02-Planeta_manchette_175x100
Allegrini 2024
GLI EFFETTI DELLA GUERRA

L’Ue verso lo stop all’export dei prodotti di lusso in Russia. Colpito, marginalmente, anche il vino

Saranno fermati i beni con prezzo superiore ai 300 euro ad “unità”. A WineNews i commenti Federvini & Unione Italiana Vini
FEDERVINI, LUSSO, RUSSIA, SANZIONI, UE, UNIONE ITALIANA VINI, vino, Mondo
Stop ai vini “di lusso” Ue verso la Russia (ph: Alexander Popov da Mosca via Unsplash)

“Vieteremo l’esportazione di qualsiasi bene di lusso dell’Ue dai nostri Paesi verso la Russia, come un colpo diretto all’élite russa. Coloro che sostengono la macchina da guerra di Putin non dovrebbero più essere in grado di godere del loro sontuoso stile di vita mentre le bombe cadono su persone innocenti in Ucraina”. Parole della presidente della Commissione Ue, Ursula Von Der Leyen, affidate ad un comunicato dei giorni scorsi, che annunciavano la nuova ondata di sanzioni verso Mosca, che dovrebbero entrare in vigore nelle prossime ore. Sanzioni ampie, che si aggiungono a quelle già in essere, e che riguardano finanza, industria pesante, siderurgia e non solo. Perchè lo stop alle importazioni parlano anche di “beni di lusso” che, spiegano i documenti che si stanno discutendo in queste ore a Bruxelles, riguardano anche il vino europeo, compresi in vini Igp, lo Champagne, l’Asti Spumante, i vini in recipienti di capacità uguale o inferiore ai 2 litri, i vini varietali, ma anche le birre di malto, il sidro, il vermout e così via, passando per preparazioni alimentari, tartufo e non solo. Una situazione che, al netto delle considerazioni morali, complica un quadro già difficile per le imprese italiane che esportano in Russia, tra difficoltà logistiche per portare le merci in un Paese che, seppur al di fuori dei suoi confini, è in guerra, con una moneta, il Rublo, svalutatissima, difficoltà nelle transazioni e così via. E anche il vino italiano guarda con preoccupazione alla vicenda, seppur con tutti i distinguo del caso. Innanzitutto, da quanto apprende WineNews, uno dei punti su cui si sta discutendo, in queste ore, nella “Proposta congiunta di Regolamento del Consiglio che modifica il regolamento (UE) n. 833/2014 concernente misure restrittive in considerazione delle azioni della Russia che destabilizzano la situazione in Ucraina”, e sul quale dovrebbe arrivare l’ufficialità nella tarda serata di oggi o domattina, è che saranno colpiti dallo sto alle esportazioni i beni oltre i 300 dollari ad “item”, od unità, che nel caso del vino, che si intendano bottiglie, casse o bag-in-box, lascerebbe fuori dalla misura gran parte della produzione.
“Capiamo ovviamente la ragione politica di queste ulteriori misure, che di fatto però non fanno altro che mettere nero su bianco un blocco che in qualche modo è già nei fatti - commenta, a WineNews, il direttore Federvini, Vittorio Cino - tra trasporti difficoltosi, pagamenti in buona parte bloccati e così via. Diciamo che in generale la Russia non è un mercato di primissimo piano anche se in forte crescita, ma il discorso non vale per tutti. Per esempio, è un mercato in cui una denominazione come l’Asti è molto esposta, perchè realizza in Russia il 25% circa delle sue esportazioni, e rispetto ad altri prodotti molto esportati come il Prosecco, per esempio, è più complicato ricollocare su altri mercati. Ma ci sono anche alcune aziende che fanno numeri importanti in Russia, e chiaramente per quelle realtà, rispetto al contesto generale, il problema è avvertito in maniera più forte”. Sulla stessa linea di pensiero anche il segretario generale di Unione Italiana Vini (Uiv), Paolo Castelletti. “C’è preoccupazione perchè il mercato russo, seppur non grandissimo, non è marginale ed era in forte crescita. Diciamo che più che un problema per il vino italiano è un problema “concentrato”, per alcune aziende molto esposte, e per denominazioni come l’Asti, ma anche come il Prosecco, che fa l’8% dell’export in Russia, o i Lambrusco, che è intorno all’8%. Ma c’è anche da aggiungere che al di là sanzioni, che vegano da Mosca o da Bruxelles, ci sono anche aziende che hanno deciso di fermare gli affari con la Russia a causa della guerra. Detto questo, la preoccupazione c’è, sotto molti aspetti. Innanzitutto il problema delle esportazioni, oltre che verso la Russia e ovviamente per ragioni diverse verso l’Ucraina, rischia concretamente di allargarsi anche verso altri Paesi dell’area, come al Bielorussia, che erano comunque in crescita. Inoltre, andranno riviste tutte le attività di promozione che insistevano su quell’area del mondo, e una cosa ancora tutta da capire, che vale non solo per il vino, è come impatteranno le rinegoziazioni dei contratti alla luce di un Rublo che sta subendo una svalutazione fortissima. E, soprattutto, preoccupa il fatto che non si veda una soluzione a breve del conflitto”.
Almeno nel caso del vino, dunque, a breve-medio termine, è soprattutto il quadro generale, più che le nuove sanzioni sui beni di lusso, a preoccupare. E qualcosa di più, probabilmente, se ne saprà nei prossimi giorni. “Domani il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale ha convocato un tavolo con tutte le rappresentanze della filiera agroalimentare per fare il punto sull’impatto delle sanzioni, e per discutere di misure compensative per chi è più colpito”, spiega ancora, a WineNews, Vittorio Cino. Con il settore che, a livello imprenditoriale ed istituzionale, guarda con la massima attenzione ad una situazione che cambia ed evolve di ora in ora.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Altri articoli