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POLITICA EUROPEA

L’Ue colma una lacuna storica, equiparando la protezione del suolo a quella degli altri ecosistemi

Il Consiglio Europeo adotta la prima direttiva che obbliga gli Stati membri a raccogliere e comunicare dati comparabili sullo stato dei suoli europei
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Ue approva la prima direttiva per suoli sani entro il 2050 (ph: Freepik/fabrikasimf)

In un momento storico in cui la crisi climatica e l’uso insostenibile del territorio minacciano la salute del pianeta, il Consiglio dell’Unione Europea ha compiuto un passo decisivo adottando formalmente la direttiva sul monitoraggio del suolo, la prima cornice legislativa comune per valutare e proteggere i suoli europei. L’obiettivo ambizioso è quello di raggiungere suoli sani in tutta l’Unione Europea entro il 2050, riconoscendo il ruolo cruciale che essi svolgono nella sicurezza alimentare, nella qualità dell’acqua e nella tutela dell’ambiente. A comunicarlo, lo stesso Consiglio Ue, che afferma come la direttiva introduce sistemi di monitoraggio nazionali basati su una metodologia condivisa, obbligando gli Stati membri a raccogliere e comunicare dati comparabili sullo stato fisico, chimico e biologico dei suoli, sull’uso del territorio e sui siti contaminati.
Tra le misure previste, spiega il Consiglio Ue, figurano il contrasto al consumo di suolo, alla sigillatura con materiali impermeabili e alla rimozione dello strato fertile, oltre al monitoraggio di contaminanti emergenti come Pfas (sostanze perfluoroalchiliche, ovvero sostanze chimiche artificiali molto persistenti, usate in prodotti industriali e di consumo, che si accumulano nell’ambiente e possono avere effetti nocivi sulla salute), pesticidi e microplastiche. Vengono, inoltre, definiti descrittori comuni e classi di salute del suolo, con valori guida europei e soglie nazionali per orientare le azioni correttive. La Commissione Europea supporterà gli Stati membri con strumenti condivisi e scambi di buone pratiche. Con questa direttiva, l’Ue colma una lacuna normativa storica, equiparando la protezione del suolo a quella di altri ecosistemi fondamentali come l’aria e l’acqua. Il Parlamento Ue voterà a breve il testo, e gli Stati avranno tre anni per recepirlo nel diritto nazionale.
Secondo i dati disponibili, oltre il 60% dei suoli europei è in condizioni non sane e in continuo peggioramento, aggravato da pratiche agricole intensive, contaminazione e cambiamenti climatici. Eppure, i suoli rappresentano la base della vita sulla Terra: il 95% degli alimenti dipende da suoli sani, che ospitano il 25% della biodiversità globale e costituiscono il più grande serbatoio terrestre di carbonio, contribuendo in modo decisivo alla lotta contro il cambiamento climatico. Garantire la salute del suolo è, quindi, essenziale per il benessere umano, per la disponibilità di acqua pulita e cibo sano, e per la resilienza degli ecosistemi. E natura e suoli sani non sono importanti solo per la biodiversità, ma anche per la cattura delle emissioni di Co2 e la mitigazione degli effetti del cambiamento climatico. Le aree naturali, come foreste, torbiere, oceani e suoli, agiscono come pozzi di assorbimento del carbonio, immagazzinando Co2 attraverso il processo di fotosintesi. Tuttavia, molti ecosistemi europei sono oggi degradati, riducendo la loro capacità di sequestro del carbonio. In alcuni Stati membri, le foreste emettono più Co2 di quanta ne assorbano, a causa di incendi, parassiti e intensificazione della raccolta. Ripristinare queste aree naturali e renderle più resilienti è fondamentale per mantenere e potenziare la loro funzione di assorbimento, contribuendo all’obiettivo dell’Ue di neutralità climatica entro il 2050.
Per rafforzare il ruolo della natura, l’Ue ha adottato misure come il regolamento sul ripristino della natura, che impone agli Stati membri di attuare interventi efficaci su almeno il 20% delle zone terrestri e marine entro il 2030, estendendoli a tutti gli ecosistemi degradati entro il 2050. Inoltre, il regolamento Lulucf (uso del suolo, cambiamento di uso del suolo e silvicoltura), è stato aggiornato nel pacchetto europeo “Pronti per il 55%”, che punta a ridurre le emissioni di gas serra del 55% entro il 2030. Questo regolamento stabilisce obiettivi obbligatori per ogni Stato membro affinché aumentino la capacità del proprio territorio, ad esempio foreste, suoli e aree naturali di assorbire più Co2 di quanta ne emettano. L’obiettivo complessivo per tutta l’Ue è di raggiungere 310 milioni di tonnellate di Co2 equivalente assorbite entro il 2030, contribuendo, così, in modo significativo alla lotta contro il cambiamento climatico.
La strategia europea per il suolo, lanciata nel 2021 in linea con l’obiettivo “inquinamento zero”, mira a rendere tutti i suoli dell’Ue sani e più resilienti entro il 2050, riducendo l’inquinamento e promuovendo un uso sostenibile del territorio. La proposta di legge sul monitoraggio del suolo, presentata dalla Commissione nel 2023, è il primo strumento legislativo europeo dedicato esclusivamente alla salute del suolo. Dopo l’accordo generale raggiunto dal Consiglio nel giugno 2024, i negoziati con il Parlamento Europeo hanno portato a un’intesa provvisoria nell’aprile 2025, ora in attesa di conferma definitiva, spiega il Consiglio dell’Unione Europea.
“Con l’accordo raggiunto oggi abbiamo istituito il primissimo quadro dell’Ue per la valutazione e il monitoraggio dei suoli in tutta Europa. Considerando che oltre il 60% dei suoli europei non è sano e, anzi, continua a peggiorare, è giunto il momento di agire. Un suolo sano e resiliente è fondamentale per garantire alimenti sicuri e nutrienti e acqua più pulita per le generazioni future”, afferma Paulina Hennig-Kloska, Ministra polacca per il clima e l’ambiente.
La nuova direttiva rappresenta, quindi, un tassello fondamentale della strategia europea per la biodiversità e la neutralità climatica, con l’obiettivo di invertire la rotta del degrado e garantire un futuro più sostenibile per le generazioni a venire. Tuttavia, non mancano le riserve da parte di alcuni Stati membri: la Germania, pur riconoscendo che suoli sani sono essenziali per servizi ecosistemici come lo stoccaggio del carbonio, la filtrazione dell’acqua, la produzione agricola e il raffrescamento urbano, ha espresso preoccupazione per il mancato rispetto dei principi di sussidiarietà e proporzionalità, ritenendo che la normativa possa generare oneri aggiuntivi e duplicazioni strutturali. Anche la Svezia, pur accettando il testo finale nello spirito del compromesso, ha sottolineato che il quadro comune di monitoraggio potrebbe comportare costi sproporzionati rispetto ai benefici attesi, con dubbi sull’efficienza e sull’applicabilità pratica del sistema proposto, soprattutto in considerazione della limitata natura transfrontaliera della salute del suolo e della competenza nazionale in materia.

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