“La giusta battaglia di trasparenza sull’etichettatura di origine obbligatoria dei prodotti per sostenere la competitività del made in Italy e salvaguardare l’identità territoriale è significativa nell’agroalimentare che è la seconda voce del PIL e dove più elevati sono i rischi della contraffazione e della delocalizzazione”.Lo ha affermato il presidente della Coldiretti Paolo Bedoni nel commentare le dichiarazioni di Gian Domenico Auricchio, vicepresidente di Confindustria e futuro presidente di Federalimentare, secondo il quale “la prima missione del nostro Governo in Europa, a sostegno della competitività del sistema Paese, deve essere l’approvazione di regole sull’etichettatura di origine obbligatoria”.
Un obiettivo che nell’agroalimentare - sottolinea la Coldiretti - è reso ancora più urgente dalle emergenze sanitarie che si rincorrono con la necessità di garantire la sicurezza alimentare dei cittadini attraverso la rintracciabilità delle produzioni e l’indicazione in etichetta del luogo di coltivazione o allevamento dei prodotti agricoli impiegati. Ci attendiamo che l’attuale Governo, come il precedente, sappia cogliere le opportunità e i segnali di modernità che si aprono per il made in Italy con la nuova cultura della sicurezza alimentare e - ha affermato il presidente della Coldiretti - si faccia promotore e sostenitore nell’Unione Europea delle scelte di avanguardia fatte dalla legislazione nazionale sull’obbligo di indicare l’origine degli alimenti in etichetta, a partire dai provvedimenti relativi al pollame e alla passata di pomodoro su cui è stata aperta incomprensibilmente dalla Commissione Europea una procedura d’infrazione comunitaria dopo l’entrata in vigore il 15 giugno 2006 dell’obbligo di indicare in etichetta l’origine.
Un ultimatum che va respinto al mittente, coerentemente con il percorso di trasparenza iniziato dopo la crisi mucca pazza con l'etichettatura di origine della carne bovina. Da allora, grazie alla mobilitazione della Coldiretti con la raccolta di oltre un milione di firme che ha portato all’emanazione della legge 204/04 sull’obbligo di etichettatura di tutti gli alimenti, si è moltiplicato l’elenco dei prodotti che possono contare su una carta di identità. All'obbligo di indicare varietà, qualità e provenienza nell'ortofrutta fresca - precisa la Coldiretti - si è unito l'arrivo dal primo gennaio 2004 del codice di identificazione per le uova, l'obbligo di indicare in etichetta, a partire dal primo agosto 2004, il Paese di origine in cui il miele è stato raccolto, l’etichetta di origine per il latte fresco del giugno 2005, quella introdotta il 17 ottobre 2005 per la carne di pollo e dei suoi derivati e quella della passata del 15 giugno scorso.
Ora - continua la Coldiretti - non ci sono più scuse per estendere a tutti gli alimenti l’indicazione del luogo di allevamento o coltivazione del prodotto agricolo impiegato per combattere le contraffazioni e per garantire la rintracciabilità delle produzioni, maggiori controlli e scelte di acquisto consapevoli per i consumatori di fronte alle emergenze sanitarie che si rincorrono. Molto resta infatti ancora da fare e - rileva la Coldiretti - l'etichetta resta anonima per la carne di maiale, le conserve vegetali e i succhi di frutta, ma anche per la pasta, l'extravergine di oliva con la possibilità di commercializzare olio ottenuto da miscele di origine diversa senza che questo venga indicato in etichetta.
Secondo una indagine Coldiretti-Ispo otto italiani su dieci considerano necessario che debba essere sempre indicato in etichetta il luogo di origine della componente agricola contenuta negli alimenti e ben due italiani su tre sono d'accordo sul fatto che "se il prodotto alimentare è italiano sono più sicuro da dove proviene e quindi mi fido di più".
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