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Made in Italy: con il 23% è il formaggio Pecorino la star dell’export italiano, e batte la moda. Pastori alla riscossa, sono i migliori ambasciatori d’Italia all’estero. Così la Coldiretti

A sorpresa la nuova star del Made in Italy all’estero nel 2015 è il formaggio Pecorino che fa registrare la maggiore crescita delle esportazioni italiane con un balzo delle vendite del 23% sui mercati stranieri. Emerge da una analisi della Coldiretti con i pastori alla riscossa che conquistano nel 2015 lo scettro di migliori ambasciatori del prodotto nazionale a scapito degli stilisti con le esportazioni dei prodotti tessili, dell’abbigliamento e accessori in leggera flessione (-0,8%) mentre complessivamente tutte le esportazioni italiane fanno segnare un aumento in valore del 3,5 %.
Un risultato reso possibile dalle straordinarie performance realizzate nel Stati Uniti (+28%) che sono il principale mercato di sbocco del pecorino italiano ma risultati estremamente positivi si hanno anche sul mercato europeo con una crescita del 22 % in Gran Bretagna e del 16% in Francia nonostante la storica rivalità, secondo le elaborazioni Coldiretti sui dati Istat relativi ai primi dieci mesi del 2015. Ed un successo importante - precisa la Coldiretti - si registra in Giappone con un incremento delle vendite del 9% mentre in Cina l’aumento è addirittura del 500% anche se le quantità sono ancora ridotte.
Un impatto significativo per l’Italia dove - sottolinea la Coldiretti - ci sono 6,2 milioni di pecore allevati e circa 700mila capre, che pascolano soprattutto in Sardegna dove si allevano 3,2 milioni di pecore, in Sicilia (770.000), nel Lazio (630.000) e Toscana (420.000) anche se allevamenti sono presenti lungo tutta la penisola. La produzione di latte ovino in Italia e di 400mila tonnellate (28mila quello caprino) mentre quella di formaggi di pecora è di 67mila tonnellate all’anno. Solo per il Pecorino Romano Dop - precisa la Coldiretti - la produzione è di circa 25mila tonnellate che viene esportata per il 60%. E la situazione sui mercati esteri - continua la Coldiretti - potrebbe ulteriormente migliorare se ci fosse una seria azioni di contrasto alle imitazioni presenti che tolgono spazio ai prodotti originali come negli Usa dove si producono oltre 20,5 milioni di chili di Romano e similari all’anno, che però non vengono ottenuti con latte di pecora. Il clima più positivo ha spinto comunque l’occupazione ed in Italia si stima che - continua la Coldiretti - siano circa duemila i giovani che hanno scelto di mettersi alla guida di un gregge in una scelta di vita dove a preoccupare più della crisi in questo momento sono i ritardi e le inefficienze della burocrazia e gli attacchi degli animali selvatici, dai cinghiali ai lupi, che si sono moltiplicati nelle campagne. Si tratta in gran parte di giovani che intendono dare continuità all’attività dei genitori ma ci sono anche ingressi ex novo spinti dalla voglia di trovare una occupazione alternativa a contatto con la natura.
L’aumento delle esportazioni di pecorino ha contribuito in misura importante alle performance positive dell’intero agroalimentare Made in Italy che ha raggiunto il record storico di 36 miliardi di euro nell’intero 2015 per effetto di un aumento del 7% pari esattamente al doppio di quello fatto segnare dal totale delle esportazioni italiane. La fame d’Italia all’estero si è fatta sentire - conclude la Coldiretti - con aumenti che vanno dall’11% per l’ortofrutta al 10% per l’olio di oliva dal +9% per la pasta al +6% per il vino che ha realizzato il record storico con un preconsuntivo annuale di 5,4 miliardi di fatturato realizzati oltre i confini nazionali.
“L’agroalimentare è il secondo comparto manifatturiero Made in Italy che svolge però anche un effetto traino unico sull’intera economia per l’impatto positivo di immagine sui mercati esteri dove il cibo Made in Italy è sinonimo di qualità” ha affermato il presidente Coldiretti, Roberto Moncalvo nel sottolineare che “non si è mai consumato così tanto Made in Italy alimentare nel mondo certamente per le condizioni economiche positive dovute alla ripresa internazionale e ai tassi di cambio favorevoli su mercati importanti come quello statunitense ma anche perché l’Italia ha saputo cogliere l’opportunità di Expo per raccontare al mondo il modello agroalimentare e i suoi valori unici”.

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