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MADE IN ITALY AGROALIMENTARE: IL 5% DEGLI IMPRENDITORI E' DONNA E PARLA STRANIERO. LO DICE UN'INDAGINE DI UNIONCAMERE

Il manager perfetto per l'azienda agricola? Voglia di fare, innovativo, dinamico e soprattutto donna. E, tra le donne, un posto di tutto riguardo spetta alle extracomunitarie che, secondo uno studio di Unioncamere sono sempre più protagoniste nella gestione di aziende agroalimentari, dalla produzione alla trasformazione dei prodotti, da Nord a Sud; basti pensare che complessivamente gestiscono il 5,5% del made in Italy. Un fenomeno non isolato se rapportato al sistema economico nazionale che vede comunque in un anno crescere la presenza femminile straniera in ruoli manageriali del 13,9%.
Lo studio dell'Osservatorio dell'Imprenditoria femminile 2005 di Unioncamere, concentrato proprio sulla presenza e sul ruolo delle imprenditrici extracomunitarie, evidenzia come a fine dicembre 2005 le straniere a capo di una ditta individuale agricola, siano state l'1% contro lo 0,7% degli uomini su un totale nazionale censito di oltre 883.000 realtà.
Il trend del resto segue quello che sta avvenendo da diversi anni in agricoltura per le imprenditrici nazionali, in costante crescita (30,3% è nelle loro mani), che per gli extracomunitari dove la percentuale femminile è addirittura del 45,5% su un totale di 6.403 aziende. Quanto alle nazionalità al primo posto ci sono le svizzere (30,2%), seguite a distanza da americane (8,2%), venezuelane (7,2%), rumene (5,3%), argentine (4,7%), serbe (4,4%), tunisine (2,7%) e albanesi (2,2%).
La più alta concentrazione si trova in Friuli Venezia Giulia dove le aziende agricole in mano ad extracomunitarie sono pari al 2,1%; seguono a pari merito Toscana e Abruzzo con l'1,8% e poi Umbria (1,6%), Campania, Lazio e Lombardia (1,2%), ma anche Sicilia e Liguria (1,1%). Quanto alle province, tra tutte emerge Trieste dove le donne padrone dei campi sono addirittura l'8,9%, seguita da Gorizia (6,6%) e Milano (3,1%); fanalino di coda Vibo Valentia con lo 0,3%.
Ma lo spirito di iniziativa delle immigrate non si ferma ai campi. Su un totale di 59.740 ditte individuali operative nell'industria agroalimentare nazionale, bevande comprese, il 4,5% è nelle loro mani; percentuale complessivamente importante, anche se ancora inferiore dello 0,2% a quella dei maschi. Il primo posto come nazionalità spetta ancora alle svizzere (13,5%), seguite da cinesi (12,5%), marocchine (6,9%), rumene (6,2% ), argentine (5,7%), albanesi (4,7%), ma anche egiziane, ucraine e brasiliane (3,4%), tunisine, bulgare e nigeriane.
Le donne, dunque, si stanno facendo largo anche in questo settore, visto che sul totale degli stranieri a capo di aziende rappresentano il 30,2% (845 su 2.802); un ambito in cui però è più marcato il divario tra nord e sud. E' ancora il Friuli Venezia Giulia a figurare al primo posto di concentrazione con il 14,9% su un totale di 759 ditte individuali, seguita da Valle d'Aosta (10,7%), Trentino (9,3%), Lombardia (8,4%), Abruzzo (7,4%), Veneto (7,2%), Emilia Romagna (7%) e Piemonte (6,6%); per trovare la prima regione nel Mezzogiorno bisogna scendere al 5,4% del Molise e al 2,8% della Campania.

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