrappeso negativo. Il risultato è che la propensione degli italiani a viaggiare nel periodo più vocato dell’anno (si pensi che la metà dei viaggi si fa nei tre mesi estivi con il 65% dei pernottamenti) migliora solo di qualche decimo di punto percentuale, quanto basta, tuttavia, almeno ad invertire il lungo trend di declino iniziato nel biennio 2009/2010. Nel giro di pochi anni infatti i viaggi effettuati dai residenti si sono dimezzati: dal picco massimo di 44,5 milioni del 2009 siamo scesi ai 23,5 milioni previsti per l’estate 2016, in leggera crescita rispetto ad un anno fa. L’impatto sulle presenze, anche per effetto di una significativa riduzione della permanenza media, risulta ancora più evidente. Le notti trascorse fuori casa per vacanza dai residenti sono attese a fine estate pari alla metà di quelle rilevate nella stagione 2009. Anche in questo caso, come per i viaggi, il 2016 dovrebbe chiudersi con una previsione di crescita (+3,4% sull’estate 2015), che interrompe una lunga serie negativa. Per la durata dei viaggi, invece, la permanenza media per le vacanze estive è inferiore a 9 giorni, in linea con quella registrata negli ultimi due anni ma in sensibile riduzione rispetto al quinquennio che va dal 2008 al 2013. Rispetto ad un anno fa i prezzi del turismo sono più bassi di circa due punti percentuali. Un dato che contribuisce a rafforzare il potere d’acquisto dei turisti. Il calo dei prezzi è dovuto principalmente ai trasporti (-2,8%), agli alloggi (-2,7%) e alle vacanze organizzate (-1,3%). L’aumento dei prezzi della ristorazione si attesta, invece, al +1,3%.
Focus - Coldiretti: nell’estate 2016 positiva inversione di tendenza, con gli italiani che tornano a mangiare fuori (+13% sul 2015)
Nell’estate del 2016 si registra una positiva inversione di tendenza, con gli italiani che ritornano a mangiare fuori in aumento del 13% sul 2015 per un totale del 64% che frequenterà ristoranti, trattorie, agriturismi o pizzerie anche se resta un significativo 36% che invece mangerà soprattutto a casa, propria o di parenti e amici. Emerge da un’analisi Coldiretti/Ixè per l’estate 2016, secondo la quale la convivialità a tavola diventa uno dei principali motivi di svago tanto che il 30% degli italiani ritiene che il successo della vacanza dipenda soprattutto dal buon cibo. Si evidenzia anche una crescente tendenza degli italiani ad esprimere la propria curiosità turistica a tavola sperimentando piatti locali diversi rispetto a quelli abituali. In vacanza quando mangiano fuori 3 italiani su 4 (74%) chiedono prodotti tipici del luogo in cui si trovano, ma c’è anche uno zoccolo duro del 17% che vuole la stessa cucina di casa a cui è abituato, mentre appena una minoranza del 7% si sente a suo agio con i piatti internazionali.
Un atteggiamento che, spiega la Coldiretti, premia l’agriturismo, dove si prevedono oltre 6,5 milioni di presenze durante l’estate 2016, perché garantisce un ottimo rapporto prezzo/qualità. Meno di uno italiano in vacanza su tre (29%) ha scelto però di alloggiare in alberghi o pensioni con il 33% che si è orientato verso case o appartamenti di proprietà, di parenti e amici mentre un ulteriore 25% le affitta.
Secondo l’analisi Coldiretti/Ixè, le case sono il luogo preferito dove alloggiare nelle vacanze anche se crescono scelte alternative, dal camper agli agriturismi. Il risultato è un contenimento della spesa a favore dell’alimentazione con il budget per cibi e bevande che è un terzo (32%) del budget di italiani e stranieri in vacanza estiva nel territorio nazionale destinato alla tavola per consumare pasti in ristoranti, pizzerie, trattorie o agriturismi, ma anche per acquistare prodotti enogastronomici.
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