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MADE IN ITALY - E' GRAVE ELIMINARE L'OBBLIGO DELL'ETICHETTA D'ORIGINE SUGLI ALIMENTI. ALLARME DELLA COLDIRETTI CHE DENUNCIA I CONTENUTI DEL DISEGNO DI LEGGE COMUNITARIA 2007 PRESENTATA DALL’ESECUTIVO

E’ grave il tentativo di colpo di spugna sull’obbligo di indicare nell’etichetta la provenienza degli alimenti introdotto per garantire la competitività del Made in Italy e difendere la salute dei cittadini consumatori, dopo le recenti emergenze sanitarie come l’influenza aviaria e la mucca pazza. E’ quanto afferma la Coldiretti nel denunciare i contenuti del disegno di legge comunitaria 2007 presentata dall’Esecutivo che di fatto apre la porta alla possibilità di spacciare come Made in Italy produzioni alimentari derivati da prodotti agricoli stranieri senza alcuna informazione per i consumatori. La norma si propone di abrogare l’indicazione obbligatoria nell’etichettatura dell’origine dei prodotti alimentari come l’obbligo d scrivere sulle etichette dell’extravergine la zona di coltivazione delle olive da cui proviene, previsti dalla legge 204 del 2004 approvata con il consenso di un milione di firme alla legge di iniziativa popolare promossa dalla Coldiretti. Una iniziativa alla quale hanno aderito tra gli altri rappresentanti delle Istituzioni ai diversi livelli territoriali, le Associazioni dei Consumatori, insieme a rappresentanti del movimento ambientalista da Legambiente, a Italia Nostra, Vas (Verdi Ambiente e Società) Greenpeace, Pronatura, Comitato per il Paesaggio, Wwf, Movimento Azzurro, Lipu, Amici della Terra, Wilderness, Federparchi, Il club Papillon, il settimanale dei diritti, dei consumi e delle scelte il Salvagente. Si tratta dunque di un grave dietrofront nei confronti della volontà manifestata dalla società civile con la copertura giuridica alla possibilità di “spacciare” come Made in Italy miscugli di olio spremuto da olive spagnole, greche e tunisine o i prosciutti ottenuti da maiali allevati in Olanda e Danimarca.
Un inganno fondato sulla mancanza di trasparenza che mette a rischio la credibilità e del cibo Made in Italy all’estero ed in Italia dove peraltro dai risultati dell'“Indagine Coldiretti-Ispo sulle opinioni degli italiani sull'alimentazione” emerge che il 92 per cento degli italiani ritiene che dovrebbe essere sempre indicato in etichetta il luogo di allevamento o coltivazioni dei prodotti agricoli contenuti negli alimenti” con un aumento del 6 per cento. Si tratta di una opinione peraltro ampiamente condivisa anche in Parlamento dove - riferisce la Coldiretti - a difesa dell’etichettatura di origine degli alimenti sono state presentate mozioni al Senato e alla Camera, rispettivamente dalla maggioranza e dall’opposizione che impegnano il Governo su questo fronte. Siamo certi dunque - sottolinea la Coldiretti - che il Parlamento sarà pronto nel fermare un colpo di mano che rischia di mettere in crisi la leadership nella qualità conquistata dalla produzione alimentare italiana grazie all’impegno delle imprese e delle istituzioni. E’ evidente infatti per l’Italia la necessità di svolgere - sottolinea la Coldiretti - una funzione di avanguardia in Europa nelle politiche rivolte alla sicurezza alimentare e di accelerare con coerenza il percorso già intrapreso a livello comunitario con l’estensione a tutti i prodotti alimentari dell’obbligo (già in vigore nella Ue per carne bovina, uova, miele, ortofrutta fresca) di indicare nelle etichette l’origine della componente agricola impiegata.
L’Italia dove l’etichettatura di origine è stata prevista, grazie alla mobilitazione della Coldiretti, anche per il latte fresco, per la carne di pollo e per la passata di pomodoro non può tornare indietro ma deve continuare con decisione la battaglia in Europa per togliere dall’anonimato tutti gli alimenti: dalla carne di maiale a quella di agnello, dalle conserve vegetali ai succhi di frutta, ma anche la pasta e il latte a lunga conservazione. Una opportunità per il Paese proprio mentre in Europa cresce il consenso a favore della trasparenza dell’informazione in etichetta dopo, tra l’altro, gli accordi siglati dalla Coldiretti con la maggiore organizzazione agricola inglese (Nfu), con quella francese (Fnsea) ed americana (Nfu), per estendere a tutti gli alimenti l'obbligo di indicare la provenienza in etichetta.

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