Noi riteniamo che l’agricoltura italiana possa contribuire alla competitività del sistema Italia dentro la prospettiva di una crescente integrazione europea e alla competitività dell’Unione Europa nel mercato globale: lo ha affermato il presidente Paolo Bedoni all’assemblea Nazionale della Coldiretti nel sottolineare che “queste prospettive dipendono fondamentalmente dal modo in cui affronteremo la nuova fase della Politica Agricola Comune (Pac) che si è aperta con la riforma del 2003.
L’approccio italiano alla Pac, in virtù delle straordinarie risorse del nostro territorio, può dare un significativo vantaggio competitivo all’economia italiana dentro il mercato unico. Ma la spinta italiana, insieme a quelle di altre economie agricole (specialmente di area mediterranea), può dare un altrettanto significativo vantaggio competitivo all’Europa nel mercato globale.
Va precisato: dentro regole condivise del commercio internazionale, senza alzare muri protezionistici. Ma anche senza scambiare per protezionismo la richiesta del rispetto di regole del gioco che garantiscano modelli di tutela delle specificità dei prodotti espressione del territorio e la rispondenza a principi di garanzia della salubrità del consumatore e di condanna delle forme di dumping sociale.
La proposta Coldiretti
Piano Marshall per Paesi in via di sviluppo
“Facciano i Paesi ricchi un mega piano Marshall per i paesi in cui si muore di fame anche per l’insensatezza e la spregiudicatezza delle loro devastanti politiche coloniali e come gli altri settori delle nostre economie sviluppate, l’agricoltura deve fare la sua parte”. E’ quanto ha affermato il presidente Paolo Bedoni all’assemblea Nazionale della Coldiretti nel precisare però che “è veramente singolare che l’agricoltura sia considerata la sola ed unica opzione per i Paesi sottosviluppati, tanto più che per essi è pronta - bontà loro - una strategia di neocolonizzazione economica affidata alle grandi multinazionali del biotech”.
“Questa confusione è insensata, oltre che pericolosa, e punta comodamente a fare dell’agricoltura e della Politica Agricola europea il capro espiatorio. E’ giusto chiedere che vengano meno le barriere e i protezionismi commerciali; altra cosa è pretendere che l’agricoltura europea rinunci ad essere competitiva e a svolgere un ruolo di valorizzazione delle tipicità dei prodotti e delle risorse del territorio. Bisogna tener conto di questo e di altro quando si discute, con qualche superficialità di troppo, dell’incidenza che la spesa agricola ha nel bilancio europeo.
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